Le ciclabili (leggere) stanno cambiando mobilità e volto delle città

La ciclabile leggera sta diventando lo standard in tutta Europa. Nel maggio del 2015 provammo a proporne una all’allora Sindaco Marino (chi ci accusa di prendercela solo con la Raggi, potrà notare il tono niente affatto amichevole che diarioromano usava nei confronti di Marino). La chiamammo MACRO-MAXXI perché avrebbe riguardato una gran parte del Lungotevere di sinistra (lato centro storico) da Ponte Testaccio fino a Ponte Duca d’Aosta.

Una ciclabile leggera altro non è che uno spazio di circa 2,5 metri ricavato sulla strada spostando le auto in sosta verso il centro della carreggiata. In questo modo si crea una corsia riservata alle biciclette tra le auto in sosta e il marciapiede (rendering qui sotto).

Che la nostra idea non fosse così bislacca è dimostrato da quello che sta accadendo in molte città europee, tra le quali Barcellona. La capitale catalana, in tre anni, ha rivoluzionato la mobilità cittadina grazie ad una rete di piste ciclabili senza precedenti. E molte di queste sono state realizzate col metodo della ciclabile leggera.

Nel 2013, il Piano della Mobilità Urbana di Barcellona si era posto l’obiettivo di portare la bicicletta al 2,5 per cento di tutti gli spostamenti, riducendo nel contempo l’uso dell’automobile del 21%. L’obiettivo è stato pienamente raggiunto e già dai primi mesi del 2018 il 95% degli abitanti ha a disposizione una pista ciclabile entro 300 metri dalla propria abitazione.

In tre anni la rete di ciclabili è salita da 116 km a 300, con un investimento tutto sommato contenuto (32 milioni). La città può godere di un capillare sistema di bike sharing con seimila bici e 420 stazioni, oltre ad alcuni operatori a flusso libero.

Guardate allora, nelle foto che seguono, l’eccellenza della realizzazione e la praticità dello schema. Cominciamo da un esempio di ciclabile leggera. Le auto in sosta spostate di 3 metri verso il centro della carreggiata e il risultato è una pista comoda e protetta. Costi estremamente bassi!

L’enorme vantaggio di questa realizzazione è che la carreggiata ridotta impedisce la sosta selvaggia in doppia fila. Proseguiamo con altre tipologie di piste. Nella foto che segue, lo spartitraffico centrale è stato trasformato in pista (a Roma per esempio si potrebbe fare sulla Togliatti).

 

A dimostrazione che i soldi non sono stati gettati, in diversi punti nevralgici sono stati installati dei “conta-bici”: apparecchi che contano quante biciclette sono transitate su quella pista dalla mezzanotte, ogni ora o dall’inizio dell’anno. Nell’esempio qui sotto, 1585 bici dalla mezzanotte (erano le 11 del mattino) e 200 mila dal 1 gennaio 2018.

 

Laddove non si può garantire un attraversamento protetto, l’asfalto viene dipinto di un colore molto marcato in modo da evidenziare agli automobilisti l’obbligo di rallentare.

 

Menzione a parte merita il lungo mare (tenuto in maniera impeccabile). Per diversi km, le biciclette hanno un percorso protetto da bellissime piante. Un sogno!

 

Secondo Generator Hostels, che ha intervistato migliaia di europei, Barcellona è oggi la quarta città più bike-friendly del vecchio continente, dopo Copenaghen, Berlino e Stoccolma. Solo 10 anni fa, la capitale catalana non era neanche in classifica. La vera rivoluzione è arrivata grazie alle ciclabili leggere.

Sulla stessa linea si sta muovendo Parigi. Anzi i francesi, sempre ambiziosi, vorrebbero portare la loro capitale ai vertici mondiali della ciclabilità. Per farlo hanno progettato il cosiddetto REVe, un gioco sulla parola sogno (réve), che in realtà è la sigla del Réseau Express Vélo, cioè rete ciclabile veloce. Si tratta di assi di trasporto in bici da nord a sud e da est a ovest, tutti a doppio senso, comodi e protetti.

Per legare gli assi, le strade secondarie saranno dotate di piste (in gran parte leggere). Entro il 2020, l’obiettivo dell’Hotel de Ville è raddoppiare i km di ciclabili, con un investimento importante: 150 milioni di euro.

Nella planimetria qui sotto potete vedere lo schema capillare che coprirà tutti i quartieri della città. Le linee tratteggiate in verde sono piste progettate o in fase di realizzazione. Quelle di colore violetto sono invece gli assi del REVe. (cliccare sulla foto per gli ingrandimenti).

 

Inoltre per evitare la sosta selvaggia delle bici a flusso libero, sono in corso di realizzazione 10 mila nuovi parcheggi diffusi capillarmente ai principali incroci stradali. Il Comune stanzierà 10 milioni per gli incentivi all’acquisto di bici elettriche o moto elettriche e per la realizzazione di locali sicuri nei condomini dove alloggiare le due ruote.

Un ottimo esempio ve lo mostriamo qui sotto. Boulevard Voltaire, una strada importante spesso ostacolata dalla doppia fila. E’ stata realizzata una ciclabile leggera per ogni senso di marcia. E il risultato è pratico ed elegante. L’arredo urbano, infatti, ha integrato nelle piste, i marciapiedi sollevati per ospitare le fermate dei bus (i salvagente) e gli attraversamenti pedonali.

 

Come si può vedere, la carreggiata centrale ad una sola corsia per senso di marcia impedisce adesso la doppia fila, rendendo più fluido il traffico.

Fare il paragone con Roma è impossibile anche se quello delle ciclabili è forse l’unico segnale che arriva dall’attuale amministrazione grazie al lavoro di Enrico Stefàno. L’impegno di Barcellona e Parigi dimostra però la necessità di uno studio e un dipartimento dedicato alla ciclabilità. Non si tratta solo di denaro (30 o 40 milioni si trovano anche a Roma senza troppo sforzo), ma soprattutto di capacità di programmazione e progettazione.

 

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Se la sosta in doppia fila è tollerata perfino davanti al comando del Primo Gruppo della Polizia Locale, che speranza c’è che venga repressa in tutto il resto della città?
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