Eh no, assessore Meloni, nuove bancarelle proprio no!

Lo leggiamo da Romatoday: la Giunta Capitolina ha approvato il bando per 37 nuove postazioni di “librai”. In pratica 37 nuove bancarelle in gran parte dislocate in centro storico o nelle aree centrali della città. Il tutto in attuazione di una delibera approvata nel 2011 in piena era alemanniana.

A luglio 2015 spiegammo la storia di queste bancarelle, chiamati “librai” ma che di libri ne vendevano davvero pochi, puntando più su souvenir e articoli etnici. Ecco come si presentavano in via delle Muratte.

 

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A giugno 2015 la stragrande maggioranza di queste postazioni vennero rimosse ma gli operatori erano in attesa dell’attuazione della delibera che graziosamente gli venne cucita addosso in era Alemanno. Quella delibera prevede il rilascio di 50 nuove licenze ambulanti per “librai” in deroga al divieto sancito dal regolamento comunale in materia di commercio su area pubblica (art.30 Del. C.C. n.35/2006). Così ne scrivevamo nel nostro pezzo di luglio 2015:

La tipologia merceologica prevista è:  per il 90% della superficie prodotti editoriali e libri  (quindi compresi calendari, guide turistiche, mappe, cartoline, ecc.) per il 10% qualsiasi tipologia di prodotti escludendo solamente abbigliamento e alimentari e quindi consentendo anche la vendita di prodotti etnici e souvenir. La procedura di assegnazione prevede che si debba tenere conto dell’esperienza maturata nel settore comprovando le presenze effettuate su area pubblica, privilegiando quindi chi già detiene questo tipo di attività anche illegalmente (è incredibile come lette alla luce delle rivelazioni di Mafia Capitale certe delibere dell’Assemblea Capitolina assumano una luce tutta diversa).

Proviamo a mettere insieme gli elementi di quella delibera del 2011:

– nuove licenze ambulanti in centro storico in deroga ad un esplicito divieto,

– possibilità di vendere anche altro oltre ai libri (immaginatevi poi i vigili che devono controllare il rispetto del 10% dell’altra tipologia),

– applicazione dei soliti canoni OSP da miseria,

– assegnazione delle licenze a chi abbia una “comprovata esperienza” nel settore.

Si può immaginare un regalo più grande a pochissimi privilegiati? Mai poi che regali del genere vadano a qualche giovane di buona volontà o di brillanti idee, bensì sempre a favorire i soliti professionisti del settore.

Ma poi, dove sarebbe l’interesse pubblico di un’operazione del genere? Il Comune da queste licenze ci tira sù pochi spiccioli, mentre l’impatto di queste attività è sempre considerevole. Senza contare poi che le librerie, quelle vere e quelle poche rimaste, riescono a mantenersi a malapena e non gli giova certo una concorrenza al ribasso fatta da chi può evitare costosi affitti pagando canoni OSP ridicoli. Si badi bene che stiamo parlando di licenze che una volta rilasciate varranno subito cifre fantastiche (centinaia di migliaia di euro se non addirittura di più) di cui beneficeranno solo i pochi “fortunati” assegnatari (che sono praticamente già individuati, prima ancora di aprire il bando).

Inoltre, in un momento in cui si cerca in ogni modo di rifondare e riqualificare il commercio ambulante, cogliendo l’occasione dell’applicazione della Bolkestein, che senso ha concedere un pugno di licenze a pochi privilegiati non potendole poi ricomprendere nella ristrutturazione complessiva del settore?

Leggiamo nel pezzo di Romatoday che le postazioni verranno assegnate “… con criteri di qualità precisi e innovativi che premiano gli operatori che vendono esclusivamente libri, propongono pezzi pregiati o di antiquariato e utilizzano modalità di vendita anche telematiche“.
Ma davvero si crede che queste bancarelle potranno mai vendere “pezzi pregiati o di antiquariato”, oppure che potranno adottare modalità di vendita telematiche?

Verrebbe da chiedere alla Giunta: ma chi volete prendere in giro?

Tutto ciò ricorda molto quanto accaduto per la festa della Befana di piazza Navona del 2015, allorché il Municipio volle predisporre un nuovo bando per la festa privilegiando la qualità ed i prodotti del territorio ed invece l’esito mostrò che avevano vinto i soliti noti che la qualità non sanno neanche dov’è di casa.

A parziale giustificazione dell’assessore Meloni, va detto che gli operatori che già sanno che vinceranno il bando (misteri del commercio romano) hanno ottenuto dal TAR una sentenza che obbliga il Comune ad attuare la delibera del 2011.

Viene però da chiedersi: possibile che nessuno abbia pensato ad abrogarla quella delibera? Come può essere che una delibera approvata in un’altra era, quando sappiamo che vigevano dinamiche su cui sta attivamente indagando la magistratura da mesi, e che per di più prevede il rilascio di licenze ambulanti in centro storico, dove si stanno faticosamente liberando le strade dalle bancarelle col Tavolo del Decoro, sia stata giudicata intoccabile dall’attuale maggioranza?

Probabilmente si farebbe ancora a tempo a cancellarla quella delibera, con la motivazione che contrasta con il lavoro del Tavolo del Decoro e con la riforma del settore promossa dall’applicazione della Bolkestein, ma anche considerando che è stata approvata al tempo in cui si è lasciato esplodere il fenomeno del commercio ambulante a Roma, generando un’ipertrofia che oggi la stessa amministrazione fatica a ricondurre a ragione. Ma evidentemente anche in questo caso le ragioni e gli interessi (molto corposi, come abbiamo visto) di pochissimi valgono molto di più del decoro che si dovrebbe alla città di Roma e dei desiderata di tantissimi cittadini che non ne possono più di strade occupate da un commercio che dovrebbe invece essere confinato nei locali commerciali, come in tutte le città evolute del mondo.

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2 risposte

  1. Del pronunciamento del TAR se ne parla nel pezzo ma stando all’articolo di Romatoday la Giunta sembrerebbe aver approvato il bando per I 37 librai, non facendo menzione del commissario citato nel pezzo da lei riportato.
    Come al solito le notizie sono sommarie e poco affidabili ed anche questa è responsabilità dell’amministrazione.
    Rimangono le dichiarazioni dell’assessore che non ci piacciono per niente (ancora sbandierare commercio di “qualità” su strada?) e la possibilità che per noi rimane valida di annullare la delibera del 2011. Chiaramente ciò andrebbe fatto in Assemblea Capitolina ma se volesse la maggioranza non avrebbe problemi a farlo.

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