I paladini della mobilità dolce chiudono il traforo alle bici!?!

Ci affidiamo di nuovo ad un comunicato degli amici di BiciRoma per segnalare l’ennesima assurdità spuntata in una Roma amministrata da chi si professa paladino della mobilità sostenibile ed invece da 3 anni la affossa sistematicamente.

 

Gentile redattore,
alleghiamo l’assurda determina che chiude il traforo tra Via Nazionale e Via del Tritone  alle biciclette e ci appelliamo ai responsabili della mobilità cittadina affinché revochino questo provvedimento anacronistico e retrogrado che continua a far fare passi indietro alla mobilità ciclistica romana.
Le motivazioni della determina sono poi allarmanti e anziché chiedere il miglioramento dell’infrastruttura, metter un limite più basso ai veicoli motorizzati o multare i ciclisti che andavano sul marciapiede, così come lo stesso sindacato SULP Roma in un post sulla sua pagina facebook faceva notare, si è deciso, dando una prova di arretratezza culturale, di vietare il transito alle bici, questo nel 2019!!!!
Intanto la ciclabile della Magliana è stata aperta al transito dei veicoli a due ruote motorizzati come potete vedere dalla foto e lì non si fa nulla!!!!
Rilanciamo la richiesta amministrazione ed al Comandante delal PLRC di reintrodurre il Gruppo dei VIgili in bici per poter almeno dare un segnale positivo e cercare di tutelare anche i ciclisti e le piste ciclabili
Grazie
Cordiali saluti

Fausto Bonafaccia

Associazione Due Ruote d’Italia onlus
ssd BiciRoma a r.l.
lungotevere della Magliana 118
00146 Roma
Tel 0655590106
Fax 0655268356

 

Il tema è il recentissimo divieto di transito per le biciclette istituito nel traforo Umberto I, la galleria che collega via Nazionale a via del Tritone.

 

 

Come hanno scritto quelli di BiciRoma in un loro post, chi fino a ieri faceva circa 350 metri percorrendoi il traforo, ora dovrà spostarsi su un percorso di circa 1,1 chilometri fatto di ripide salite e discese.

Una follia totale in termini trasportistici, tanto più in un collegamento critico come il traforo che mette in comunicazione il rione Monti con la cosiddetta ansa barocca.

 

Ma la follia di questo divieto è niente a confronto delle motivazioni che hanno portato alla sua istituzione.

Stando infatti alla determina dirigenziale, recuperara da BiciRoma, il divieto è stato istituito perché spesso i ciclisti usavano transitare sul marciapiede, anziché sulla carreggiata, per evitare di essere travolti dai veicoli che notoriamente sfrecciano ad alta velocità all’interno del traforo. Quindi per evitare la pericolosa commistione di biciclette e pedoni sullo stretto marciapiede i geni del Dipartimento mobilità hanno deciso che andava eliminato il problema alla fonte, inibendo completamente il tunnel alle biciclette.

Ad essere precisi in realtà le biciclette possono ancora percorrerlo il traforo, ma solo se condotte a mano sul marciapiede.

 

Si capisce l’assurdità della misura adottata?

Preso atto dell’impossibilità di far rispettare la norma per cui il marciapiede è solo per i pedoni (a Roma ormai siamo a questo, alle istituzioni che si adeguano al fatto che le norme non vengono rispettate), il Dipartimento ha individuato una misura più drastica che, secondo loro, dovrebbe sconsigliare chiunque dal transitare in bici nel traforo.

 

Se poi questa storia assurda la contestualizziamo in una città amministrata da quasi 3 anni da sedicenti paladini della mobilità sostenibile, capiamo il livello di confusione che deve regnare non solo negli uffici di Roma Capitale ma nelle stesse teste di coloro che dovrebbero gestire la mobilità a Roma.

 

Che poi in realtà di gente con sale in zucca nell’amministrazione c’è pure, solo che al momento si direbbe che utilizzare propriamente i neuroni sia offensivo nei confronti del potere attuale per cui chi lo fa viene al meglio ignorato.

Prendiamo quelli del SulplRoma ad esempio, un sindacato di Polizia Locale, che interrogati su questo nuovo divieto così hanno risposto sulla loro pagina facebook:

 

Le motivazioni di pericolosità per la messa in sicurezza (zero incidenti nel 2018) di ciclisti e pedoni vanno secondo noi nella direzione sbagliata.
SBAGLIATA!
Questa “autostrada” urbana, in un tratto in cui addirittura il traffico è limitato, destina ai pedoni SOLO circa 3 metri ed i ciclisti forse preferiscono il transito sul marciapiede per evitare le velocità all’interno del traforo.
Vi ricordate?
https://newsgo.it/…/ferrari-sbanda-e-si-schianta-nel-trafo…/
Circa 10 metri destinati ai veicoli a motore e circa 3 destinati ai pedoni, visto che i ciclisti non li vogliono per sicurezza, in una strada a traffico limitato e pure riservata solo ai mezzi pubblici in un senso di marcia ci sembra un predominio dittatoriale motoristico.
Occorrerebbe innanzitutto installare un limite 30 km/h e posizionare un “tutor” che registri velocità ingresso nel tunnel e quella di uscita in modo da sanzionare chi superi i limiti.
In entrambi i sensi.
Poi occorrerebbe allargare il marciapiede portando la superficie calpestabile a circa la metà del tunnel e destinarlo, metà per uno, sia ai pedoni sia ai ciclisti.
Questa una idea di mobilità diversa.
Altrimenti vietare il transito ai ciclisti lasciando tutto così come è, sarebbe uguale a mettere il limite 30 km/h perchè in strada ci sono le buche non riparate.

 

Non riteniamo di dover aggiungere nulla ad un’analisi così lucida da parte del SulplRoma, con tanto di soluzione a breve e nel medio periodo, se non che siamo del tutto d’accordo che il nuovo divieto di transito per le biciclette non verrà rispettato, così come non vengono rispettati i tantissimi limiti 30 km/h sparsi per Roma.

 

 

Alle continue assurdità in materia di ciclabilità a cui sottopone Roma ed i romani l’attuale amministrazione noi continuiamo a rispondere con l’invito a firmare e far firmare la petizione perché in tempi brevissimi sia finalmente dato alla città un vero sistema di bike sharing. È tutto pronto, predisposto dalla riforma degli impianti pubblicitari approvata ben 4 anni fa, ma l’attuale amministrazione inspiegabilmente non si decide a fare il passo decisivo.

 

 

FIRMATE E FATE FIRMARE LA PETIZIONE CLICCANDO QUI 

 

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