Caos monopattini: la giunta studia regole più severe

Divieto di parcheggio in luoghi storici, una app per la geolocalizzazione e circolazione in determinate strade. Sono già 15 mila i veicoli in sharing

 

Ci sono strade e marciapiedi dove il monopattino è diventato una costante. Parcheggiato di traverso, gettato in terra, addossato a una fontana o un monumento. La Sindaca Raggi l’aveva chiamata “mobilità dolce” e invece ai pedoni resta solo l’amaro dopo aver fatto la gimkana tra decine di mezzi abbandonati.

Ecco perché il Campidoglio è pronto a dare una stretta: entro pochi giorni dovrebbe essere varato un provvedimento della giunta di cui già si conoscono alcune anticipazioni. In primo luogo il divieto di parcheggiare i monopattini nei luoghi più pregiati della città come piazze storiche e aree monumentali. Poi la limitazione della loro circolazione a corsie e piste riservate. Ancora non è chiaro se si tratti di piste ciclabili o preferenziali, ma i tecnici della mobilità ci stanno lavorando.

Per verificare il reale rispetto  delle nuove regole, Roma Capitale chiederà alle compagnie di sharing di dotare ogni mezzo di una app per la geolocalizzazione. Nel momento in cui il monopattino viene parcheggiato in un luogo interdetto, l’app invierà un avviso. Se l’utente non lo sposterà in un’area diversa, a lui verrà addebitata una multa oltre a non bloccare il decorso dei minuti di noleggio, provocando un esborso economico notevole.

Non si tratta di una particolare invenzione dato che già a dicembre 2017, diarioromano aveva proposto qualcosa del genere per le biciclette a flusso libero. Ma in quel caso l’applicazione delle regole era più complessa, in quanto le bici non disponevano di un gps integrato, funzionando solo con la traccia lasciata dal telefono dell’ultimo utilizzatore. Per i monopattini, adesso è il Campidoglio a chiedere che vengano installati i gps (o un sistema di georeferenziazione) in modo da tenere sotto controllo il movimento di ciascun mezzo.

 

Il caos provocato dai piccoli mezzi a due ruote non è solo un problema di decoro ma anche di intralcio alla libera circolazione dei pedoni, soprattutto quelli più deboli. L’Uici, l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, ha avviato una petizione per chiedere che la normativa vigente sia integrata con le esigenze dei disabili visivi.
C’è poi la questione legata allo scarso contributo fornito da questi mezzi alla mobilità cittadina. Da quando è scoppiata l’emergenza Covid, si pensava che sarebbero stati scelti in alternativa al trasporto pubblico di linea, ma diversi studi osservazionali hanno dimostrato che vengono utilizzati più per lo svago e il tempo libero che per il lavoro. Tanto è vero che presso i parcheggi di scambio o le più importanti fermate e stazioni del Tpl non si vedono molti monopattini che, al contrario, abbondano in centro storico.

Dei 15 mila autorizzati agli operatori di sharing, circa 13 mila si trovano all’interno delle Mura Aureliane. La percorrenza media non raggiunge i due km, per cui è davvero raro che gli utenti li scelgano per coprire il cosiddetto “ultimo miglio”, cioè la distanza tra l’arrivo del mezzo pubblico e il luogo di destinazione. Per incentivarne un uso più legato agli spostamenti di lavoro, sarebbe necessario integrare la tariffa a minuto del monopattino in sharing con il biglietto del bus o della metro. In questo modo si agevolerebbe un uso più quotidiano.

Resterebbe comunque il problema del parcheggio selvaggio. Ecco perché il Campidoglio sta per emanare una serie di nuove disposizioni che potrebbero mettere un minimo di ordine. Speriamo di vederle presto.

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