La Regione Lazio ferma, per ora, la cancellazione del cinema Metropolitan

L'accordo di programma sul Metropolitan approvato dall'amm.ne Raggi non piace alla Regione: manca l'interesse pubblico e quindi si chiede una revisione del progetto

La notizia l’ha data solo La Repubblica, ma appare inequivocabile: la Regione Lazio, in particolare l’assessorato all’Urbanistica, non è disponibile ad approvare l’accordo di programma sull’ex-cinema Metropolitan approvato dal Campidoglio e chiede una revisione del progetto.

 

Si tratta, come molti sapranno, del progetto di riconversione dell’ex-cinema Metropolitan di via del Corso in un grande spazio commerciale, lasciando solo una minuscola saletta cinematografica. Dopo un lungo periodo di decantazione, tale progetto era stato infine approvato dalla giunta Raggi e dall’Assemblea Capitolina nel luglio del 2019, quando noi parlammo di vera e propria “porcata”.

Invitiamo caldamente a rileggere quel post per rendersi conto di quanto il termine fosse appropriato. Non solo infatti il M5S ha fatto su quel progetto una conversione a 180°, avendolo avversato fermamente quando era all’opposizione ed ora approvandolo con entusiasmo, non solo i vari protagonisti si sono espressi con dichiarazioni risibili e contraddittorie, ma soprattutto perché non si è voluto tener conto di un gravissimo sospetto sull’operazione avanzato dalla consigliera del M5S Monica Montella:

Chiedo ai consiglieri competenti per materia di commissione che la delibera venga ritirata per opportunità politica visto la poca trasparenza sulle società indirette proprietarie e il probabile (da verificare) aggancio indiretto a Parnasi.

 

Su una vicenda del genere i grillini della prima ora ed i Marco Travaglio di turno avrebbero costruito un caso nazionale, paventando manette e arance a destra e a manca. L’attuale M5S romano e Virginia Raggi non hanno invece fatto una piega e si sono acconciati ad assecondare gli interessi del privato di turno provando, maldestramente, ad infiocchettare con un presunto interesse pubblico un’operazione che ha solo un enorme interesse privato.

 

Per una cronistoria della vicenda del Metropolitan rimandiamo all’ultimo articolo che abbiamo scritto sul tema a metà marzo scorso, in occasione del sollecito che il Comune di Roma ha mandato alla Regione Lazio perché portasse avanti la pratica.

Dopo l’approvazione in Assemblea Capitolina infatti, l’accordo di programma deve essere perfezionato anche in Regione in quanto va in deroga al piano regolatore.

 

Stando a quanto ha scritto qualche giorno fa la Repubblica, la Regione Lazio non avrebbe intenzione di dare il definitivo via libera all’accordo di programma per due motivi: perché la creazione di uno spazio commerciale non può essere l’unica motivazione per l’interesse pubblico e perché gli oneri che il privato deve pagare per la conversione non verranno spesi in zona, bensì utilizzati per ristrutturare due vecchi cinema abbandonati.

 

La prima motivazione appare quella più ragionevole: come può essere fatto passare per interesse pubblico la sparizione dell’ultimo grande cinema di via del Corso per farne l’ennesimo locale commerciale su una strada che ha già una concentrazione record di negozi di tutte le dimensioni?

Preveniamo qui per l’ennesima volta l’obiezione che il cinema era ormai morto perché non andava più. Nulla di più falso!

Quando infatti nel 2010 la società proprietaria dello stabile decise di chiudere il contratto con l’allora gestore della sala, il cinema funzionava bene, essendosi anche specializzato nella riproduzione di film in lingua originale. Chiuso il cinema, si aspettò qualche anno di abbandono, creando degrado, e quindi si pose il degrado dello stabile come motivazione per cambiarne la destinazione d’uso.

Nulla quaestio sulla possibilità di procedere con tale cambio, essendo previsto dalla normativa, ma è la stessa normativa a prevedere di lasciare un 50% di superficie a destinazione culturale, mentre il progetto della proprietà contempla solo uno striminzito 14%, ossia una saletta da 99 posti che fungerebbe solo da foglia di fico per un’operazione speculativa in cui l’interesse pubblico è del tutto assente.

 

Praticamente l’amministrazione Raggi ha dato il via libera ad un’operazione identica a quella che nel 2011 portò alla cancellazione del cinema Etoile di piazza in Lucina. Così il solitamente ben informato Dagospia descrisse al tempo l’operazione Etoile (grassetti nostri):

1- LA CONQUISTA DEL CINEMA ETOILE, IN UNA CENTRALISSIMA PIAZZA ROMANA, DA PARTE DEL COLOSSO DELLA MODA FRANCESE LVMH DI BERNARD ARNAULT PER TRASFORMARLO IN UN GRANDE MAGAZZINO DIMOSTRA ANCOR UNA VOLTA CHE ROMA E’ UNA CITTÀ PORTATA ALLA PENETRAZIONE ANALE DA PARTE DI CHIUNQUE ATTERRI A FIUMICINO

2- PERCHÉ L’OSTACOLO MAGGIORE ALL’OPERAZIONE ETOILE PORTA IL NOME DI “CAMBIO DI DESTINAZIONE”: COME HA FATTO ARNAULT A CONVINCERE IL CAMPIDOGLIO A CAMBIARE LA LICENZA DA CINEMA A GRANDE MAGAZZINO? CON I SOLITI “INGHIPPI” DE’ NOANTRI: DALLA RIPAVIMENTAZIONE DEL TRIDENTE A BORSE DI STUDIO PER CINECITTA’, PIU’ UNA SERIE DI “TROVATE”, MOLTO PROSSIME ALLE STRONZATE: ECCO UNA SALETTA CINEMATOGRAFICA (CON POLTRONE D’ORO!) PER CHISSÀ QUALI DOCUMENTARI IN GLORIA DELLA GRIFFE, PIÙ VARI IPOTETICI E ANCHE RIDICOLI RIFERIMENTI AL CINEMA A COLPI DI BAULI –

3- AMORALE: ARNAULT HA ‘INCASSATO’ UN GRANDE VALORE IMMOBILIARE ALLA FACCIA DI ROMA

 

Ebbene una tale colorita descrizione si può adattare benissimo all’operazione Metropolitan orchestrata da Virginia Raggi, con gli “inghippi de’ noantri” che questa volto sono le ristrutturazioni di due cinema abbandonati, ossia si cancella un cinema che funzionava per rimetterne a posto due che non si sa chi poi dovrebbe far funzionare. Inoltre o i cinema non vanno, e allora perché buttare milioni di euro per riaprirne due che poi richiuderanno, oppure c’è modo di farli funzionare e allora perché cancellare l’ultima storica sala di via del Corso?

 

Un’ultima ennesima contraddizione la sindaca Raggi la dimostra andando a visitare il cantiere del cinema Troisi, quello che i ragazzi del Cinema America hanno ottenuto in concessione dal Comune, tramite bando, e, avendolo trovato fuori norma sotto ogni punto di vista, l’hanno rifatto da cima a fondo.

 

\

 

Perché per Virginia Raggi il Troisi è un “gioiello abbandonato” che sta per essere restituito alla città, mentre la stessa Raggi & Co. stanno facendo carte false per cancellare definitivamente il cinema Metropolitan?

 

A metà marzo scrivemmo:

La nostra speranza è che la Regione Lazio di Nicola Zingaretti riconosca l’inopportunità di cancellare l’ultimo grande cinema di via del Corso e restituisca al mittente, ossia il Comune di Roma, il progetto della proprietà chiedendo che esso venga ricondotto entro le normali regole che prevedono una riconversione massima del 50%.

Anche in questo modo una fetta consistente dell’offerta culturale della zona sarà probabilmente persa per sempre, ma almeno si potrà dire di aver mantenuto un compromesso onorevole tra l’interesse pubblico e le legittime aspirazioni dell’imprenditore privato.

 

Apparentemente sembra che qualcuno in Regione Lazio si sia reso conto del grave errore fatto con l’accordo di programma approvato dall’amministrazione Raggi e voglia ridiscuterlo.

Speriamo davvero che le cose stiano così e che l’iniziativa della Regione convinca la proprietà a rivedere il progetto mantenendo un decente presidio culturale nello stabile a suo tempo acquistato.

 

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9 risposte

  1. Mi permetto di manifestare forti perplessità sul fatto che il Cinema Metropolitan possa “funzionare”. Non conosco le cifre pre-2010, ma certamente per aprire oggi un cinema come il Metropolitan, nel punto in cui è il Metropolitan, servirebbe un business plan con i controfiocchi… 10 anni fa si viveva in un mondo “diverso”, la diffusione della rete era scarsa, non esistevano Netflix, Prime Video e tutte le piattaforme di straeming che oggi quasi monopolizzano il mercato della fruizione cinematografica.

  2. Peccato che la ricostruzione fatta dall’articolo abbia omesso una serie di piccoli particolari. Basterebbe verificare che la Regione Lazio, che oggi con un silenzio assordante sta smentendo se stessa, ha già dato a suo tempo il suo parere positivo in conferenza dei servizi e che l’immobilismo che sta manifestando è la cartina di tornasole che l’arroganza del potere politico, prima si nasconde dietro la burocrazia e poi quando anche quest’ultima carta non riesce a bloccare un progetto che ha avuto decine di pareri e autorizzazioni gioca la sua carta migliore “il muro di gomma”.

    1. Potrebbe essere che qualcuno in Regione Lazio si sia reso conto che la percentuale lasciata per la saletta-foglia di fico residua fosse davvero ridicola e voglia rivederla riportandola più vicina al 50% canonico.
      D’altronde anche il M5S ha fatto un’inversione a 180°, rispetto alle posizioni che aveva quand’era all’opposizione, ma nessuno appare scandalizzarsi di questo. E ciò nonostante una ex-consigliera del M5S in Assemblea Capitolina abbia avanzato pesantissimi dubbi sull’operazione. Ma si sa che per il M5S le norme e la legalità sono come la plastilina: plasmabili al 100%.

      1. Peccato che nessuno stia manifestando queste perplessità che seppur legittime sarebbero quantomeno tardive. La risposta della Regione è il silenzio. Il risultato è che invece della saletta “foglia di fico” (che probabilmente sarebbe sold out tutte le sere) le saracinesche sono giù da oltre 10 anni.
        Tentare di giustificare che dietro questo immobilismo ci sia una motivazione “culturale”, come se la cultura fosse garantita da una percentuale, è ridicolo se non addirittura offensivo. Qualcuno ha deciso che questa operazione non deve andare in porto e preferisce che nelle sale del Metropolitan scorrazzino i topi e le blatte pur di affermare il proprio potere. Il risultato è davanti agli occhi di tutti in una delle vie più importanti di Roma che costituiscono una vetrina per la città e per l’Italia in tutti il mondo, dove aprire una attività è il sogno di decine di imprenditori, ma nessuno di questi ha mai manifestato l’intenzione di aprire un’altra multisala, ci sono 50 metri di degrado. E non vorrei aggiungere ulteriori considerazioni sulle opportunità lavorative che si stanno gettando alle ortiche in questo particolare momento storico. Ma se va bene così evviva l’Italia. Anzi no questa non è l’Italia che voglio.

        1. Sì come no, saletta sold out come quella lasciata a piazza S. Lorenzo in Lucina nell’ex-cinema Etoile. Senza contare che il Comune potrebbe utilizzare gratuitamente la saletta per 4 mesi l’anno.
          Se non vogliamo prenderci in giro, il progetto attuale cancella nei fatti il cinema, pari pari a quanto già fatto con l’Etoile.
          La percentuale lasciata a destinazione culturale è fondamentale perché col 13% attuale il cinema semplicemente sparisce per far spazio all’ennesimo spazio commerciale, su una strada dove anche i portoni sono stati trasformati in negozi; una percentuale più vicina al 50% previsto dalle norme ordinarie permetterebbe invece di salvare l’ultimo cinema di via del Corso che potrebbe così operare.
          I 50 metri di degrado da 11 anni sono responsabilità della proprietà che evidentemente ha esagerato nella destinazione commerciale. Tanto per dire, se fossero andati per il 50% non avrebbero avuto bisogno di alcuna autorizzazione ulteriore.
          Ma soprattutto, dove sarebbe l’interesse pubblico in un’operazione del genere?

  3. Non conosco la storia del cinema Etoile ma evidentemente se non si riesce a riempire neanche quella “saletta” significa che l’era delle sale cinematografiche stile Adriano in pieno centro storico non reggono più.
    Rimane il fatto che la questione del 50% non la sta sollevando la Regione ma è una Sua speculazione. La Regione dopo aver chiesto decine di pareri e aver messo solo paletti di ogni genere non risponde e non decide. Pilato in confronto è un principiante. Dove è l’interesse pubblico? Forse qualche decina di posti di lavoro potrebbero esserlo? Ma no è meglio lasciare tutto così. Evviva la Vostra Roma migliore.

    1. Ah non la conosce? E allora le manca un elemento fondamentale per giudicare l’operazione Metropolitan, visto che è la replica di quell’altra. Dia un’occhiata alle nostre pagine oppure può affidarsi alla colorita ma efficace descrizione del sempre molto informato Dagospia:
      https://www.dagospia.com/rubrica-5/cafonal/1-conquista-cinema-etoile-centralissima-piazza-romana-34991.htm

      Non è che la saletta dell’ex-Etoile non si riesca a riempire, è che non è proprio considerata come sala cinematografica, non avendo alcun interesse Louis Vuitton a gestirla.
      E questo è esattamente quello che è previsto dall’attuale progetto di riconversione del Metropolitan.
      Infine no, qualche decina di posti di lavoro nell’ennesimo grande magazzino di via del Corso non sono interesse pubblico. Suvvia, proviamo a volare un filino più in alto in questa disgraziata città, no?

  4. Giusto per finirla quí perché ognuno come è giusto che sia rimarrà delle proprie opinioni
    Le ricordo che per le seguenti sale cinematografiche non è stata fatta simile battaglia ideologica da nessuna istituzione pubblica (almeno per quanto ne so) ed alcune di esse sono state trasformate senza battere ciglio in sale Bingo se non in negozi di divani. Altre versano in uno stato di totale abbandono come il Metropolitan.
    1 – Academy Hall, via Stamira-Nomentano
    2 – Airone, via Lidia-Appio Latino
    3 – America, via Natale del Grande-Trastevere
    4 – Apollo, via dei Galla e Sidama-viale Libia
    5 – Archimede, via Archimede-Parioli
    6 – Astor, via Baldo degli Ubaldi-Aurelio
    7 – Astra, viale Jonio-Montesacro
    8 – Aureo, via delle Vigne Nuove-Montesacro
    9 – Augustus, corso Vittorio Emanuele II-Centro storico
    10 – Avorio, via Macerata-Pigneto
    11 – Belsito, piazza Medaglie D’Oro-Trionfale
    12 – Capitol, via Giuseppe Sacconi-Villaggio Olimpico
    13 – Capranichetta, piazza Montecitorio-Centro storico
    14 – Cinestar Cassia, via Vibio Marino-Cassia
    15 – Cinestar-Nuovo star, via Michele Amari-Appio
    16 – Delle Arti, via Sicilia-Centro storico
    17 – Diamante, via Prenestina-Prenestino
    18 – Embassy, via Stoppani-Parioli
    19 – Empire, via Regina Margherita-Castro Pretorio
    20 – Excelsior, via Beata Vergine del Carmelo-Cristoforo Colombo
    21 – Gioiello, via Nomentana-Porta Pia
    22 – Gregory, via Gregorio VII- Aurelio
    23 – Holiday, largo Benedetto Marcello-Salario
    24 – Horus, piazza Sempione-Montesacro
    25 – Impero, via Acqua Bullicante-Prenestino
    26 – Metropolitan, via del Corso-Centro storico
    27 – Missouri, via Ercole Bombelli-Portuense
    28 – New York, via delle Cave-Tuscolano
    29 – Palazzo, piazza dei Sanniti-San Lorenzo
    30 – Paris, via Magna Grecia-Appio
    31 – Piccolo Apollo, via Conte Verde-Termini
    32 – Preneste, via Alberto Da Giussano-Prenestino
    33 – Puccini, via Baldassarre Orero- Casalbertone
    34 – Quirinale, via Nazionale-Centro storico
    35 – Quirinetta, via Marco Minghetti-Centro
    36 – Rialto, via IV Novembre-Centro storico
    37 – Ritz, viale Somalia-Africano
    38 – Rivoli, via Lombardia-Centro storico
    39 – Roma, piazza Sonnino-Trastevere
    40 – Sala Troisi, via Induno-Trastevere
    41 – Tristar, via Grotte di Gregna-Collatina
    42 – Uisse, via Tiburtina-Tiburtina.

    Ognuno può pensarla come crede, il risultato è che purtroppo la situazione è quella che è.
    Purtroppo ci vantiamo di vivere in uno stato che ha inventato il Diritto, ma c’è chi se ne fa beffe senza giusta causa. Se l’operazione Metropolitan era illegittima (e nessuno lo ha mai dimostrato) bisognava dirlo qualche anno fa. Ora è pura demagogia. Con rispetto e cordialità per me la discussione si concluderà quì. Buon lavoro.

    1. Grazie e d’accordo di finirla qui, rimanendo legittimamente ognuno della propria opinione, con una sola precisazione: mai considerata l’operazione Metropolitan illegittima, visto che è prevista dalla normativa vigente. Per chi scrive essa è semplicemente inopportuna e priva del necessario interesse pubblico, ragion per cui dovrebbe essere respinta da una politica che abbia a cuore Roma e i suoi cittadini.
      Buon lavoro anche a lei.

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