Altro che legalità, vince sempre la prepotenza

Ancora una volta dobbiamo purtroppo scriverlo: Giunta nuova, metodi vecchi.

Lo facciamo a seguito dello sgombero del palazzetto di via Ostiense 122 avvenuto un paio di settimane fa con consistente spiegamento di mezzi di Polizia di Stato e PLRC. Gli occupanti del sedicente centro sociale Alexis hanno infatti resistito all’ordine di abbandonare lo stabile e ciò nonostante la cosa sia avvenuta perché lo stesso era pericolante. Erano infatti 6 mesi che la Procura aveva emesso il decreto di sgombero e sequestro ma tanto c’è voluto per attuarlo, e pure con la resistenza di coloro che rischiavano l’incolumità per eventuali crolli.

 

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La vicenda appare l’ennesima declinazione degli attivisti in salsa romana, quelli non vogliono risolvere i problemi della città, bensì fare in modo che i loro problemi personali siano risolti, e sempre a spese della collettività.

In questo caso parliamo di un gruppo di giovani (al momento dello sgombero ve n’erano una ventina all’interno) che dal 2012 occupano uno stabile di proprietà del Comune, ma concesso ad ATAC, risiedendovi e svolgendo attività socio-culturali.

Noi non ce ne andiamo da qui. Vogliamo una risposta. Abbiamo incontrato tutti: abbiamo presentato un progetto e non è bastato. Vi chiediamo di restare qui fino a quando le nostre condizioni non verranno rispettate non siamo disposti a fare un passo indietro” hanno dichiarato gli occupanti al momento dello sgombero.

E queste dichiarazioni devono essere state così convincenti da mobilitare l’assessore all’Urbanistica in persona, che si è presentato subito in loco prendendo le parti degli occupanti, e da finire con l’assegnargli seduta stante un nuovo immobile, di proprietà ATAC (poi se l’azienda dovesse portare i libri in tribunale chissà di chi sarà la colpa) in cui continuare ad abitare ed a svolgere le loro non meglio specificate attività socio-culturali.

 

Che a degli occupanti abusivi di un’immobile pubblico, per di più sgombrati anzitutto per la loro incolumità, sia concesso di porre condizioni e di vedersele anche riconoscere non è cosa nuova a Roma, purtroppo. Il fatto è che noi, e tantissimi con noi, avevamo capito che l’esito delle ultime elezioni comunali avrebbero portato una rivoluzione di legalità nel Comune di Roma.

Invece dobbiamo continuare ad assistere alla tutela dei pochi prepotenti che si prendono il patrimonio pubblico con la forza e poi vi accampano diritti senza che nessuno si sia mai sognato di verificare la reale condizione economica di certa gente.

Va ricordato che buona parte della responsabilità nel sostenere queste bande di prepotenti ce l’ha la Regione Lazio, che con una delibera dello scorso anno ha di fatto dato completa legittimità ad una miriade di occupanti abusivi, garantendogli precedenza nelle assegnazioni degli alloggi e finanziando progetti di recupero di immobili occupati abusivamente. L’Alexis rientrerebbe in uno di questi progetti, in base al quale soldi pubblici verrebbero spesi per consentire agli occupanti abusivi di continuare a vivere ed a operare nello stabile che si sono scelti.

Del fatto che magari quello stabile potrebbe avere ben altra destinazione, consentendo nel caso di risolvere i problemi non solo di una ventina di prepotenti ma di qualche centinaio (non sta scritto da nessuna parte che costoro abbiano diritto ad abitare in una zona centrale di Roma), del fatto che possano esserci persone molto più bisognose degli occupanti, ma, più in generale, del fatto che vi siano delle norme che la stragrande maggioranza dei cittadini segue per una civile convivenza e che invece sembrano non esistere per pochi privilegiati, ebbene tutte queste cose non sembrano preoccupare nessuno, l’attuale amministrazione comunale in primis.

Evidentemente il Sindaco Raggi e l’amministrazione che lo sostiene devono avere un concetto personalistico della legalità, che non sempre corrisponde alla lettera della legge. Peccato che di una legalità simile è pieno il passato dei cosiddetti partiti tradizionali, quelli che il M5S diceva di voler sostituire con qualcosa di diverso e migliore.

Due considerazioni specifiche sull’assessore Berdini, colui che non si è fatto problemi a prendere le difese ed a trovare una soluzione seduta stante per gli occupanti abusivi dello stabile di via Ostiense.

 

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Anzitutto ci chiediamo dove sia la coerenza tra il chiedere il rispetto delle norme in materia di urbanistica quando si tratta del nuovo stadio della Roma e l’assecondare, proteggere e coccolare un’accolita di occupatori abusivi il cui unico merito appare essere la perseveranza negli abusi. Ci sarà pure più gusto a chiedere il rispetto della legge al costruttore di turno, ricco e privilegiato per definizione, piuttosto che ad una banda di giovanotti che pretende di vivere alle spalle degli altri, ma la legge non prevede personalismi o partigianerie e questo soprattutto a tutela dei più deboli. Perché i più deboli in questa storia non sono i ragazzotti belligeranti del centro sociale, bensì i tantissimi che fanno i salti mortali per arrivare a fine mese, che sono costretti a vivere a due ore da Roma perché solo lì possono permettersi l’affitto, che devono chiedere a sé stessi ed ai loro figli rinunce continue per poter però dire di essere in grado di farcela da soli. Queste migliaia o decine di migliaia di persone non ce l’hanno un assessore al loro fianco che gli risolve i problemi, e la causa è in parte perché l’assessore deve perdere il suo prezioso tempo dietro ad una ventina di facinorosi.

Infine vorremmo ricordare all’assessore Berdini un’altra storia di occupazione, che lui ben conosce, quella che vide protagonisti i ragazzi del cinema America a Trastevere. Quel gruppo di ragazzi si fece conoscere in città allorché iniziò a chiedere alle istituzioni uno spazio dove potersi riunire o studiare senza ogni volta essere costretti ad andare in qualche locale commerciale. Passarono alcuni mesi con i ragazzi che continuavano a ricevere incoraggiamenti dalle istituzioni ma nessuna risposta concreta, mentre nel frattempo essi avevano preso a cuore la vicenda del cinema America (qui la storia). Convinti che fosse sbagliata la riconversione del cinema in residence e locali commerciali, mentre la proprietà, una società privata, insisteva da anni per far approvare il proprio progetto ma soprattutto mentre quello che era e poteva ancora essere uno spazio sociale marciva nel degrado, i ragazzi presero l’iniziativa e lo occuparono abusivamente. Lo rimisero in piedi lavorandoci di persona, iniziarono a programmarci film di ogni genere reinvestendo le offerte che ricevevano nella progressiva restaurazione del cinema, ridandogli l’antico splendore. Il cinema divenne di nuovo un centro di aggregazione per il rione, presentando un’offerta che spaziava dai più piccoli, con le proiezioni dei cartoni animati, ai più anziani. Pian piano i ragazzi riuscirono anche a coinvolgere i protagonisti del cinema italiano nella loro iniziativa, organizzando proiezioni di film storici presentati da artisti come Verdone, Sorrentino, Servillo.

Poi la proprietà richiese lo sgombero che fu eseguito in breve tempo, senza che i ragazzi opponessero alcuna difesa. Da quel momento la loro reazione fu invece totalmente all’insegna della legalità: presero in comodato d’uso un locale proprio a fianco del cinema, lo rimisero in ordine sempre col lavoro proprio e ripresero in piccolo la programmazione sempre supportati da tanto mondo del cinema. Contemporaneamente iniziarono ad organizzare l’arena estiva a Trastevere, a costo zero per il Comune, e parteciparono al bando per l’assegnazione dell’ex-sala Troisi, sempre a Trastevere. Quel bando i ragazzi l’hanno poi vinto ed ora sono al lavoro in vista della riapertura della sala sperabilmente nel 2017.

Sappiamo che Berdini l’ha seguita la storia dei ragazzi del cinema America ed avrà colto come l’unica violazione di legge, l’occupazione del cinema, fu fatta per sollevare un problema che si trascinava da decenni ed è cessata alla richiesta dell’autorità senza che i ragazzi ponessero alcuna condizione, accampassero diritti o richiedessero corrispettivo alcuno.

Un’amministrazione seria e lungimirante riconoscerebbe i meriti di chi ha dimostrato di operare anzitutto per il bene della collettività, magari chiedendogli di farsi aiutare a ravvivare culturalmente tanta parte della città che al momento appare morta, e rimanderebbe a casa dai genitori chi pretende che sia la collettività a sovvenzionare i propri sogni. Invece abbiamo i ragazzi dell’America che proseguono la loro iniziativa ignorati dalle istituzioni mentre agli occupatori dello stabile di via Ostiense dobbiamo tutti pagargli un nuovo tetto intanto che non venga sistemato quello che avevano occupato, dove probabilmente saranno fatti tornare.

Chiudiamo come abbiamo iniziato: Giunta nuova metodi vecchi, vecchissimi, e di cui in tantissimi ci siamo sinceramente stancati.

 

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