Testo unico del commercio del Lazio, è la volta buona?

Quella sul commercio è una delle competenze legislative regionali, per cui a livello comunale non si può fare come si vuole bensì ci si deve conformare a quanto stabilito dalle leggi regionali.

Della necessità di una revisione della legislazione regionale del Lazio in materia di commercio se ne parla da anni. Il combinato disposto di diversi provvedimenti normativi, non sempre coordinati tra loro, e di interventi puntuali promossi dalle lobby ha rappresentato infatti un ostacolo spesso insormontabile per una gestione decorosa ed efficace del commercio a Roma.

Basti ricordare, a titolo di esempio, la disposizione che non consente di spostare un’attività ambulante se il comune non è in grado di assicurare una nuova posizione equivalente. Si tratta del comma 3-bis dell’art. 44 della legge regionale n.33/1999 che così recita:

3-bis. Qualora il comune proceda alla revoca del posteggio […] l’operatore interessato ha diritto ad ottenere un altro posteggio. Il posteggio concesso in sostituzione del posteggio revocato deve essere equivalente, non può avere una superficie inferiore e deve essere localizzato, possibilmente, in conformità alle scelte dell’operatore …

 

Tale comma non esisteva nel testo originario della legge 33/1999 ma è stato aggiunto da una successiva legge regionale (n.12/2001) approvata durante l’amministrazione Storace. È chiaro cosa possano ottenere certe lobby quando trovano terreno fertile?

 

La notizia è che lo scorso 12 giugno la Giunta Regionale del Lazio ha approvato il Testo Unico del Commercio, un provvedimento che dovrebbe sostituire una serie di leggi regionali tra cui quelle in materia di:

  • commercio in sede fissa e su aree pubbliche (l.r.33/1999),
  • reti di imprese tra attività economiche su strada (l.r.4/2006 art.113),
  • commercio all’ingrosso (l.r.74/1984),
  • attività di somministrazione di alimenti e bevande (l.r.21/2006).

 

Il testo normativo, che può quindi iniziare l’iter per l’approvazione in Consiglio Regionale, contiene una serie di interessanti novità che se non modificate in corso d’opera potrebbero consentire finalmente ai comuni di operare con maggiori poteri per coniugare le esigenze del commercio con il decoro cittadino. Vediamone alcune di queste novità (prese da un recente articolo de Il Messaggero):

  • la prima e più importante è la sparizione del principio di equivalenza, ossia la necessità di trovare per un ambulante un luogo commercialmente paragonabile a quello da cui lo stesso viene spostato (previsione che rende estremamente difficile, ad esempio, spostare delle postazioni a fontana di Trevi non potendo trovare un luogo altrettanto appetibile commercialmente); se e quando verrà approvato il nuovo testo unico sarà quindi possibile per i comuni revocare una concessione in un particolare luogo di pregio senza doversi preoccupare di offrirne un’altra in luogo equivalente,
  • non verranno più concesse nuove licenze ambulanti “a rotazione”,
  • viene prevista una salvaguardia per le botteghe storiche con almeno 70 anni di attività (ma anche per urtisti con 50 anni di servizio!?!),
  • si prevede la possibilità di una limitata somministrazione (ma senza servizio) nei mercati rionali,
  • vengono normate le “reti d’impresa” con la possibilità di ottenere sgravi fiscali da re-investire per migliorare il territorio.

 

Da quel che abbiamo letto l’impianto del provvedimento sembra buono, anche se come sempre il diavolo si nasconde nei cavilli. Inoltre questa è la versione approvata dalla Giunta Regionale ma c’è da scommetterci che i passaggi in commissione ed aula ne apporteranno di modifiche. E scommettiamo anche sul fatto che le modifiche ben difficilmente saranno migliorative dal punto di vista dell’interesse pubblico, per il principio che gli interessi privati hanno sempre qualche lobby che li tutela mentre quelli pubblici sono sempre orfani.

 

C’è però un elemento questa volta che ci spinge ad essere un po’ più ottimisti del solito ed è il fatto che in Consiglio Regionale, ed in Commissione Commercio, siede Marta Leonori, l’ex assessore al commercio della giunta Marino, ovvero colei che fece l’unico serio spostamento di bancarelle dal centro storico di cui si abbia memoria. Chi ci segue sa che noi abbiamo una riconoscenza particolare nei confronti di Marta Leonori, essendo lei l’artefice del nuovo regolamento degli impianti pubblicitari su cui per anni ci siamo impegnati.

Ebbene sapere che in Regione Lazio vi sia una persona competente ed affidabile come Marta Leonori è per noi una buona garanzia che si cercherà di fare un buon lavoro. Non ci aspettiamo un lavoro perfetto, ben sapendo della necessità di scendere a compromessi talvolta, ma tenderemmo ad escludere porcherie come quella con cui abbiamo aperto il pezzo.

 

Tutto ciò detto, speriamo questa sia la volta buona per vedere il testo unico approvato. Per chi ha buona memoria, o per chi come noi si affida al proprio archivio, non è questa la prima volta che la Regione Lazio annuncia il testo unico del commercio. Lo fece infatti già nel 2014 il presidente Nicola Zingaretti con una pomposa conferenza stampa; peccato però che poi non se ne fece più nulla e noi nel lontano 2016 ci chiedevamo che fine avesse fatto quell’iniziativa.

L’impressione è che in Regione vogliano togliere qualche alibi all’amministrazione M5S di Roma che in oltre due anni di governo non è riuscita a spostare neanche una bancarella dai luoghi di pregio (e quelle poche spostate in via Tuscolana lo sono state applicando le norme del PGTU approvato da Marino).

Anche in una recente conferenza stampa il Sindaco Raggi alla domanda sul perché ci fossero ancora bancarelle in luoghi storici si è giustificata dicendo che la normativa è complicata e vi sono impedimenti. Vere e proprie balle, considerando che l’amministrazione Marino ne spostò a decine di bancarelle dai luoghi tutelati ottenendo sempre ragione da tutti i tribunali. La verità è che quella dei bancarellari è una delle ormai infinite lobby a cui il M5S a Roma ha deciso di rendere conto e mai si disporrà ad andargli contro a meno di non esservi costretto. Nel caso di via Tuscolana vi era infatti una previsione del PGTU che se non attuata avrebbe comportato delle responsabilità per qualcuno e quindi non si è potuto fare a meno di intervenire.

 

Vediamo se la Regione Lazio farà la sua parte ma noi siamo ormai persuasi che bisognerà aspettare una nuova maggioranza per vedere qualche cambiamento positivo nel commercio romano, soprattutto quello ambulante. Speravamo che l’udienza di giovedì scorso avrebbe portato qualche buona notizia a breve ma invece sembra che l’eventuale condanna del Sindaco verrà pronunciata non prima dell’autunno. Nel frattempo noi e tutti i turisti che arrivano a fontana di Trevi continueremo a sorbirci il solito spettacolo.

 

 

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2 risposte

  1. Il termine “lobby” sa di congiure di palazzo di oscure logge massoniche dai poteri misteriosi e dalle ingenti somme economiche che tramano contro l’umanità, in questo caso contro Roma e tutti i suoi inermi abitanti, credo che l’utilizzo di questo temine molto inflazionato non solo dalla vostra testata si rivolge perlopiù ad onesti lavoratori con regolari concessioni alcune riconosciute come storiche di Roma che occupano soste regolarmente assegnate che sono state oggetto di usurpazione dai poteri forti reali fra cui la Sig. Marta Leonori quando era al cospetto Del Sindaco Marino nel nome di una cretina scusa chiamata “decoro” al quale va riconosciuto l’atto di aver trasformato il colosseo e zone limitrofe in un souk senza legge dove numerosi personaggi normalmente chiamati “abusivi” prosperano esentasse. Questa è stata l’impresa della Sig. Leonori ed i suoi inesperti accoliti chissà al soldo di qualche lobby magari ebraica che dite, visto che i più colpiti sono stati proprio loro. Incompetenti

  2. Noi non diamo nessuna accezione negativa al termine lobby, utilizzandolo nel suo senso proprio di “gruppo di persone che cercano di esercitare un’influenza su decisioni politiche”.
    Nessun problema per noi a che le lobby operino purché la politica tenga conto delle loro istanze in maniera critica e non agevolata da pratiche poco commendevoli.

    Purtroppo quello che lei definisce una “cretina scusa” è qualcosa a cui noi teniamo enormemente e da anni ci battiamo affinché venga minimamente ripristinato a Roma.
    Ed anche sull’ex assessore Leonori qui casca male, essendole noi molto grati per essere riuscita a portare avanti una sacrosanta riforma dei cartelloni pubblicitari che solo la stupidità ed inettitudine dell’attuale amministrazione sono riuscite a bloccare da due anni.

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