Metro B1: la stazione Libia è devastata dopo solo 7 anni. Reportage fotografico del prima e dopo

Il 13 giugno del 2012 era festa grande nei quartieri Libia e Conca d’Oro. Dopo sette anni di lavori si inaugurava la metro B1, gli abitanti avrebbero avuto un collegamento rapido con il centro e il sud di Roma, i commercianti avrebbero aumentato il loro giro d’affari, i marciapiedi, i giardini della zona erano stati tutti rifatti.

Nei palazzi venne distribuito un libretto a cura di Roma Metropolitane che informava i cittadini della nuova infrastruttura di trasporto, delle caratteristiche delle stazioni, della frequenza dei passaggi. Per qualche giorno sembrò  di vivere in una città normale. Pur essendo in piena consiliatura Alemanno e quindi subendo i disagi della peggior giunta del dopoguerra, quell’inaugurazione portava speranza e fiducia. Anche Roma può crescere, anche Roma può essere come le altre capitali.

L’illusione durò poco. A ottobre dello stesso anno, solo quattro mesi dopo, la stazione Libia mostrava i primi segni di degrado. MetroXRoma scriveva: “La cosa incomprensibile è il perchè queste stazioni presentino pesanti infiltrazioni. Perchè le mattonelle delle discenderie siano già zozze e piene di calcare, perché il pavimento sia già ricoperto di gomme da masticare, cicche e sporcizia. Perché i passamano delle scale mobili siano già luridi, alcuni tornelli già rotti e gli ascensori di Libia si blocchino”.

A gennaio del 2013 il Corriere lanciava l’allarme: “Infiltrazioni, soffitti aperti, pozzanghere. La metro B1 perde i pezzi (dopo 7 mesi)“. Ma quelle grida rimasero inascoltate. Atac era troppo presa a far funzionare i treni dell’intera linea B, andati in tilt dopo la nascita della diramazione verso Conca d’Oro. Il neo sindaco Marino non aveva capito quanto la gestione ordinaria fosse indispensabile, soprattutto per le nuove opere. Marino cadde dopo solo due anni e poi arrivò la Raggi, il nulla più assoluto. L’intera zona che si era rifatta il look e aveva passaggi pedonali decenti, marciapiedi senza buche e asfalto omogeneo, si uniformò presto al resto di Roma. Il Parco Don Baldoni, la parte est di Villa Chigi, smise di avere alcuna manutenzione (ce ne occuperemo nei prossimi giorni) e la stazione Libia precipitò in un degrado dal quale non si è mai più rialzata.

Le immagini che seguono parlano da sole ma suscitano tanta indignazione. Quale città lascia andare alla malora una stazione progettata da un importante studio di architettura, quale Abdr, guidato da Paolo Desideri, Michele Beccu e Maria Laura Arlotti, tra i principali esponenti dell’architettura contemporanea. La stazione Libia è citata nei libri di testo per le sue forme particolari, perché arriva nelle viscere della città (la più profonda di Roma), per le sue soluzioni originali come il pozzo luce centrale.

Alcune foto prese da Archilovers e pubblicate poche settimane prima dell’apertura. Un vero gioiello.

Il pozzo luce pieno di vetri e specchi
La bellissima sistemazione di piazza Palombara Sabina
La piazza ipogea di accesso
Uno degli ingressi e il posteriore della pensilina

Ed ora reggetevi forte. Sono passati poco più di sette anni, ma sembra trascorso un secolo. Qui nessuno ha fatto manutenzione, non c’è stata la minima opera di prevenzione e repressione dei graffiti e degli atti vandalici. Il cemento non ha mai visto un rattoppo, le vetrate non sono mai state pulite.

I materiali in gres sono saltati ovunque e adesso l’acqua si infiltra nelle intercapedini, ammalorando l’intera struttura. Non c’è stata la guerra, né una bomba. E’ solo la (a)normale gestione delle cose. a Roma!

 

 

Le scritte vandaliche non hanno risparmiato nessuna superficie.

 

Ed ora guardate il retro della pensilina che vi avevamo mostrato poco più su. Per non parlare del furgone della Schindler (ah le scale mobili di Atac che guaio!) parcheggiato nell’isola pedonale.

 

Le vetrate hanno perso ogni trasparenza perché mai pulite!

 

Questa stazione è costata 45 milioni e poteva rappresentare un’eccezione nel desolante panorama romano. E invece si è uniformata allo schifo che la circonda, perché in questa città niente si può manutenere, niente deve essere oggetto di orgoglio e di decoro.

Quando diventerà indispensabile, cioè tra poco, qualcuno proporrà un appalto per la sua ristrutturazione molto costoso. E dopo averla rimessa a nuovo in pochi anni tornerà alla devastazione. Non c’è solo lo straordinario. Occorre lavorare per l’ordinario, per la pulizia, per la cancellazione delle scritte, per le piccole riparazioni dei materiali danneggiati. E’ come se nelle nostre case, dopo aver fatto i lavori di ristrutturazione, smettessimo per sempre di passare lo straccio, di riparare la finestra guasta o di cambiare la lampadina fulminata. In poco tempo diventerebbero dei letamai. Ebbene questo semplice concetto non sembra entrare in testa a chi amministra (amministra è una parola grossa in effetti) questa città.

 

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Una risposta

  1. Non è la sola in rovina, anche le altre se la passano male: guardate com’era la metro San Paolo nel 2008 (su googlemaps) e com’è oggi. Manca la manutenzione ovunque, per tornare a essere normale Roma avrà bisogno di almeno tre anni di amministrazione straordinaria

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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