Ieri in Assemblea Capitolina il Sindaco Raggi ha comunicato ufficialmente l’intenzione dell’amministrazione di procedere con il concordato preventivo in continuità per ATAC. Si tratta in estrema sintesi di un modo per evitare il fallimento dell’azienda concordando con i creditori una riduzione dei debiti ed un piano per onorare gli impegni.
Il discorso del Sindaco è stato come al solito saccente, infarcito di luoghi comuni e di accuse alle amministrazioni precedenti, ma privo di informazioni chiare sul perché sia stata fatta questa scelta e quali sarebbero state le possibili alternative.
Tutto sembra partire dall’assunto che ATAC debba rimanere pubblica. Ed infatti nell’elencare gli obiettivi “precisi ed inderogabili” il Sindaco parla di:
– Mantenere Atac pubblica;
– Salvaguardare i livelli occupazionali e i salari dei dipendenti;
– Risanare l’azienda per assicurare un servizio efficiente e di qualità.
Come si può apprezzare, il “servizio efficiente e di qualità” è in fondo alla lista, essendo evidentemente più importante salvare i dipendenti ed i loro salari ed il dogma di “Mantenere Atac pubblica”, un “patrimonio che appartiene a tutti i cittadini romani”, come dice il Sindaco, ma fatto di 1,3 miliardi di debiti, una flotta che più vecchia e malandata non si potrebbe ed una forza lavoro che brilla per inefficienza e menefreghismo.
All’inutilmente verbosa comunicazione del Sindaco ha fatto eco l’ennesimo risibile post sul facebook dell’assessore Meleo, dove colei che ha passato il suo mandato ad avvicendare i vertici ATAC con una girandola di nomi senza mai dare conto dei benserviti (ultimo Manuel Fantasia, esautorato senza neanche una parola da parte dell’assessore che a suo tempo l’aveva annunciato in pompa magna) si permette di scrivere:
“In un anno abbiamo portato avanti il nostro lavoro con coraggio e determinazione, ispirandoci a tre principi fondamentali: trasparenza, snellimento delle procedure e rigorosa attività di programmazione. Noi oggi ci troviamo a parlare del futuro di Atac proprio in base a questi tre principi, perché abbiamo voluto tirare una netta linea di demarcazione fra passato e futuro. Noi per primi finalmente cambieremo le carte in tavola e risaneremo Atac lasciandola pubblica e in mano ai romani. ”
Cioè dopo oltre un anno di lavoro l’assessore non sa dire altro che: “risaneremo Atac lasciandola pubblica”, pretendendo magari anche di essere creduta.
Se poi il Sindaco Raggi non ha neanche citato il referendum dei Radicali nel suo intervento, dando così ennesima prova di come la democrazia diretta per il M5S è solo quella che gestiscono loro in casa, peraltro con le discutibili procedure della Casaleggio Associati, l’assessore Meleo ha pensato bene di sparare un po’ di guano sugli stessi Radicali, accusandoli di aver ingannato i romani:
“I Radicali hanno ingannato i romani con quella raccolta firme perché per fare una gara del trasporto pubblico ci vogliono almeno quattro o cinque anni.”
E quindi assessore? Dove sarebbe l’inganno? Il referendum, peraltro solo consultivo, chiede ai cittadini se vogliono che nel 2019, ossia alla scadenza della convenzione di ATAC col Comune di Roma, tutti i servizi relativi al trasporto pubblico vengano messi a gara anziché affidati di nuovo alla stessa ATAC.
Si tratta della decisione strategica se è il servizio che debba rimanere pubblico, anche se magari reso da aziende private, o se è l’azienda ATAC che debba rimanere pubblica, per non si sa bene quali motivi (oppure i motivi si sanno e vanno ricercati negli stretti rapporti che intercorrono tra il M5S e certi sindacati autonomi di ATAC).
Noi, come abbiamo già scritto, riteniamo che il bene comune, da salvaguardare, non sia l’azienda ATAC bensì il servizio da rendere ai cittadini. Non possiamo quindi che stupirci e preoccuparci nel sentire che l’amministrazione ha più a cuore le sorti e gli stipendi dei dipendenti ATAC che il diritto alla mobilità di milioni di cittadini.
Ci troviamo quindi d’accordo con la dichiarazione rilasciata da Riccardo Magi, di Radicali Italiani, che dice:
“In questa vicenda il vero inganno ai romani, e a tutti gli italiani che contribuiscono con le tasse alle risorse destinate al tpl, lo sta preparando la giunta Raggi con i soldi dei cittadini: ancora una volta l’interesse di un’azienda fallita viene anteposto al vero bene comune, cioè un servizio di trasporto pubblico efficiente, che consenta alla città di avvicinarsi al livello delle altre capitali europee.”
Perché infatti Sindaco e assessore non hanno voluto dare indicazioni più precise su come questo concordato verrà attuato? Perché non chiarire il punto dell’enorme credito che il Comune vanta nei confronti di ATAC e che con il concordato potrebbe ridursi di molto, rischiando di mandare all’aria lo stesso bilancio del Comune?
Perché non dire che rinunciando alle gare nel 2019, come previsto dalla normativa europea, si perderà la gran parte del “contributo nazionale per il trasporto pubblico”, finendo con l’incidere ancora di più sulle già scarse possibilità di investimento nel settore del trasporto pubblico?
Insomma a noi sembra evidente che col suo atteggimento omertoso, stizzito e poco trasparente, sia proprio il Comune ad ingannare i cittadini, tenendoli all’oscuro dei dettagli della pur complessa questione ed impedendogli di pronunciarsi tramite referendum sulla questione cruciale della mobilità cittadina.