Al No alle Olimpiadi si contrapponga un programma di rinascita di Roma

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Gli 800mila cittadini che hanno votato Virginia Raggi sapevano che da Sindaca avrebbe detto No alle Olimpiadi di Roma 2024. Lo stupore di qualcuno, anche tra coloro che scelsero M5S a giugno, sembra ipocrita e piuttosto fuori luogo.

Bene ha fatto dunque la Raggi a parlare in maniera chiara. Forse è la prima volta, da quando si è candidata, che prende una posizione netta, senza tergiversare. Sebbene il suo discorso di ieri non sia del tutto condivisibile almeno ha fatto chiarezza su una delle questioni più spinose. “Sarebbero stati i giochi del cemento”, ha detto parlando con i giornalisti. “Il budget è stato sempre sforato – ha proseguito – a Montreal del 720%, a Barcellona del 266”.

La Sindaca in realtà omette di raccontare lo sviluppo impressionante che quelle due città hanno avuto grazie alle Olimpiadi, con Barcellona che è diventata uno dei luoghi più attrativi e vivibili d’Europa e dunque il rientro economico c’è stato ed è stato ben maggiore dello sforamento. Ma questo è un discorso ormai superato. Aver rinunciato alla candidatura di Roma non è un dramma anche se chi scrive è convinto che sarebbe stata l’occasione per far rinascere la nostra capitale. Probabilmente la nostra generazione non avrà più la possibilità di vedere arrivare a Roma un miliardo e 700milioni di euro da parte del Cio e altrettanti da parte del governo nazionale. Siamo stati privati della possibilità di scommettere sulla più importante occasione che una città possa avere. I nostri figli, forse i nostri nipoti ci riproveranno. Ma da qui al 2050 non se ne parlerà più. La colpa, intendiamoci, non è della Raggi ma di chi ha spolpato i grandi eventi passati, dai Mondiali del 90 fino ai campionati di nuoto del 2009, provocando sfiducia e paura per i prossimi 40 anni.

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Giovanni Malagò, pres Coni, durante la conferenza stampa di ieri

 

 

La Sindaca però ha sbagliato su due fronti. Sul piano istituzionale ha commesso uno sgarbo imperdonabile a saltare l’incontro fissato alle 14.30 di ieri con Giovanni Malagò, Luca Pancalli e Diana Banchedi. Un primo cittadino deve ascoltare chi ha lavorato per anni ad un progetto di questa levatura, deve avere il coraggio di guardare in faccia i propri interlocutori e comunicargli le sue decisioni. Fissare un incontro all’ultimo momento, presentandosi con un notevole ritardo quando alle 15.30 era già stata fissata una conferenza stampa è segno di superiorità, anzi di spocchia che non si può perdonare a nessuno.

L’errore commesso sul piano politico è ancora peggiore. Dire No alle Olimpiadi era una sua legittima scelta, ma nel contempo avrebbe dovuto indicare i metodi e i mezzi economici con i quali compensare la mancanza dei giochi. Ovvero: hai detto no alla riqualificazione delle Vele di Calatrava? Bene, ma allora devi spiegare cosa intendi farci e come pagherai la loro prosecuzione. Hai detto no alla ristrutturazione dello Stadio Flaminio? Bene ma allora illustra cosa sarà della magnifica opera di Nervi e quale strade alternative puoi prendere.

Un amministratore serio fa così: prende una posizione netta e nello stesso momento spiega la sua ricetta. Il No di ieri doveva essere l’occasione per illustare un grande progetto di risanamento dello sport capitolino. I metodi sono tanti, dalle sponsorizzazioni dei privati al coinvolgimento di operatori stranieri, al finanziamento da parte dello Stato. Insomma quello che deve fare la giunta è indicare una strada, spiegare cosa vuole fare per i prossimi 5 anni oltre a dire No a questo e a quel progetto.

Il No imposto da Grillo e Di Battista doveva essere un Sì a tanti progetti che insieme avrebbero portato alla rinascita di Roma. Progetti gestiti da amminsitratori onesti e capaci, in grado di provocare occupazione e di ridare speranza alle giovani generazioni. Invece abbiamo assistito ad un No piuttosto infantile senza la contrapposizione di un Sì a far diventare questa città più normale. Un luogo dove si possono fare le cose che fanno tutti gli altri senza paura.

La Sindaca ha ancora il tempo per recuperare, per progettare e farci sognare. Deve però sbrigarsi, perchè i primi 100 giorni di mandato stanno scadendo e finora Roma non ha visto neanche un’idea.

 

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3 risposte

  1. Ben detto.
    Io sono stato da sempre contrario all’ipotesi Olimpiadi ma il modo scelto dal Sindaco per dire no non poteva essere peggiore.
    Ai giusti rilievi del post aggiungerei il fatto che un no tanto secco e privo di motivazioni serie poteva essere dato mesi fa, senza fare tante manfrine scappando sistematicamente dal Presidente del Coni. Che poi come fa una che ha paura di incontrare Malagò a fare il Sindaco a Roma …

  2. Le Olimpiadi avrebbero potuto essere l’occasione con cui il Movimento 5S dimostrava quella differenza con gli altri partiti che sempre sottolinea. Sarebbe stato un primo vero segnale di rinnovamento se il Movimento avesse dato prova a noi Cittadini che la loro Amministrazione non ha timori ma bensì ha la capacità di commissionare appalti senza incorrere in ruberie.

  3. Filippo ha nuovamente centrato il problema:
    la Raggi non ha un programma, una vision, una strategia.
    Si può dire certamente no alle Olimpiadi, ma motivando questo diniego con delle proposte alternative, valide e concrete, di sviluppo e governo della città.
    Tutto questo non c’è e non c’è mai stato e, personalmente, dubito che ci sarà; il M5S ha vinto le elezioni romane sull’onda dell’indignazione, dello tsunami di “mafia capitale” e dell’indubbia onestà del M5S; ma fin dall’inizio si è compreso che ai grillini ed alla Raggi mancava e manca un programma con la P maiuscola, mancano competenze interne che debbono acquisire dall’esterno del movimento con tutti i contrasti interni che questo comporta (vedi questione assessori), manca l’adeguata conoscenza delle questioni più importanti (trasporti, rifiuti, ecc.).
    Governeranno “a spot”, affrontando i problemi mano a mano che gli esploderanno fra le mani, e quindi tardi e male perchè ogni valutazione sarà solo fatta sull’emergenza.
    Ad esempio, tutti i dati dell’AMA e della Regione Lazio segnalano indubitabilmente la fortissima probabilità che prima di Natale esploderà l’emergenza sulla gestione dei rifiuti; il problema è noto alla Raggi fin dalla campagna elettorale, cioè da almeno sei mesi, ma nulla proprio assolutamente nulla è stato preordinato, attivato, deciso per evitare tale emergenza.
    Basteranno due o tre giorni di mancata raccolta dei rifiuti per mandare in tilt la capitale ed assestare il colpo definitivo alla credibilità della Sindaca.
    Più in piccolo, ciò accadrà anche per la questione di Piazza Navona; l’Alfonsi ha furbescamente rimandato la palla al Campidoglio, dove hanno esclamato: “e mò?? che famo??”, non sapendo proprio che pesci pigliare.

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