Incendi: entro quattro mesi Atac deve mettere in sicurezza i propri bus

Lo impone la Procura che suggerisce le cose da fare in fretta per evitare i "flambus". Intanto due anziani tram Stanga vengono salvati dalla rottamazione per il loro valore storico

 

Nel 2020, nonostante i ripetuti lockdown cui siamo stati sottoposti, Atac registrò un alto numero di mezzi andati a fuoco. L’azienda aveva ridotto il servizio per via dei coprifuoco, eppure gli autobus continuavano a bruciare a causa della loro vetustà e non solo.

In un articolo di capodanno, riproponemmo le spettacolari immagini dei roghi di quei 12 mesi. Nel corso del 2021 la situazione vide un  miglioramento, con un dimezzamento del numero di bus incendiati. Ma il problema è tutt’altro che risolto, tanto è vero che la Procura di Roma ha “suggerito” ad Atac le cose da fare per evitare di incappare in un procedimento giudiziario.

 

Se il management vuole evitare di finire a processo, deve mettere in pratica entro i prossimi quattro mesi, le seguenti azioni:

1 Migliorare gli interventi di manutenzione programmata e correttiva. Oggi l’azienda ha difficoltà a reperire ricambi e sottoporre i mezzi ai controlli meccanici. Soprattutto alcuni depositi non dispongono dei pezzi necessari ad una corretta revisione.

2 Controllare i meccanici delle ditte esterne e verificare puntualmente che gli interventi siano stati eseguiti. La Procura sostiene che oggi Atac non ponga la sufficiente attenzione al lavoro svolto dagli esterni.

3 Allestire su tutti gli autobus mezzi di spegnimento degli incendi.

4 Rinnovare il parco veicoli, accelerando gli acquisti di mezzi nuovi e la rottamazione di quelli vetusti.

5 Mettere in sicurezza i depositi. In passato si è verificato che i mezzi abbiano preso fuoco perfino mentre erano fermi e spenti, come accadde a Tor Sapienza quando un autobus provocò la distruzione di altre 30 vetture.

Data la provenienza, non si tratta di consigli ma di vere e proprie prescrizioni alle quali Atac si dovrà attenere se non vuole un maxi processo per i suoi dirigenti degli ultimi anni. A redigere l’elenco delle cose da fare è stato l’ingegner Rodolfo Fugger, incaricato dai magistrati di una perizia tecnica approfondita. L’esperto ha preparato una relazione da 800 pagine che racconta episodi piuttosto inquietanti come un veicolo Mercedes Citaro che ha superato il milione di chilometri percorsi e ciò nonostante ancora è in servizio sulle strade romane. Oppure il fatto che nei mesi estivi, quelli che stanno iniziando proprio ora, si registra il più alto numero di incendi a causa forse degli impianti di condizionamento non efficienti e mantenuti.

 

Ci sono poi tanti mezzi Iveco Cursor che in un mondo normale sarebbero stati già pensionati da tempo e che invece in Atac proseguono a circolare per far fronte alla cronica carenza di autobus. I magistrati sono stati perentori: le cinque azioni suggerite dal consulente devono essere terminate entro la fine di agosto. Un tempo davvero breve per gli standard comunali ma è probabile che in questo caso molte cose saranno fatte. La paura di subire un processo penale smuove le montagne.

 

A proposito di mezzi vecchi, ve ne sono alcuni che saranno salvati dalla rottamazione per via del loro valore storico e sentimentale. Si tratta di due tram modello “Stanga” che facevano parte di un lotto di 12 destinati ad essere demoliti. Entrarono in servizio nel 1948 e non si può dire che non abbiano svolto egregiamente il loro dovere. Avendo ormai più di 70 anni sulle spalle, era arrivato il momento di chiudere il loro ciclo di vita. Ma alcune associazioni cittadine che si occupano di trasporto pubblico avevano chiesto che almeno una o due vetture venissero preservate.

Il Mibact ha espresso parere favorevole al salvataggio di due mezzi che verranno conservati per ora nel deposito Prenestina, in attesa di essere utilizzati come tram storici per eventi o manifestazioni. In molte città, tra le quali Torino e Bruxelles, sono state allestite linee di “archeotram” e sarebbe bello che Roma ne avesse una.

 

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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