Monopattini e bici in sharing: la ricetta di Patané e quello che manca

L'assessore alla Mobilità parla di riduzione dei veicoli: "Se ne usano pochi". Ma il vero incentivo è il bike sharing finanziato dalla pubblicità, a basso costo per l'utente

Ad aprile avevamo anticipato che il Campidoglio stava scrivendo un nuovo bando per regolamentare monopattini e biciclette in sharing e che questa sarebbe stata l’occasione per mettere ordine nel settore. Le foto che vi mostriamo oggi sono state scattate nella zona del Pantheon e non fanno onore ad una capitale.

 

L’assessore alla Mobilità, Eugenio Patané e la commissione capitolina trasporti, hanno incontrato nei giorni scorsi gli operatori e ne è venuto fuori un quadro di modifiche che scatteranno dal primo gennaio 2023. Una parte di queste modifiche le avevamo già anticipate ai nostri lettori, altre sono state spiegate da Patané.

L’assessore ritiene che il numero di monopattini e di biciclette presenti a Roma sia eccessivo. La riflessione deriva dalla quantità di noleggi contemporanei che è molto bassa a dimostrazione che la gran parte dei piccoli veicoli resta ferma sui marciapiedi e intralcia.

Grazie al sistema di monitoraggio in tempo reale dell’uso dei monopattini, Patané ha voluto dimostrare che – durante la seduta della commissione – erano in circolazione solo 268 veicoli su un parco totale di 14.500. Tutti gli altri erano fermi. Stessa cosa per le biciclette: 428 in marcia su un totale di 12.500. Ecco perché, col bando si punterà a ridurre la quantità totale dei mezzi. Sia monopattini che bici non dovrebbero essere più di 9mila, per un totale di 18mila mezzi.

Come diarioromano aveva anticipato, la seconda novità riguarderà il numero degli operatori. Oggi sono sette, più uno che opera pur senza avere tutte le autorizzazioni regolari. Dal 2023 dovrebbero scendere a tre, selezionati tra coloro che offrono garanzie di affidabilità economica e capacità tecnica.

Fin qui quanto emerso dalla commissione ma occorre aggiungere altri punti che, ad avviso del nostro giornale, vengono trascurati dal Campidoglio. In primo luogo la sosta: Parigi, Londra e molte altre capitali hanno individuato aree dedicate per lasciare i monopattini e le biciclette mentre a Roma queste non esistono e andranno trovate.

In secondo luogo il ragionamento di Patané sembra carente su un aspetto. Egli non si domanda come mai gli utilizzatori contemporanei dei mezzi muscolari in sharing siano così pochi? Perché solo 428 biciclette vengono usate su un parco di 12.500? La risposta sta tutta nel prezzo eccessivo delle corse di questi mezzi. A volte, per uno spostamento anche di pochissimi minuti e di neanche due chilometri, si arriva a spendere 4 o 5 euro. Non si tratta di tariffe che agevolano gli spostamenti frequenti ma anzi li disincentivano. Ecco perché nelle stesse città che abbiamo citato prima, accanto allo sharing gestito da operatori privati, vi è anche un altro sharing finanziato dalla cartellonistica pubblicitaria. In questo caso, la prima mezz’ora è gratis o comunque costa molto poco e ciò spinge gli utenti all’uso quotidiano.

A Roma questa rivoluzione è pronta dal 2014, grazie alla riforma voluta dalla giunta Marino, ma non viene messa in pratica per non dar fastidio alle ditte pubblicitarie attualmente operanti che fanno di tutto per mantenere il loro oligopolio. Insomma bene il bando che Patané vuole usare per rimettere ordine ma non sarà eliminando qualche migliaia di veicoli che raggiungeremo un livello accettabile di decoro e un uso frequente delle bici capace davvero di incidere sulla riduzione del traffico automobilistico.

 

 

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