A Roma una Polizia Locale con le pezze al sedere, e durerà per molto

Vigili che non possono più portare la pistola oppure impossibilitati a verificare le targhe dei veicoli, ma anche sotto organico e con nessuna prospettiva di crescita. Quando deciderà Gualtieri di occuparsi del Corpo?

La totale inconsistenza del corpo di Polizia Locale Roma Capitale è sotto gli occhi di tutti, cittadini ma anche amministratori, con assessori e presidenti di Municipio che confidenzialmente ammettono che i vigili a Roma è come se fossero stati aboliti, salvo evitare di dichiararlo in comunicazioni ufficiali.

Viene il dubbio che il sindaco Gualtieri sia l’unico a non essersi accorto di una tale sparizione, oppure – com’è più probabile – la cosa è talmente evidente da non essere sfuggita neanche a lui che però, ben conscio di cosa capitò all’ultimo che provò a mettere mano alla Polizia Locale di Roma, appare guardarsi bene dal commettere lo stesso azzardo.

 

L’impossibilità di poter contare su una forza di polizia cittadina è un problema molto grave per l’amministrazione (già anni fa lo definimmo “Il problema #1 della città di Roma“) perché comporta il non poter assicurare un livello minimo di legalità sul territorio.

Una tale grave situazione viene da lontano, da decenni di anarchia di un corpo che, anziché rispondere al sindaco di turno, è sempre stato abituato ad obbedire solo a logiche di potere interne.

Il sindaco Marino provò a scardinare il sistema di potere interno alla Polizia Locale e lo fece introducendo per la prima volta un comandante generale esterno, proveniente dalla Polizia di Stato, nella figura di Raffaele Clemente. La reazione del corpo di polizia locale fu immediata, con infiniti episodi di boicottaggio delle iniziative del nuovo comandante, il più eclatante dei quali fu l’improvvisa assenza dal servizio nella notte del 31 dicembre 2014 di centinaia di agenti.

Con l’amministrazione Raggi si assistette alla restaurazione delle vecchie dinamiche interne al corpo, con la rimozione del comandante Clemente e il ritorno a comandanti interni che assicuravano un quieto vivere ma con una costante perdita di autorevolezza e di efficacia nell’azione degli agenti. E anche quando la sindaca Raggi decise di mettere al comando del corpo un esterno, Ugo Angeloni, proveniente anch’egli dalla Polizia di Stato, fu ben attenta a scegliere una persona pronta a non toccare gli equilibri interni.

Purtroppo il sindaco Gualtieri ha deciso di andare in perfetta continuità con l’amministrazione precedente, confermando il comandante Angeloni nonostante fosse evidente a tutti l’inconsistenza della sua guida.

A più riprese abbiamo segnalato l’urgenza di un cambio al vertice della Polizia Locale, l’ultima lo scorso ottobre quando sembrava che il sindaco avesse deciso di procedere, ma evidentemente Gualtieri deve avere una paura matta di fare la stessa fine di Marino.

 

Pur essendo convinti che mettere a capo della Polizia Locale di Roma una persona capace ed esperta (ce n’è una perfetta per quel ruolo) possa rimettere il corpo in carreggiata restituendogli pian piano autorevolezza ed efficacia, non ci sfugge il fatto che vi sia una grave carenza di risorse che non sembra essere affrontata adeguatamente dall’attuale governo capitolino. Al momento il corpo di Polizia Locale di Roma conta circa 5.700 agenti, ma secondo una vecchia stima del Comune essi dovrebbero essere almeno 8.000!?!

Purtroppo da un recente articolo de Il Post veniamo a sapere che le più rosee previsioni dell’amministrazione prevedono l’assunzione di al massimo un migliaio di agenti nel 2024, condannando quindi il corpo a rimanere gravemente sottodimensionato, soprattutto in vista di eventi come il Giubileo e forse l’Expo.

Il sotto organico del corpo non è soltanto dimostrato dall’assenza di agenti sulle strade, ma appare alquanto evidente anche esaminando i ruoli apicali della Polizia Locale, come mostrato dall’organigramma che elenca i capi delle Direzioni e delle Unità Operative.

Il comandante Angeloni non solo dirige il corpo e l’U.O. Servizi Amministrativi e Affari Generali ma anche il XIV Gruppo Municipale Monte Mario. Marco Giovagnorio dirige invece sia l’U.O. Risorse Umane – Sicurezza sui Luoghi di Lavoro che il V Gruppo Municipale Casilino. C’è poi Mario De Sclavis, assurto alle cronache grazie ad una puntata di Report, che è a capo della Direzione Coordinamento Operativo, dell’U.O. Pianificazione Servizi Operativi, dell’U.O. Gruppo Pronto Intervento Traffico ma anche del VII Gruppo Municipale Tuscolano. Stessa molteplicità di ruoli anche per Stefano Napoli.

Tante sovrapposizioni di ruoli possono significare un eccesso di unità organizzative oppure, come temiamo, la scarsità di dirigenti a disposizione.

 

Alla cronica carenza di organico si accompagnano dei recenti clamorosi accadimenti che danno la misura della disorganizzazione, inefficacia ed inefficienza della Polizia Locale di Roma.

C’è ad esempio il mancato rinnovo della convenzione con un centro medico della Polizia di Stato, per la verifica periodica dei requisiti fisici e psicologici degli agenti che hanno in dotazione una pistola, che ha portato alla riconsegna dell’arma da parte degli stessi agenti.

Oppure il mancato rinnovo della convenzione tra il Comune di Roma e la Motorizzazione con conseguente impossibilità per gli agenti di risalire dalla targa al proprietario di un veicolo oppure di verificare la validità di una patente di guida. Pare che il Comune abbia ora provveduto alla richiesta di proroga ma ci vorranno probabilmente settimane perché l’accesso alle basi dati della motorizzazione venga ripristinato.

La cosa più grave è che apparentemente nessuno è stato individuato come responsabile di tali incredibili mancanze, portandole a ritenere cose tutto sommato poco gravi, mentre invece danno una chiara idea del baratro in cui i vigili di Roma sono sprofondati.

 

A rincarare la dose, nel caso ce ne fosse bisogno, c’è stata l’inchiesta de La Repubblica che ha scoperto vigili esentati, tramite certificati medici, dal soffiare il fischietto, dall’usare la penna per scrivere le contravvenzioni oppure dall’indossare il berretto perché calvi?!?

 

Citiamo infine pure la pessima immagine che ogni giorno danno i gabbiotti dei vigili in giro per la città, tutti vandalizzati e degradati in vario modo, a dare una plastica immagine dello stato comatoso del corpo di Polizia Locale di Roma.

 

 

E l’iniziativa dell’amministrazione di convertire alcuni di questi gabbiotti in opere di street art sembra dare un ulteriore segnale della sparizione della Polizia Locale dalle strade.

 

 

In particolare c’è il gabbiotto di Porta Maggiore, l’unico in cui hanno lasciato i vetri aperti e la scritta “Polizia Roma Capitale”, dove la presenza di agenti all’interno risulterebbe addirittura ridicola: sembrerebbe un’immagine presa da “Alice nel Paese delle Meraviglie” anziché un posto di polizia di una capitale europea.

 

 

 

Non è possibile per Roma continuare a fare a meno di un corpo di Polizia Locale minimamente efficace ed autorevole, perché questa mancanza è la causa principale di tanti dei problemi che affliggono la città, con al primo posto la strage stradale in corso da anni.

 

Continuare a far finta di niente è una gravissima responsabilità del sindaco Gualtieri, senz’altro la più grave mancanza del suo mandato.

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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