Dopo le bancarelle, nessuna speranza anche per l’arte di strada

Dopo aver riportato qualche giorno fa la testimonianza di alcuni cittadini che sono costretti a pagare di tasca propria per proteggersi dagli eccessi degli artisti di strada, abbiamo provato a fare il punto rispetto all’iniziativa di revisione della normativa sull’arte di strada a Roma intrapresa a fine 2016 dalla Commissione Cultura dell’Assemblea Capitolina.

Di quell’iniziativa abbiamo parlato l’ultima volta alla fine del 2017 e chi scrive vi ha partecipato in qualità di rappresentante di un’associazione di residenti del centro storico.

 

Anzitutto è utile avere un quadro della situazione attuale dell’arte di strada a Roma e per questo rimandiamo ad un articolo che pubblicammo nel lontano 2015 ma che purtroppo è ancora in gran parte valido. In estrema sintesi, la normativa vigente, in gran parte inefficace ed inapplicabile, è stata ulteriormente smontata da una sentenza del TAR; il risultato è una sorta di far west dove chiunque, vero artista o meno, può mettersi a strimpellare in strada come e quando vuole senza rischiare nulla.

L’unica novità di rilievo rispetto a quel pezzo del 2015 è intervenuta lo scorso agosto, quando il Municipio I si è deciso ad inibire una serie di luoghi all’arte di strada per evitare fastidi eccessivi a chi in quei luoghi vive ed opera. L’inibizione totale delle esibizioni ha finora dimostrato di funzionare, consentendo agli agenti di Polizia Locale di intervenire senza dover sottostare ad ambiguità o chiaroscuri delle norme.

 

Tornando all’iniziativa della Commissione Cultura, e della sua presidente Eleonora Guadagno, quello che accadde in sintesi è che la lobby degli artisti di strada (l’ennesima ad avere un buon ascolto da parte dell’amministrazione M5S, dopo bancarellari, cartellonari, ecc.) presentò una proposta di nuovo regolamento sull’arte di strada per superare quello attuale (Del. A. C. n.24/2012). A detta degli artisti infatti quello vigente è un regolamento punitivo nei loro confronti, una normativa che limita le loro possibilità espressive. Già su questo punto ci sarebbe da trasalire, stante che con la normativa vigente è praticamente possibile fare qualsiasi cosa in termini di esibizioni artistiche, con l’impossibilità per le forze dell’ordine di controllare i livelli acustici delle esibizioni canore, la durata delle stesse ed infine con un regime sanzionatorio del tutto inefficace (sanzioni amministrative che praticamente nessuno paga).

La proposta degli artisti non solo sarebbe ulteriormente permissiva nei confronti delle esibizioni canore ma addirittura prevederebbe delle sanzioni (una “diffida ufficiale”) nei confronti dei cittadini che si rendessero artefici di segnalazioni alle forze dell’ordine “del tutto prive di fondatezza”!?!

 

Saputo dell’iniziativa della Commissione Cultura, alcune associazioni di residenti del centro storico si sono accreditate presso l’istituzione (non senza grande fatica, con la presidente Guadagno che per mesi ha ignorato ripetute richieste via email) ed hanno provato a contribuire ad una possibile nuova normativa da una parte descrivendo i problemi rilevati in quella attuale e dall’altra facendo una ricognizione delle normative in materia di città affini a Roma.

 

I maggiori problemi rilevati nella normativa vigente sono stati:

  • impossibilità di misurare, e quindi limitare, i livelli acustici,
  • impossibilità di verificare la durata delle esibizioni ed il rispetto degli orari,
  • impossibilità di evitare esibizioni invasive di fronte a luoghi tutelati (chiese, biblioteche, etc.),
  • inefficacia delle sanzioni.

 

Riguardo invece le normative vigenti in altre città europee ed italiane, questo è quanto fu rilevato:

Le normative delle principali città Europee (Madrid, Parigi, Londra, Bruxelles, Barcellona, Dublino, Berlino) hanno alcuni criteri fondamentali in comune:

  • Divieto di utilizzo di amplificatori e strumenti a percussione
  • Artisti qualificati, selezionati attraverso audizioni
  • Artisti autorizzati attraverso licenze
  • Sanzioni efficaci: sequestro strumenti, ritiro della licenza
  • Tutela del centro storico: postazioni fisse o zone inibite

Questi criteri si trovano, in gran parte, anche nelle normative di Firenze e Venezia, principali città turistiche italiane dopo Roma.

 

Contestualmente furono quindi proposti tali criteri come linee guida per una nuova normativa per l’arte di strada a Roma.

 

Si tenne quindi a metà marzo 2017 una seduta della commissione molto partecipata, sia da “artisti” che da cittadini residenti in centro storico, a cui presero parte anche tecnici del Dipartimento Ambiente, coinvolti per fornire supporto tecnico rispetto alla vigente normativa sull’inquinamento acustico. Da tale seduta emerse che il nuovo regolamento non poteva prescindere dal rispetto di tale normativa, ragion per cui si sarebbe fatto un lavoro specifico col Dipartimento Ambiente per capire come impostare la questione.

 

Purtroppo però a seguito di quella riunione la Commissione Cultura si rese irreperibile, con la presidente Guadagno che ricominciò ad ignorare le email a lei indirizzate (comportamento alquanto irriguardoso soprattutto da chi si professa “portavoce dei cittadini”, si converrà).

Si provò a scrivere anche al presidente De Vito, sia all’indirizzo della Presidenza dell’Assemblea Capitolina che a quello suo personale, ma anche da quel “portavoce dei cittadini” non si ottenne risposta alcuna.

 

Silenzio di tomba per circa un anno e mezzo, fino a qualche settimana fa quando cominciò a circolare l’indiscrezione per cui in realtà la Commissione Cultura era andata avanti nel suo lavoro, trasmettendo al Dipartimento Cultura delle linee guida per la redazione di un nuovo regolamento sull’arte di strada.

C’è stato bisogno di un accesso agli atti amministrativi (tanto perché abbiamo a che fare con quelli della “casa di vetro”) per ottenere le linee guida di cui sopra ed una volta avutane copia abbiamo anzitutto verificato che esse sono state inviate dalla commissione a novembre 2017, ossia oltre un anno fa.

Facciamo male noi allora a pensar male della presidente Guadagno che si è data alla macchia, proseguendo alla chetichella i lavori della commissione fino alla redazione di linee guida non condivise con chi aveva partecipato all’iniziativa? O meglio, almeno la parte degli abitanti del centro storico è stata tenuta all’oscuro di tutto, mentre nulla possiamo dire della parte “artisti”, anche se qualche idea ce la siamo fatta.

 

Ma la sorpresa per un iter andato avanti di nascosto non doveva essere nulla a confronto del merito delle linee guida.

Esse infatti non fanno altro che richiamare in gran parte i principi del regolamento vigente, lasciando intatta la struttura di una normativa che fin dall’inizio diede prova della sua totale inefficacia.

Queste linee guida non consentono di superare nessuno dei problemi evidenziati dalle norme vigenti e non accolgono nessuno dei principi comuni alle normative delle altre città.

 

In pratica si è fatta lavorare la commissione a vuoto e si è fatto perdere tempo a tanti cittadini al solo scopo di scimmiottare il regolamento vigente col serio rischio di riuscire addirittura a peggiorarlo.

 

Chi scrive ha avuto modo di lavorare con numerose amministrazioni di diverso colore politico, sia comunali che municipali, ma mai aveva rilevato la combinazione di incapacità, insipienza e supponenza dell’attuale Commissione Cultura, in particolare in relazione all’operato della presidente Guadagno.

 

A questo punto che si faccia o meno un nuovo regolamento sull’arte di strada è del tutto ininfluente, visto che sulla base delle linee guida fornite al Dipartimento non potrà che uscire un testo sostanzialmente in linea con la pessima normativa attuale.

Purtroppo questa cosa rappresenta una sconfitta per la città, perché si continueranno a squalificare con pessime esibizioni di pseduo-artisti tanti luoghi del centro storico, con gravi fastidi per chi ci vive ed opera, e continueranno ad essere penalizzati i veri artisti di strada, quelli che vorrebbero seguire le regole ma inevitabilmente finiscono per subire le angherie dei più prepotenti. Questi ultimi continueranno a fare i loro comodi senza che la Polizia Locale potrà in alcun modo mettere freni alle loro invadenti esibizioni.

 

Un’ennesima brutta pagina scritta da quella che doveva essere l’amministrazione del cambiamento. Una storia che ricorda molto il capolavoro fatto da Andrea Coia, presidente della Commissione Commercio, in materia di bancarelle: predisposto ed approvato un nuovo regolamento che prometteva meraviglie e che invece alla prova dei fatti ha semplicemente cristallizato la situazione pre-esistente. Almeno Coia fin dall’inizio ha sostenuto la lobby dei bancarellari, evitando di prendere in giro e far perdere tempo ai cittadini.

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