Il tema ambientale protagonista della rassegna Docu-menti

Rifiuti, olio di palma, gas metano, carbone e poi il Tmb Salario. Molti gli spunti emersi dalla serata con Greenpeace e Ermete Realacci e le loro pillole di ottimismo

Parliamo di ambientalismo, prendendo spunto dalla serata di giovedì scorso del festival “Docu-menti. Visioni sul mondo”, organizzato dal comitato di quartiere Don Minzoni.

Tre gli interventi della serata, a cui ha fatto seguito la proiezione del film “La donna elettrica”, di Benedikt Erlingsson.

L’ambiente è affrontato nel film attraverso la storia della protagonista Halla, animatrice di un coro a Reykjavik, in Islanda, donna di mezza età apparentemente gioviale e pacifica. In realtà Halla si diletta a compiere sabotaggi alla rete elettrica nazionale per colpire un’industria siderurgica che a suo dire sta distruggendo la sua terra. La vita e le convinzioni di Halla subiranno una svolta drastica anche grazie all’opera della sua sorella gemella, altrettanto sensibile ambientalmente ma con un approccio più intimista.

 

Nonostante gli interventi abbiano preceduto la proiezione, nella discussione si è cercato di cogliere alcuni stimoli del film, quali la necessità di individuare un equilibrio tra sviluppo economico e difesa dell’ambiente, oppure il confine tra rispetto della legalità e necessità di fermare i crimini ambientali.

 

Ad intervenire prima della proiezione sono stati Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente e presidente della Fondazione Symbola, Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia e Maria Teresa Maccarrone membro dell’Osservatorio Tmb Salario, intervistati dal nostro Roberto Tomassi.

Molti e molto interessanti gli spunti emersi.

 

Il presidente onorario di Legambiente Ermete Realacci a Docu-menti

 

Il presidente Realacci ha lanciato una serie di messaggi positivi partendo dalla costatazione che un equilibrio tra lo sviluppo economico e la difesa dell’ambiente è possibile e anzi si sta già realizzando. Ha fatto l’esempio del rilancio del carbone americano, promesso da Donald Trump nella campagna elettorale del 2016, che invece le dinamiche economico-finanziarie hanno trasformato in una riduzione nel consumo di carbone e nella chiusura di ben 50 centrali a carbone.

Sguardo positivo anche sull’Italia da parte di Realacci, paese che può vantare già oggi un buon mix energetico, una percentuale media di raccolta differenziata di tutto rispetto in ambito europeo, ma soprattutto una capacità straordinaria di innovazione e un dinamismo territoriale unici. I piccoli comuni sono stati e possono ancora essere uno straordinario elemento di forza per la nostra economia. E qui Realacci ha colto l’occasione per ricordare il suo amico Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso il 5 settembre di dieci anni fa in circostanze mai chiarite. Vassallo è stato un grande esempio di innovazione, dinamismo e di come un piccolo comune, se guidato con intelligenza e passione, possa fare cose egregie per i propri cittadini.

Anche il modo con cui in Italia abbiamo affrontato la crisi COVID19 è stato positivo per Realacci, con una buona gestione durante il picco dei contagi e l’indubbio successo del Recovery Fund (Italia prima beneficiaria dei fondi), pur con molti meriti da attribuire alla cancelliera Merkel. Qualche preoccupazione il presidente l’ha invece espressa per come ci si sta preparando a spenderli i soldi di quel programma. La svolta verde è infatti uno dei tre pilastri su cui i governi nazionali devono basare i loro piani di investimento, insieme al rafforzamento delle finanze dei paesi e alla transizione digitale, ma non sembra che il governo italiano abbia grandi idee al riguardo.

Provando a dare uno sguardo alle questioni romane dal punto di vista ambientale, il presidente Realacci non ha potuto non parlare della questioni rifiuti evitando però la facile polemica sulle colpe dell’amministrazione attuale, che pur vi sono. Per Realacci l’arretratezza di Roma rispetto alla gestione dei rifiuti affonda le sue radici nella discarica di Malagrotta, nel senso che per troppi anni per Roma è stato talmente facile e conveniente conferire in maniera indifferenziata a Malagrotta da non far neanche pensare a soluzioni alternative. Laddove infatti altre città già dovevano fare i conti con crescenti costi di smaltimento, venendo così spinte verso una sempre maggiore differenziazione dei rifiuti, a Roma la cosa più semplice era buttare tutto a Malagrotta. Quando poi improvvisamente si fu costretti a chiudere la discarica, per le reiterate infrazioni alle norme europee, Roma si ritrovò impreparata ad una moderna e sostenibile gestione dei rifiuti.

Alessandro Giannì, Greenpeace

Anche l’intervento di Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia, ha mostrato un certo ottimismo. Giannì ha ad esempio parlato dell’importanza di porre le questioni ambientali ai soggetti economici facendo le giuste pressioni. Al riguardo ha ricordato il successo della loro iniziativa per convincere la Ferrero ad adottare politiche sostenibili sull’uso dell’olio di palma. La Nutella è stata infatti tra i primi prodotti commerciali a fare uso di olio di palma quando non si badava a quello che poteva esserci dietro la produzione di quel tipo di olio (essenzialmente la distruzione di foreste tramite incendi). È stato grazie alle pressioni di Greenpeace, soprattutto tese a screditare un marchio commercialmente famoso nel mondo, che la Ferrero ha adottato ferree politiche di utilizzo di olio di palma prodotto in maniera sostenibile. Anche in questo caso quindi si è raggiunto un buon equilibrio tra le esigenze commerciali e la protezione dell’ambiente senza bisogno di provvedimenti normativi specifici ma sfruttando in maniera intelligente le dinamiche commerciali.

Parlando di fonti energetiche Giannì ha messo l’accento su quello che per Greenpeace è un grande problema italiano, ossia il considerare il gas una fonte energetica pulita. La verità, ha spiegato Giannì, è che se si considera l’intero ciclo di produzione e distribuzione il gas è altrettanto se non più inquinante del petrolio (soprattutto a causa delle frequenti perdite negli impianti di trasporto). Il fatto quindi che ENI, la grande società energetica italiana controllata dallo Stato, da anni stia puntando molto sul gas non è una buona notizia per chi abbia a cuore l’ambiente.

Interrogato poi sui limiti che si dà Greenpeace nelle sue azioni sul campo, spesso spettacolari e sulla soglia della legalità, Giannì ha chiarito che il loro è un approccio fondamentalmente non violento, nel senso che laddove si decida di “forzare” qualche normativa, mai comunque con atti violenti o forieri di conseguenze per nessuna persona, la cosa viene fatta sempre con la responsabilità del singolo attivista, il quale così decide di rischiare in proprio per sostenere le battaglie in cui crede.

 

Maria Teresa Maccarrone, dell’osservatorio TMB Salario, a Docu-menti

 

Ultimo, ma non per importanza o interesse, l’intervento di Maria Teresa Maccarrone, membro dell’Osservatorio TMB Salario, con la quale si è parlato più di tematiche romane.

Con lei si è fatta una breve cronistoria del TMB (trattamento meccanico-biologico) Salario, l’impianto di AMA per il trattamento dei rifiuti indifferenziati che per anni ha creato gravi problemi a tutti i residenti della zona, con miasmi che inquinavano l’aria in maniera spesso insopportabile. La Maccarrone ha raccontato come dal 2011 insieme ad altri residenti dell’area dell’ex TMB Salario hanno cominciato a lamentarsi con tutte le istituzioni, Municipio, Comune, Regione, dei problemi derivanti dall’impianto ma senza ottenere nulla. Oltre alla scarsa considerazione delle loro ragioni, negli anni hanno dovuto subire anche delle vere e proprio prese in giro, come quando nel 2018 l’allora assessore all’ambiente della giunta Raggi, Pinuccia Montanari, si presentò presso l’impianto affermando che non si sentiva alcuna puzza.

La svolta, ha detto la Maccarrone, c’è stata con la nuova amministrazione municipale guidata dal presidente Caudo, eletto nel 2018, il quale per affrontare in maniera strutturata il problema del TMB ha proposto la creazione di un osservatorio per misurare i fastidi che l’impianto creava alla popolazione residente. Con l’osservatorio sono stati quindi coinvolti i cittadini in prima persona, i quali hanno cominciato a prendere nota quotidianamente dei fastidi che avvertivano; i dati sono stati quindi aggregati fornendo un quadro non più confutabile dei problemi che l’impianto creava. Con quell’approccio le risposte delle istituzioni sono cominciate ad arrivare, anche se subito dopo alla storia è stata messa la parola fine con l’incendio del dicembre 2018, incendio in cui l’impianto andò distrutto. A stabilire la definitiva esclusione nel sito di qualsiasi altro impianto di trattamento rifiuti è stata la Regione Lazio, che nel settembre 2019 ha revocato l’autorizzazione d’impatto ambientale (Aia).

La natura di quell’incendio non è mai stata definitivamente appurata e anche se più di un elemento ha fatto propendere per cause dolose (di cui si è detta convinta fin dall’inizio Virginia Raggi), i pubblici ministeri hanno deciso per l’archiviazione.

Su quell’episosio Maria Teresa Maccarrone è stata chiara: lei, così come tutti gli altri cittadini che dal 2011 hanno partecipato alla battaglia contro l’impianto, hanno sempre rifiutato l’utilizzo di mezzi violenti per far valere le loro legittime ragioni.

 

È una bella storia quella raccontata da Maria Teresa, una storia che dimostra che il coinvolgimento dei cittadini nell’affrontare i problemi è fondamentale per avere speranza di riuscita. E qui non possiamo esimerci dal rammaricarci per come l’amministrazione Raggi, quella che in campagna elettorale aveva messo al centro i cittadini e la partecipazione, si sia nei fatti dimostrata la più opaca e accentratrice che si ricordi.

 

Curiosamente la storia di Maria Teresa e dell’osservatorio TMB Salario ci è apparsa il collegamento perfetto con il film che è stato poi proiettato nella serata. Ne “La donna elettrica” sono infatti due gli approcci alla vita che si contrappongono: quello guerrigliero della protagonista e l’altro più intimo della di lei sorella, con il secondo che dimostra alla fine di avere l’impatto maggiore sulla realtà.

 

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