La notizia è trapelata il 29 agosto come un fulmine a ciel sereno per gli abitanti delle zone limitrove all’ex TMB Salario: il centro AMA Salario sarà riqualificato ma al suo interno verrà creato un “piccolo impianto” per il recupero delle cosiddette “terre di spazzamento“, ossia l’insieme di terra, ghiaia e rifiuti provenienti dalle operazioni di pulizia delle strade e delle caditoie.
Lo stupore deriva dal fatto che tutti, dal Municipio, ai cittadini, alle associazioni che per anni hanno combattuto contro l’allora TMB Salario, sapevano del progetto di riqualificazione ma mai nessuno aveva parlato di un nuovo impianto di trattamento dei rifiuti.
Non lo aveva fatto in particolare l’assessora Alfonsi a gennaio di quest’anno quando, in visita proprio all’ex TMB Salario, aveva parlato del suo futuro solo come “polo romano dell’economia circolare”, tacendo del tutto sull’impianto di trattamento delle terre che, immaginiamo, al tempo doveva già essere stato previsto.
Chiaramente l’assessora si è risparmiata così le feroci critiche in diretta dei cittadini e del presidente del Municipio III, Paolo Marchionne, presente al sopralluogo. Ma può essere questo il modo di trattare cittadini e istituzioni, tanto più che trattasi normalmente di soggetti vicini all’attuale amministrazione capitolina?
Alla notizia del nuovo impianto ha reagito senza indugio anche l’ex presidente del Municipio III, Giovanni Caudo, oggi presidente della commissione capitolina sul PNRR, il quale in un post sulla sua pagina facebook ha definito chi vuole riportare il trattamento rifiuti nell’ex-TMB Salario: “… qualcuno che ha perso evidentemente il contatto con la Città.“
Il problema che evidentemente sfugge all’attuale amministrazione capitolina è che i cittadini che vivono nei pressi del centro AMA Salario sono convinti di aver già dato abbondantemente alla comunità, sopportando per anni i miasmi del vecchio TMB che solo un incendio nel 2018 riuscì a far chiudere definitivamente.
Proporre a queste persone un nuovo impianto di trattamento dei rifiuti, qualsiasi esso sia, significa riaccendere i loro animi col timore di dover ricominciare a subire fastidi di vario genere (cattivi odori, rumori molesti, traffico di mezzi pesanti, ecc.).
A seguito delle polemiche seguite alla notizia l’assessora ai rifiuti Sabrina Alfonsi ha provato a spiegare i termini della questione, magnificando le bellezze di quello che sarà il primo polo per l’economia circolare di Roma e minimizzando il peso del nuovo impianto di trattamento delle terre di spazzamento.
Questo il post del 30 agosto sulla pagina facebook dell’assessora:
Da una parte quindi il “… grande hub cittadino dedicato all’economia circolare e alla sostenibilità” e dall’altra “un piccolo impianto di 30.000 tonnellate annue” per il recupero delle terre di spazzamento.
Ma le parole dell’assessora non sono servite a smorzare gli animi. Si è infatti riunito l‘Osservatorio permanente No TMB, quello che ha combattuto per anni per la chiusura del TMB Salario, ed ha espresso profondo disappunto e parere negativo per la realizzazione dell’impianto di trattamento delle terre di spazzamento nella sede di via Salaria 981.
Questo un estratto da una nota emessa dall’Osservatorio:
“Analizzando la documentazione presentata da Ama “l’Osservatorio rileva che la gestione del nuovo impianto di trattamento prevede nuove emissioni odorigene come si evince dal testo dello studio preliminare di impatto ambientale ‘la presenza di rifiuti a matrice anche organica, potenzialmente odorigena’, ‘dovranno essere garantiti almeno 2,5 ricambi/ora di aria. L’aria aspirata sarà convogliata verso il sistema di abbattimento e quindi immessa in atmosfera. La stima della portata di aria da trattare, calcolata sulla base dei ricambi orari di cui sopra, ammonta a circa 110.000 m3/h. Tale flusso di aria è caratterizzato, da un punto di vista qualitativo, dalla composizione merceologica del rifiuto stesso che, come detto in precedenza, è estremamente variabile in funzione del periodo dell’anno e dell’ambito territoriale in cui viene raccolto'”. “Si rileva, inoltre, che nelle tabelle presenti nella relazione sui vincoli i dati non sono corretti- scrive ancora l’Osservatorio- poiché la prima scuola è un asilo e si trova a 150 metri, non a 870 m come riportato in tabella. La zona è fortemente ventosa, densamente abitata e la prima casa si trova a 50 metri dall’impianto“.
Netta quindi la posizione dei cittadini di Fidene e Villa Spada: “Qui niente rifiuti, pronti ad incatenarci contro l’impianto”.
A noi le proteste dei cittadini e del Municipio III appaiono fondate anche se l’eventuale nuovo impianto di trattamento delle terre di spazzamento difficilmente avrà un impatto simile a quello del vecchio TMB.
Purtroppo non va dimenticato come questi cittadini sono stati trattati in passato dall’amministrazione, quando ad esempio l’allora assessore all’ambiente Pinuccia Montanari diceva che il TMB non puzzava. Che l’attuale assessora si sbracci a dimostrare che il nuovo impianto non avrà alcun impatto sui residenti vicini è quindi alquanto inutile, tanto più che anche l’attuale amministrazione capitolina si è già resa protagonista di molte promesse poi non mantenute (“Roma pulita come un borgo del Trentino” su tutte).
L’unica nota positiva che vediamo in tutta questa storia è che finalmente l’amministrazione pare fare qualcosa di concreto per il riuso, almeno stando alla fantastica descrizione dell’assessora di ciò che sarà il nuovo polo dell’economia circolare del Salario.
È senz’altro un po’ pochino per un’amministrazione in carica da due anni ormai ed anche questo non può che contribuire a rendere poco credibili le parole dell’assessora.
Staremo a vedere se l’amministrazione la spunterà sulle proteste dei cittadini, ma senz’altro questa storia è l’ennesima dimostrazione di come far calare i progetti dall’alto può sembrare il modo più semplice di procedere, ma poi i nodi vengono al pettine e si rischia di dover far marcia indietro su impianti indispensabili per l’intera città di Roma.
3 risposte
Vorrei ricordare a tutti i cittadini e all’assessora Alfonsi, come sul territorio di FIDENE la raccolta differenziata sia praticamente abbandonata. Vi invitiamo a verificare l’assenza dei cassonetti 1200 dell’umido, l’impossibilità di distinguere i cassonetti degli altri materiali perché quasi tutti senza coperchi e con le indicazioni illeggibili, questa amministrazione non sta andando verso l’economia circolare e green. Ormai l’idea del termovalorizzatore ha fatto abbandonare, a questa amministrazione, tutte quelle politiche di riduzione della produzione dei rifiuti che invece sarebbero comunque necessarie.
So bene quanto fosse impattante il vecchio Tmb, posso quindi capire che i residenti si oppongano ad una qualsiasi lavorazione dei rifiuti in quell’impianto e posso anche capire che l’amministrazione, sbagliando a mio avviso, abbia tenuto segreto questo progetto. Ora però che tutto è alla luce del sole sarebbe opportuno non creare barricate, da entrambe le parti. In una città grande come Roma gli impianti, le infrastrutture, servono, e se non ci sono vanno costruiti, nel migliore dei modi, nel posto più idoneo ma vanno fatti. Qui si parla di un piccolo impianto, tutto al chiuso, già esistente in altre città. Si facessero i confronti, i dibattiti, gli incontri necessari ma se l’amministrazione ritiene utile l’impianto e ritiene che quello sia il miglior posto possibile, lo spieghi alla cittadinanza e proceda, e se qualcuno si incatena verrà rimosso. Stessa cosa al contrario, si dimostri all’amministrazione che quel tipo di impianto sarà impattante, che inquinerà e si proponga una valida sede alternativa. Infine una nota, parlate di possibili rumori molesti e traffico di mezzi pesanti, ora prendendo ad esempio il famoso asilo nido, tra lo stesso e la sede Ama si trova la ferrovia Roma Firenze e la via Salaria con tutto il traffico di treni, auto, camion, autobus e moto facilmente intuibile, difficile pensare che tale impianto possa creare disagio dal punto di vista del traffico e dei rumori.
anche il precedente TMB era tutto al chiuso o, come si dice, in depressione, ma i biofiltri di trattamento dell’aria interna non funzionavano mai a dovere E’ proprio la credibilità dell’Istituzione a rendere i cittadini di Villa Spada e Fidene, contrari