La città delle libertà, al volante delle microcar

Che a Roma il Codice della Strada sia una normativa “suggerita” non è una novità per nessuno. È infatti esperienza di tutti il vedere come le strisce pedonali siano un posto come un altro dove i pedoni possono attaversare, tanto non fa molta differenza, come la sosta dei veicoli risponde più al principio del riempire ogni singolo spazio disponibile che a quello della segnaletica, come i limiti di velocità siano scelti di volta in volta dal singolo automobilista, sulla base delle sue urgenze e della potenza della sua auto, e potremmo continuare con infiniti esempi.

 

Nell’ambito di un tale disastro, di cui sono complici primari i vigili e tutte le forze di polizia che pare abbiano derubricato a piccoli fastidi tutte le violazioni al CdS diverse dalla sosta vietata, vogliamo oggi occuparci di un aspetto particolare che pare caratteristico di Roma e che dovrebbe preoccupare particolarmente, ossia le modalità di guida dei minorenni al volante delle microcar. Queste sono delle automobili di dimensioni ridotte con motorizzazioni tali da poter essere guidate dai quattordicenni con il patentito dei ciclomotri. Si tratta di veicoli di un certo costo che quindi non sono alla portata di tutti ma che consentono ad un quattordicenne di iniziare precocemente la sua carriera da automobilista.

Ci occupiamo di questo tema grazie ad un contributo che abbiamo ricevuto, che riportiamo di seguito e a cui faremo seguire qualche considerazione.

 

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L’altra sera stavo percorrendo in auto via del Corso all’altezza di palazzo Chigi quando noto allo specchietto una microcar che cercava di sorpassarmi invadendo la corsia opposta. Arrivata a largo Chigi la microcar mi affianca e posso apprezzarne la linea ed il colore aggressivi (molto sportiva, nero opaca). Proseguiamo su via del Tritone e la microcar si sposta a sinistra invadendo la corsia preferenziale in senso opposto e superando diversi veicoli. Passiamo l’incrocio con via del Traforo, dove c’erano due vigilesse ma rivolte dall’altra parte (sempre così!?!), e finiamo per accodarci tutti prima del semaforo con piazza Barberini. Riesco ad infilarmi di fianco alla microcar, guardo all’interno e vedo una giovinetta col cellulare in mano; mi sporgo allora dal finestrino e le chiedo se si rendesse conto di come stesse guidando, al che la tipa comincia a sbraitare animosamente senza però che io capisca cose stesse dicendo. Dall’espressione e dai gesti immagino intendesse mandarmi a quel paese invitandomi a farmi gli affari miei. Scattato il semaforo le nostre strade si sono separate e non ho potuto continuare la “conversazione” con la ragazza, pur conscia che non avrei sortito altro effetto che scatenarne sempre di più la reazione rabbiosa.

Che la ragazza non si rendesse conto della pericolosità per lei ma soprattutto per gli altri del suo modo di guidare è cosa evidente ed in fondo comprensibile, considerata l’età in cui è consentita la guida di certi veicoli. Con una conduzione tanto spericolata non ci vuole niente a mettere sotto qualche pedone con conseguenze gravissime. Quello che però stupisce è come l’ormai totale assenza di controlli sulle strade permetta comportamenti tanto pericolosi con la quasi certezza di passarla liscia. In questo modo la devastante lezione che hanno i giovanissimi è che il rispetto delle norme non ha alcun valore ed anzi le violazioni sono un segno di potenza e superiorità. L’ulteriore elemento di stupore è che nessun altro abbia dato a vedere di essere turbato da una guida tanto sconsiderata, così che in assenza del mio pur innocuo rimbrotto la ragazza avrebbe potuto pensare che non c’era niente di male a fare il proprio comodo alla guida. Non voglio dire che costei la prossima volta non lo farà più, ma la speranza è che un minimo di riflessione la mia reazione glielo ispirerà, convincendola magari a contenersi un poco.

Se le generazioni future crescono in questo modo, per questa città oltre al presente non c’è nulla da aspettarsi neanche per il futuro prossimo.

[Lettera firmata]

 

Immaginiamo nessuno si stupisca di questo racconto, essendo pratica comune vedere le macchinette muoversi nel traffico romano come se rispettassero (si fa per dire) una normativa diversa dagli altri. Concordiamo inoltre con la lettrice sull’aspetto devastante che l’impunità diffusa genera nei giovani, facendoli crescere con la consapevolezza che è la legge del più forte e furbo che vige.

A nostro avviso è già un enorme problema consentire ed anzi incoraggiare un giovane di 14 anni ad andare in giro in automobile per la città, magari a scuola tutti i giorni, laddove i suoi coetanei europei crescono utilizzando il mezzo pubblico, la bicicletta o i semplici piedi. Come stupirsi poi se Roma ha il record mondiale di automobili per abitante?

Ma poi far vivere ai giovani sulla propria pelle che si guida e si parcheggia come si vuole, che tanto la polizia ha ben altro da fare, è la peggiore lezione che gli si possa dare, preparandolo da adulto all’evasione delle tasse, alla prevaricazione in ogni ambito, alla mors tua vita mea che è l’anticamera della morte di una civiltà.

 

Qualche giorno fa la PLRC ha pubblicizzato il potenziamento dello street control e dei taccuini digitali. Ebbene sarebbe davvero il caso che gli agenti cominciassero a buttare un occhio particolare alle microcar ed a come esse vengono condotte, perché se per tanti adulti indisciplinati non c’è molta speranza, è fondamentale che almeno i giovani crescano con la consapevolezza che le norme vigenti vanno rispettate.

E se gli serve un suggerimento da dove cominciare, si facciano un giretto la sera a “Ponte” (come i ragazzi chiamano Ponte Milvio) e vedranno che ne troveranno di lavoro da fare.

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Una risposta

  1. Io mi chiedo quale ruolo abbiano i genitori in tutto questo, prima ancora dei vigili dovrebbero essere loro a controllare e verificare se il proprio figlio possa essere in grado o meno di guidare una macchinetta. Come un adulto.

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