Il bando per Capocotta va predisposto subito. Ne va del futuro di un magnifico tratto di litorale

Il rischio che il Comune di Roma si riduca alla primavera è molto alto. Nuove proroghe agli attuali concessionari sono impossibili. La tutela delle dune

 

Entro il 2 novembre i gestori dei chioschi di Capocotta dovranno restituirli definitivamente al Comune. Due sentenze del Consiglio di Stato hanno dato torto agli attuali concessionari che si erano appellati ai giudici nella speranza di poter ottenere nuove proroghe.

A marzo, la corte di Palazzo Spada aveva stabilito che le attività andavano interrotte perché le concessioni erano scadute da troppo tempo. Poi a giugno una nuova sentenza aveva permesso una deroga solo per la stagione estiva del 2023 in modo da non lasciare la spiaggia sguarnita e i bagnanti senza servizi.

Adesso questa seconda sentenza ha esaurito le sue funzioni e dunque i titolari di Zagaia, Mediterranea, Settimo Cielo e gli altri concessionari coinvolti entro giovedì 2 novembre devono consegnare i chioschi al Comune. In alcuni di questi sono stati realizzati degli abusi edilizi che – almeno a livello teorico – andrebbero eliminati entro il 2 novembre. E poi c’è il tema dei canoni non pagati per i quali i gestori si devono mettere in regola.

Ma a doversi muovere e pure in fretta è il Campidoglio. E’ il Comune, infatti, a dover bandire le gare per assegnare le strutture a nuovi concessionari (oppure anche agli stessi attuali qualora ne abbiano i requisiti). E deve farlo subito, altrimenti il rischio è di arrivare a ridosso della prossima stagione estiva senza aver concluso niente.

Sono anni che Roma Capitale deve emettere questo bando ma non lo fa. E così, di stagione in stagione, le concessioni vengono prorogate senza un vero criterio rendendo precario il lavoro dei gestori (i quali non investono se non hanno alcune certezze) e mettendo la spiaggia a rischio abbandono. Infatti, senza la presenza dei chioschi, le dune potrebbero diventare ricettacolo di sporcizia e rifiuti. Insomma la certezza del diritto di poter occupare o meno un chiosco sarebbe utile a tutti, a partire dagli utenti. Un bando regolare e fatto bene potrebbe diversificare l’offerta anche per i bagnanti: uno dei chioschi potrebbe specializzarsi nella ristorazione; un altro nelle attività al tramonto con somministrazione e musica; un altro ancora andare incontro alle esigenze della comunità Lgbtq+ da sempre frequentatrice del posto. E così via. Insomma un bando che permetta a quei luoghi magnifici di avere delle caratteristiche all’altezza di una grande capitale. Così come avviene sulle spiagge di Barcellona o di Lisbona.

Inoltre potrebbe essere anche l’occasione per mettere ordine nel caos dei parcheggi sulla via Litoranea, magari regolarizzando la sosta su parte delle dune (cosa che di fatto già avviene da 30 anni e dunque sarebbe opportuno trovare un regolamento condiviso) e mettere in sicurezza gli attraversamenti pedonali.

La decisione del Consiglio di Stato dovrebbe essere un nuovo inizio per un tratto di litorale considerato tra i più suggestivi della costa tirrenica. Un patrimonio che poche grandi città europee possono vantare e che dobbiamo tutelare con orgoglio.

Il Comune si è disinteressato alla questione tanto è vero che sono 11 anni che concessioni scadute vengono prorogate in extremis. A luglio, si tenne un consiglio straordinario in assemblea capitolina proprio per affrontare l’emergenza spiagge ma il Sindaco Gualtieri non si presentò. Il litorale romano aspetta da tempo l’approvazione definitiva del PUA, il Piano di Utilizzazione degli Arenili che – sebbene sia già passato in aula – non è ancora operativo. Ma al di là della regolamentazione dei 18 chilometri di costa romana, occorre intanto partire da Capocotta dove nuove proroghe sarebbero intollerabili ma nello stesso tempo sarebbe altrettanto intollerabile far uscire un bando a maggio quando ormai non ci sarebbe più tempo per organizzare la stagione.

 

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