Il fantastico mondo dell’assessore Calabrese

Una recente intervista all'assessore ci dà modo di mostrare la distanza tra le sue dichiarazioni roboanti e la misera realtà che la sua amministrazione lascia dopo 5 anni

Abbiamo letto l’intervista all’assessore Calabrese fatta un paio di giorni fa da ROMAH24 Flaminio-Parioli e siccome ci è apparsa l’ennesima “pettinatura” di una realtà nei fatti disastrosa, ci permettiamo di fare qualche puntualizzazione.

Speriamo non ce ne vorrà l’assessore, anche perché lui stesso indulge spesso nel marcare come “bufale” le notizie di stampa. L’ultima che ha “battezzato” è quella relativa agli stessi bus presentati più volte uscita su La Repubblica.

 

 

Questa la tesi dell’assessore:

Ci attaccano perché abbiamo presentato gli stessi bus. Senza specificare che la prima volta abbiamo mostrato la flotta all’interno dello stabilimento di Romana diesel, azienda che ha curato la fornitura. La seconda, abbiamo presentato le vetture che sono al servizio di uno specifico territorio. Un articolo, quindi, che si commenta da solo.

 

Dal che si deduce che per l’assessore uno stesso bus lo possono presentare a volontà, purché la cosa sia fatta in luoghi diversi.

Questa cosa farebbe anche ridere, se non fosse che a causa di gente così male in arnese centinaia di migliaia di persone ogni giorno devono affrontare un’odissea per spostarsi in città.

 

Venendo all’intervista, si apre con l’annuncio, ripreso anche nel titolo, di una rete di ciclabili a Roma di 500 km. “Boom!” verrebbe da dire. Ma come, nel maggio dello scorso anno fu proprio lo stesso Calabrese ad annunciare un piano per 150 km di nuove ciclabili, con i primi 25 km da realizzarsi al più presto e gli altri ancora da finanziare, ed ora l’assessore più che triplica i km con soli pochi mesi di mandato davanti?!?

Vabbè, siamo in campagna elettorale ed è comprensibile spararle grosse, soprattutto quando si ha una platea di sostenitori che si bevono qualsiasi cosa.

E sempre a proposito di numeri in libertà, l’assessore afferma che dal 2016 ad oggi l’amm.ne Raggi ha realizzato “quasi 65 chilometri di nuovi percorsi“. Non sarà anche questa cifra un filino gonfiata? A maggio 2020 infatti i km di nuove ciclabili erano poco più di otto (S. Bibiana, Nomentana, Tuscolana e Prenestina); a ottobre 2020, dei 25 km del nuovo piano che dovevano realizzarsi con un ritmo di circa 3 km al giorno, solo una decina erano completati.

A naso l’assessore parla di 65 km di nuovi percorsi gettando il cuore oltre l’ostacolo, includendo tratti in via di realizzazione o magari anche solo finanziati. Questa indeterminatezza è però la spia di quello che a nostro avviso è il maggiore problema dell’attuale amministrazione capitolina: la pretesa di essere autosufficiente e la scelta di tenere tutti al di fuori delle proprie decisioni.

 

Senza dubbio l’amministrazione Raggi è quella che ha realizzato di gran lunga le maggiori infrastrutture per la mobilità dolce a Roma. La cosa però è avvenuta con decisioni sempre estemporanee, calate dall’alto e mai condivise neanche con i cittadini e le realtà associative che da anni si occupano della ciclabilità.

Questo ha portato ad interventi sostanzialmente slegati uno dall’altro, non di rado progettati male e su cui a volte si è stati costretti a rimetterci le mani (lungotevere Aventino, seconda parte di via Tuscolana).

Considerata la situazione di estrema arretratezza di Roma in tema di mobilità dolce, oltre a prevedere risorse materiali per realizzare i progetti ci sarebbe stato da sensibilizzare i romani sull’importanza di affrancarsi progressivamente dal mezzo privato a motore. Sarebbe state utili campagne informative che mostrassero costi e svantaggi dei mezzi a motore e risparmi e vantaggi della mobilità dolce. Invece ci si è limitati al rito delle domeniche ecologiche e si è lasciato crescere il partito dei difensori dell’automobile fornendogli a volte anche dei validi motivi di rivalsa; in questo modo si corre il serio rischio che la prossima amministrazione dia retta ai troppi scontenti (pur spesso male informati) e smonti molto di quanto fatto per la ciclabilità.

 

L’assenza di un responsabile unico della mobilità ciclabile o dolce (bike manager o delegato alla ciclabilità, come lo si vogli chiamare) ha impedito ai cittadini di poter avere un punto di riferimento a cui chiedere informazioni sui progetti e a cui indirizzare suggerimenti o richieste.

Ad inizio mandato Virginia Raggi nominò un delegato alla ciclabilità, pur scegliendo probabilmente la persona meno adatta, ma dopo che costui diede le dimissioni il suo posto non fu mai rimpiazzato.

Come si può credere ad un’amministrazione che fa piani faraonici per la mobilità dolce ma poi né ha un ufficio dedicato all’interno del Dipartimento, né una figura che si occupi a tempo pieno di una cosa tanto impegnativa?

È credibile chi annuncia svariate centinaia di km di nuove ciclabili ma poi non è disposto ad indicare una persona che possa seguire le varie progettazioni con un punto di vista unitario e funga da tramite tra i vari uffici, i cittadini e le associazioni?

Così come, è credibile un’amministrazione che a parole vorrebbe far mollare a quante più persone il proprio mezzo a motore privato ma in cinque anni non è riuscita a fornire a Roma un vero sistema di bike sharing?

C’è infine l’ultimo caso che appare confermare il carattere puramente propagandistico degli interventi dell’amministrazione per la mobilità ciclabile. Dopo infatti aver tollerato per anni un indegno divieto di transito per le bici nel tunnel del Traforo, l’amministrazione lo elimina creando una pista ciclabile da via Nazionale a via del Tritone.

 

 

Finalmente, verrebbe da dire, ma meglio tardi che mai e comunque onore al merito. Poi però sorge spontanea la domanda: e da via del Tritone a via Nazionale come ci si va?

Ebbene l’incredibile risposta è che in quest’ultima direzione il Traforo continua a rimanere vietato. Il ciclista che dopo aver utilizzato la nuova ciclabile nel tunnel volesse tornare indietro dovrà scalarsi il Quirinale o dal lato di via Quattro Fontane o di Fontana di Trevi; oppure potrebbe farsi via del Corso e poi via IV Novembre!?!

Hai voglia ad annunciare centinaia di chilometri di ciclabili se poi continui ad ignorare le esigenze primarie di chi in bicicletta ci va davvero.

 

Ma non parla solo di ciclabili l’assessore nell’intervista. Interrogato sulla chiusura delle stazioni della metro B Policlinico e Castro Pretorio e sulle possibili date di riapertura, Calabrese si rifugia in una dettagliata descrizione dei lavori che stanno facendo, delle sorprese che hanno trovato mettendoci mano e concludendo candidamente che “per la data di riapertura è necessario comunque il collaudo finale da parte dell’Ustif“. Si direbbe quindi che l’assessore voglia comunicare la prevista riapertura delle due fermate solo quando il collaudo sarà stato superato e quindi le stazioni materialmente riaperte.

Insomma, la mancanza di una data prevista per la riapertura delle due fermate all’assessore non appare un problema, mentre in realtà è la prova provata che il suo ufficio non ha il controllo su tali lavori. Non si è mai visto infatti un progetto privo di una data presunta di fine e noi siamo sicuri che anche gli interventi alle due fermate della metro B non facciano eccezione, ma probabilmente tali date sono così in là nel tempo (anno prossimo?) che l’amministrazione preferisce tacerle.

 

Nell’intervista c’è anche un accenno alle isole ambientali, con la notizia dell’imminente inizio lavori dell’isola ambientale di Ostia Antica. Ha un bel coraggio l’assessore a tirar fuori questo tema, dopo che in cinque anni la sua amministrazione non è ancora riuscita a realizzare alcuna nuova isola ambientale ed ha contribuito ad annullare l’unica esistente a Roma, ossia quella del Tridente (dubitiamo anzi che l’assessore sia a conoscenza della sua esistenza).

 

Peccato infine che l’intervistatore non abbia pensato di chiedere lumi all’assessore riguardo la necessità di rimborsare i titolari di permezzo ZTL per le ripetute disattivazioni dei varchi. Si tratta di una questione che direttamente investe diverse migliaia di cittadini romani, che per quasi un anno hanno pagato inutilmente per il permesso ZTL, ma in realtà riguarda tutti a Roma, perché la mancata previsione dei rimborsi nel bilancio di Roma Capitale del 2020 e 2021 lo rende probabilmente viziato.

Anche su questo, così come le date di riapertura delle stazioni della metropolitana, è probabile che l’assessore mai si esprimerà, ben sapendo che la patata bollente sarà della prossima amministrazione capitolina, di cui con moltissime probabilità egli, né la sua dante causa, faranno parte.

 

Un’intervista già alquanto misera, considerando che è fatta alla fine del mandato quinquennale (benché il Calabrese sia entrato in corsa), ma perfino imbarazzante se riletta alla luce delle puntualizzazioni che ci siamo permessi di fare.

Di certo non verrà rimpianto l’assessore Calabrese, ma forse verrà ricordato come il peggiore assessore alla mobilità che Roma abbia mai avuto a memoria d’uomo. E dire che chi l’ha preceduto nell’amministrazione Raggi aveva già toccato livelli di incapacità inarrivati, ma lui è stato in grado di batterli.

Almeno in questo, davvero bravo.

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