Mobilità e trasporti: presentato il Pums, ma le idee dei cittadini sono in coda

 

Il primo a lamentarsi è stato l’architetto Paolo Arsena, promotore della Metrovia, il progetto che vorrebbe trasformare le attuali linee ferroviarie urbane in metropolitana. “Ma come – ha domandato – il nostro è stato il progetto più votato e non è nella lista delle prime cose da approfondire”?

In effetti, alla presentazione avvenuta ieri del Pums (il Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile) erano in tanti a storcere la bocca. Cittadini che avevano votato per le opere ritenute più importanti che invece si vedevano elencare le solite funivie. Ma allora perché si è votato? Perché sì è chiesto il parere dei cittadini se non se ne tiene conto?

La storia è questa: tra la fine del 2017 e i primi del 2018, i romani vengono chiamati esprimere il loro parere su trasporti e mobilità, il Pums appunto. Lo possono fare votando i progetti che ritengono più utili alla città o fornendo loro stessi idee innovative. I risultati della votazione arrivano il 28 febbraio ma subito si apre un giallo.

In conferenza stampa, infatti, la Sindaca, l’assessore Meleo e Enrico Stefàno presentano una graduatoria sbagliata. Dopo le proteste dei cittadini, la graduatoria viene corretta da Roma Servizi per la Mobilità che ammette il suo errore. Raccontammo la strana questione in questo articolo, convinti che una volta corretto il tiro il Piano avrebbe tenuto conto delle istanze dei romani.

 

E invece il Piano definitivo presentato ieri dalle commissioni Mobilità e Urbanistica in seduta congiunta, ha mostrato una classifica ancora una volta diversa. Sebbene la Metrovia e il prolungamento della linea C della metropolitana fossero state le proposte con il maggior consenso, la priorità è stata data alle seguenti opere:

Funivia Battistini-Casalotti
Funivia Magliana
Tram piazza Vittorio – Largo Corrado Ricci
Tram Verano – Tiburtina
Tram Togliatti
Linea Termini – Tor Vergata
Acquisto 50 nuovi tram

 

Solo per queste opere sarà avviata la richiesta di finanziamento straordinario al Ministero dei Trasporti. Tutto il resto rimandato a data da destinarsi. Metropolitane? Neanche l’ombra. E della linea C non si capisce quale sarà il destino nonostante di recente Stefàno abbia dichiarato l’utilità di portarla fino all’ospedale Sant’Andrea.

Della Metrovia? Perse le tracce nonostante sia stato il progetto più votato e preveda 6 linee di metro che corrono su binari già esistenti. L’ingegner Brinchi, responsabile del Pums, ha preferito inserire queste e altre opere in una lista da affrontare nel lungo periodo. Di fatto, se ci fate caso, sono tornate in primo piano le opere che vuole il Movimento 5Stelle, mentre quelle meno gradite sono state confinate in un cassetto, in modo che ad occuparsene sia la prossima giunta. Dunque niente prolungamento della metro A fino a Torrevecchia, niente metro B fino a Casal Monastero, niente trasformazione della Roma – Lido in metro E e ovviamente nessun accenno alla metro D.

Poiché questo piano dovrebbe vincolare le scelte infrastrutturali per i prossimi 10 anni, vorrebbe dire che Roma sarebbe condannata all’immobilismo almeno fino 2030/2035 dato che nessuna persona sensata può ritenere che due funivie e tre tram (brevi e senza collegamenti con metro pesanti) possano cambiare la mobilità della capitale.

Ma, al di là delle scelte che possono essere più o meno condivise, la domanda posta dall’architetto che ha progettato la Metrovia è più che lecita. Che motivo c’era di consultare i cittadini se tanto le decisioni erano già prese? Fingere di attuare la democrazia diretta, dogma grillino fin dagli esordi del Movimento, per poi operare le scelte nelle segrete stanze sa molto di presa in giro. Un po’ come avvenuto col referendum su Atac che – seppure avesse raggiunto il quorum – sarebbe stato ritenuto comunque consultivo e non avrebbe influenzato le scelte della Sindaca.

Dispiace che un bravo politico come Enrico Stefàno lo definisca il “piano dei cittadini, per i cittadini”. Perché così non è. I tempi per l’approvazione del Pums sono comunque lunghi. Dovrà prima passare in giunta, poi ottenere la Valutazione di Impatto Ambientale, poi guadagnarsi (se mai li otterrà) i finanziamenti dallo Stato e infine approdare in consiglio comunale. Passeranno molti mesi prima che completi il suo iter e nel frattempo c’è da sperare che venga modificato nella sostanza. Qualche funivia in meno e qualche km di metropolitana in più.

 

 

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