Il Discobolo è tornato a Palazzo Massimo e c’è chi combatte perché non si sposti da lì

Un gruppo di associazioni, comitati e singoli cittadini si batte da tempo per evitare che le più significative opere custodite al Museo Nazionale Romano vengano spostate in zone più turistiche

Tra i gravissimi problemi cittadini che stentano a vedere soluzioni, la gestione rifiuti e la mobilità su tutti, c’è fortunatamente anche chi riesce ad appassionarsi a battaglie culturali, portandole avanti con impegno e passione.

È il caso di un gruppo di associazioni, comitati e singoli cittadini che da tempo stanno contrastando un presunto progetto di depauperamento del Museo Nazionale Romano, a Palazzo Massimo, a favore di sedi poste in zone più “turistiche”.

Dopo averne parlato qui e qui, riportiamo il comunicato che è stato diffuso ieri a seguito di una visita di una rappresentanza di cittadini a Palazzo Massimo.

 

 

Domenica 7 maggio una rappresentanza della comunità di Esquilino e Castro Pretorio si è recata a Palazzo Massimo.
Finalmente da fine aprile il Discobolo è a casa ricongiungendosi con il Pugile Seduto e il Principe Ellenistico. Non solo nella sede che lo costudisce da decenni, Palazzo Massimo, ma nella sua vera casa, nel luogo dove fu scoperto originariamente, il Colle Esquilino.
Uno dei luoghi più lontani dalle cure dell’amministrazione, luogo che una volta era stato preso per magico per la sua bellezza, tra giardini della seicentesca Villa Peretti e i resti delle meravigliose Terme di Diocleziano e tanto altro.

Il Discobolo è a casa ora e i cittadini, non solo quelli di Esquilino e Castro Pretorio, ma di tutta Roma che si sono appassionati alla vicenda, vigileranno ogni giorno perché non si muova da lì. Siamo pronti ad andare a fondo della questione, che sa di sperequazione dei diritti, mercificazione della cultura, piedi in testa alla costituzione che vuole i cittadini equamente considerati; saremo in costante contrasto e lotta a chi ancora cerca di fare centro e periferia, luoghi di serie A e di serie Z.

Bentornato Discobolo, inviteremo la Soprintendenza ad accendere i riflettori perché la comunicazione sulla tua importanza avvenga lì e non altrove e perché l’immagine della cultura non si traduca solo in soldi, ma in poesia dell’anima

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Una risposta

  1. Polemica sterile ed inutile. Il discobolo é tornato a casa. È tornato a palazzo Massimo. Dalle scuderie del Quirinale! Distanza di neanche 2km! E se andavi a palazzo massimo c‘era anche la didascalia e l‘informazione in inglese che si poteva visitare nella mostra arte liberata. Certo con un biglietto diverso. Ma la ricchezza di Roma è proprio questa signori! La cultura non è qualcosa di astratto. L‘arte non è statica. Ma magari il discobolo partisse per un tour mondiale, tipo pop star. É una provocazione, chiaro. Ma la valorizzazione del nostro patrimonio immenso, e di Roma in primis, non può basarsi solo su un paio di manifesti o 2 righe nella sezione cultura di un qualsiasi quotidiano (digitale ormai). Che la gente, ormai obnubilati da questi maledetti smartphone, dica che ha visto il discobolo su una storia Instagram è deprimente. Quando le masse non sono più in grado di avvicinarsi all‘arte e alla cultura, che siano allora le opere d’arte a muoversi verso di loro.

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D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

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