Il pessimo rapporto dei romani con i mezzi pubblici: li usa solo il 20%

Prendere il bus a Roma è da sfigati. A Londra, Parigi, Berlino è un’abitudine comune: dal manager allo studente, la gran parte della popolazione delle grandi capitali si sposta con i mezzi pubblici.

La differenza in termini numerici è provocata dalla proverbiale inefficienza del nostro sistema di trasporto collettivo. Le metro sono poche e lente, i tram non ne parliamo, i bus prendono fuoco e non passano mai.

Non sono luoghi comuni ma dati certificati perfino dall’Agenzia per la Mobilità, partecipata al 100% dal Campidoglio. Un report pubblicato a febbraio mostra la grande disaffezione dei romani nei confronti di Atac. L’azienda dal canto suo fa poco per farsi amare. E’ di ieri la notizia dell’ennesimo rinvio per la gara necessaria all’acquisto di 30 preziosi nuovi autobus destinati a rinnovare il vecchissimo parco mezzi.
La motivazione ufficiale è il Covid19. Il bando di gara si sarebbe dovuto chiudere il 6 aprile ed è stato spostato al 15 giugno con alte probabilità di essere rinviato ulteriormente.

Si tratta di 5 milioni di euro che sarebbero serviti per 30 mezzi lunghi 8 metri che al momento non verranno spesi. Una tegola per l’azienda che è già alle prese con i mancati incassi dei biglietti provocati dalle misure di restrizione cui siamo sottoposti per il virus.

I dati sul trasporto pubblico nel 2020 saranno ancora peggiori, ma quest’anno non potrà essere messo a paragone con nessun altro, data la drammatica e unica situazione.

Diverso è il 2019, anno in cui la giunta Raggi ha magnificato la rinascita di Atac e il suo risanamento. In molti articoli il nostro ottimo Mercurio Viaggiatore ha dimostrato il contrario per cui non ci ripetiamo qui, ma certamente i dati della stessa Agenzia per la Mobilità confermano che la ripresa – anche in termini di percezione – non c’è stata affatto.

In un giorno tipo a Roma la domanda di mobilità prevede 5,3 milioni di spostamenti. Di questi solo 1,1 avvengono a bordo di un mezzo pubblico cioè il 21% del totale. La grandissima parte degli utenti, più del 58%, sceglie il mezzo privato: ben 3,1 milioni di spostamenti.

E gli altri? C’è un minimo incremento della pedonalità con quasi un milione di spostamenti a piedi e poi la bicicletta che al momento supera di poco l’1 per cento del totale con solo 74 mila spostamenti. La bicicletta in realtà è molto diffusa, la possiede un romano su quattro, ma la gran parte di queste viene usata alla domenica o per attività sportiva. Sono pochi che ne fanno uso per il lavoro.

L’altra grande fetta è quella delle moto e dei ciclomotori: ben 150 mila motorini (con cilindrata inferiore a 50cc) e oltre 390 mila motocicli. Questi, sommati al milione e mezzo di automobili, costituiscono lo zoccolo duro degli spostamenti, appunto quel 58% di cui parlavamo.

Una crescita del 10%  verso il mezzo pubblico, davvero minima e poco ambiziosa, potrebbe dare respiro alle strade della capitale ma per farlo occorre rinforzare il sistema di trasporto su ferro e su gomma.

In particolare i romani chiedono più metropolitane, un dato che sorprende nel momento in cui molti si dicono contrari al proseguimento della linea C. Una contraddizione che può essere spiegata solo con la scarsa informazione.

I tram offrono un servizio sempre meno affidabile: secondo l’Agenzia della Mobilità nel 2019 il servizio ha perso il 14,1% corse in più rispetto all’anno precedente (e già non partivamo da dati entusiasmanti). Un pochino meglio i bus che avrebbero perso solo il 2,5% di corse in più per guasti alle vetture.

 

C’è poi grande insoddisfazione per le scale mobili e gli ascensori delle metropolitane ma questo è un altro film, un horror di cui non vale la pena parlare perché tutti ricordano la tragedia delle fermate chiuse in tutta Roma. Un evento che mai si era verificato con questa gravità da quando esiste la metropolitana nella nostra città.

Un bilancio, insomma, che spiega perché i romani non si fidano di prendere i mezzi pubblici. Arrivare al lavoro in ritardo, subire i rimproveri del capo, lasciare i bambini davanti alla scuola in attesa, sono tutti elementi che non fanno cambiare abitudini.

E pensare che i dati sono stati elaborati da un’Agenzia comunale che, per sua natura, è meno severa con il suo stesso azionista, cioè il Campidoglio. Immaginiamo cosa uscirebbe dall’osservazione di un ente indipendente. Ma forse neanche serve, la percezione della realtà è chiara in tutti noi ogni giorno quando usciamo di casa. O meglio, quando riprenderemo ad uscire di casa, dato che adesso non possiamo farlo.

 

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