Le periferie abbandonano Raggi. Calenda deluso. Gualtieri e Michetti al ballottaggio

La sindaca fa peggio di tutti i suoi predecessori perdendo 48 punti. Calenda sceglie di non entrare in consiglio comunale. Pd e M5S verso un accordo

Ci mancava il blocco di whatsapp, Instagram e Facebook nella giornata dei risultati elettorali. Sebbene sia stato impossibile scambiare i commenti tra amici e colleghi, le idee si schiariscono presto perché i numeri parlano chiaro.

VIRGINIA RAGGI. La Raggi viene punita per la sua pessima sindacatura, facendo peggio di Gianni Alemanno che con lei si contende il titolo di peggior amministratore di Roma. Nel 2008 Alemanno vinse col 53,66% e cinque anni dopo gli fu dato il benservito col 36%, perdendo 17 punti percentuali.
Virginia riuscì nel 2016 ad ottenere uno dei più forti risultati della storia della Roma repubblicana, con un clamoroso 67,2% mentre ieri si è arenata su un 19 scarso, lasciando sul campo ben 48 punti. Mai un Sindaco era stato così severamente punito dopo solo una consiliatura. Un risultato che resterà nei libri di storia.

I motivi della sconfitta (annunciata) della Raggi sono noti a tutti e non è necessario ora ricordarli. Una riflessione invece va fatta sulla geografia del voto, con i Municipi più popolari che hanno voltato la faccia al Movimento. Nel VI, la roccaforte 5Stelle, dove si concentrava il voto di protesta che confluiva diretto sui grillini, ha votato solo il 42% degli aventi diritto.

Di fatto il voto di protesta che prima veniva canalizzato sui 5Stelle ora è rimasto orfano. Qualcuno ha scelto Michetti, ma la gran parte ha preferito astenersi. Raggi non va più bene, i grillini hanno tradito il sogno di essere parte del popolo. Per cui si preferisce restare a casa.

Anche la lista grillina che ora si chiama Movimento 5Stelle 2050 (mah!) raggiunge a malapena l’11% come un partito medio qualsiasi, dopo aver stravinto comunali e nazionali negli ultimi sei anni. Torino, l’altra grande città amministrata da una Sindaca pentastellata, fa lo stesso: dà uno schiaffo alla nuova candidata relegandola a fondo classifica.

Il perfido tweet, poi cancellato, di Fratelli d’Italia con un ironico “ciao Virgì”,  ha rappresentato quello che la politica pensa e non ha il coraggio di dire e quello che i romani hanno espresso con chiarezza.

 

CARLO CALENDA. Se Virginia bene o male si aspettava il benservito, più dura è stata la delusione di Carlo Calenda che si è piazzato terzo per pochissimi voti ma sperava di scalzare Gualtieri al ballottaggio. Ha un buon pacchetto di consensi che sfiora il 19%, poco più della Raggi, e può essere decisivo tra Gualtieri e Michetti. I consensi che ha guadagnato sono l’esatto opposto di quelli della Sindaca uscente: a lui hanno dato un voto di proposta, a lei ancora quello di protesta (anche se in maniera limitata). Nessuna sorpresa se al II Municipio ha sfiorato il 33 per cento e al I il 28 mentre al VI a malapena arriva al 9. 

 

Calenda sarebbe stato il sindaco espresso dalle classi dirigenti, dalle famiglie borghesi, ma troppo distante culturalmente dal popolo. Eppure lui rifiuta l’etichetta di centrista o di moderato e per ora non lascia intendere chi appoggerà al ballottaggio (ammesso che farà una scelta). Intanto ha fatto sapere di voler conservare l’incarico di parlamentare europeo e di rinunciare a quello di consigliere comunale.

ENRICO MICHETTI. Il segno tipico del centro-destra romano riguarda la bassa qualità dei suoi candidati. C’è uno zoccolo duro che vota a destra a prescindere dal nome. Se pure fosse stato indicato il Gabibbo, probabilmente avrebbe preso lo stesso il 30%. Ma Michetti non ha sfondato e nessuno dei nomi che circolarono nei mesi scorsi avrebbe fatto meglio. 

Il Generale dei Carabinieri Giovanni Nistri, che a un certo punto sembrava in pole position, poi l’ex Capo di Stato Maggiore, Claudio Graziano. Alla fine si decise di abbandonare le stellette e i galloni (già troppo presenti con il “vaccinatore” Figliuolo) e di passare ad un avvocato, un esponente della società civile, un signor nessuno come lo stesso Michetti si è definito sui cartelloni pubblicitari.

 

Ha parlato poco e quel poco che ha detto era spesso sconclusionato. Pure ieri sera, dopo aver appreso il risultato del voto, Michetti ha ricordato che i cittadini romani attendono gli esiti del condono edilizio da 36 anni, segno che la città è immobile. E’ pur vero che il condono è fermo da decenni, ma forse uno sguardo a lungo termine sarebbe stato apprezzato di più. Quella del centro-destra appare una politica dal piccolo cabotaggio, senza un’idea vera di capitale e di futuro.

La sua partita comincia adesso e si spera che nella conferenza stampa che terrà oggi a mezzogiorno assieme a Giorgia Meloni riesca a dare un segno di politica vera.

ROBERTO GUALTIERI. Infine l’incolore candidato di centro-sinistra si piazza discretamente con un 27% dei consensi ma resta macchiato da un peccato originale che non riesce a scrollarsi di dosso: il suo Pd, quello che lo ha creato politicamente, è più o meno lo stesso partito che cacciò Marino senza neanche un dibattito pubblico. 

Inoltre Gualtieri non fa volutamente chiarezza sul suo rapporto con i 5Stelle. A livello nazionale i due partiti  si comportano come fidanzatini, a livello regionale Zingaretti si regge sui voti grillini. E’ ovvio e scontato che al ballottaggio vadano a braccetto. Ma le affermazioni della Raggi che ieri sera ha ribadito che “non appoggerà nessuno” e dello stesso Gualtieri che assicura di non voler fare “apparentamenti” sono vere quanto una banconota da sei euro. Sarebbe stato più corretto fin da subito spiegare agli elettori che anche in Campidoglio Pd e 5Stelle collaboreranno se non nella giunta, sicuramente in assemblea capitolina.

 

Gualtieri, secondo le previsioni di molti, sarà il prossimo Sindaco di Roma. La partita con Michetti è aperta ma le possibilità di battere il centro-destra sono molte. Dovrà giocarsela mostrando prima ancora del ballottaggio una bella squadra di assessori e dirigenti, uomini e donne che dovranno compensare la sua scarsa conoscenza dei problemi. Se invece dovesse scegliere figure di secondo piano, la capitale sarebbe destinata ad altri anni di amministrazione inconsistente.

Infine due curiosità sui candidati minori. Il più votato (sfiora l’1%) è Luca Teodori, del Movimento 3V, che chiede chiarezza sulla politica vaccinale. Il meno votato è Carlo Priolo, della lista “Figli d’Italia Bambini del mondo”, che prende solo 132 voti!

Nella notte, un violento temporale si è abbattuto su molti quartieri della capitale. Gli allagamenti delle strade e delle fermate della metro sono l’ultimo lascito dell’amministrazione Raggi. Riusciranno Gualtieri o Michetti a cambiare il corso delle cose?

 

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