Ricorderete la battaglia che diarioromano, assieme ad altri blog e molti giornali, fecero contro il regolamento sull’ambulantato voluto dal presidente della commissione commercio Coia. Un testo che ha di fatto legittimato lo status quo, con un numero abnorme di bancarelle, dislocate in centro storico e in ogni strada commerciale delle periferie romane. Marciapiedi invasi, decoro calpestato, concorrenza sleale ai negozi che pagano affitti e tasse.
Nella città più bancarellata del mondo occidentale, il M5S con quel regolamento ha di fatto consentito il permanere del degrado da ambulanti senza provare a riformare il settore. Su un punto, però, la delibera Coia non è potuta intervenire: si tratta delle cosiddette licenze anomale, circa 950 concentrate per lo più in centro (ma non solo) che per i loro profili di legittimità necessitavano di un ulteriore approfondimento. Queste licenze, concesse negli ultimi 30 anni spesso al di fuori delle regole e delle leggi, non sono state contemplate nella delibera Coia che le ha rimandate ad una valutazione successiva. Si è costituito così un tavolo tecnico composto da Sovrintendenze, Polizia Locale, Roma Capitale e Municipi per valutare una per una le autorizzazioni. Il tavolo ha terminato il suo lavoro a fine settembre e ha relazionato alla giunta. Ebbene delle circa 950 licenze anomale, praticamente nessuna ha diritto ad essere rinnovata. Hanno tutte vizi di legittimità tali che dovrebbero essere revocate subito. L’esempio, riportato da Repubblica che anticipa il dato, riguarda il caldarrostaro di Fontana di Trevi. Sta lì tutto l’anno, senza rispettare le stagionalità ed è perfino allacciato all’elettricità senza permessi.
Insomma il quadro che emerge è quello che chiunque poteva immaginare: un settore senza regole che ha vissuto fino ad oggi in base alla legge del più forte e non seguendo i regolamenti. A questo punto, non appena i risultati del tavolo saranno ufficiali, la giunta Raggi si troverà costretta a revocare le licenze anomale. Ma la cordata pro-ambulanti interna al M5S è molto forte e il suo referente principale, Andrea Coia, si troverà in una situazione di forte imbarazzo.
Per evitare di prendere decisioni non gradite ai bancarellari, nei corridoi capitolini si sta facendo largo un’ipotesi. Rinviare ogni scelta al momento in cui dovrà entrare in vigore la direttiva Bolkestein (fine 2018) che obbliga a mettere a gara tutte le attività che si svolgono su suolo pubblico, bancarelle comprese. Il M5S, a livello locale e nazionale, sta conducendo una battaglia per escludere gli ambulanti dalla Bolkestein tanto che il presidente Coia ha ribadito, pochi giorni fa, che è intenzione dei grillini cassare la direttiva europea non appena andranno al governo. Convinti, quindi, di mandare Luigi Di Maio a Palazzo Chigi, i 5stelle sperano che l’Italia non applichi la Bolkestein. E che dunque l’intero settore andrà riformato in altro modo, comprese le licenze anomale romane che sopravviverebbero ancora a lungo.
Al di là delle sanzioni severe che Bruxelles imporrebbe all’Italia in caso di disapplicazione di una direttiva, l’ipotesi che i 5stelle assumano la guida del Paese è ancora tutta da dimostrare e dunque ad oggi i “legalitari” grillini devono applicare le leggi. Queste prevedono che entro dicembre 2018 tutte le licenze ambulanti scadranno e andranno messe a gara. Niente più passaggio di padre in figlio, ma selezione in base alla qualità e alle capacità. E perfino la delibera 30/17 (il cosiddetto Regolamento Coia) prevede che le licenze anomale illegittime vadano revocate.
Vedremo quindi se i fautori dell‘Honestà rispetteranno le norme che loro stessi hanno scritto o proveranno a compiacere una categoria, quella degli ambulanti, buttando tutto in caciara e sperando in una fantomatica disapplicazione della Bolkestein.