È noto l’episodio accaduto lo scorso mercoledì nella metro A alla stazione San Giovanni: una ragazza rom di circa 20 anni, con la figlioletta di 3 o 4 anni, viene pescata a cercare di rubare il portafogli ad un tale, presa in consegna da un vigilantes viene però strattonata da un uomo (forse la vittima del tentato furto) che la picchia e fa del male anche alla figlioletta.

Una giornalista, Giorgia Rombolà di Rai News 24, assiste al fatto e cerca di intervenire per difendere la ragazza e la figlioletta dalle violenze dell’uomo ma si ritrova tutto il vagone della metro contro ad accusarla di essere una radical chic buonista del cazzo!

 

Diciamolo chiaramente: il comportamento dell’uomo, così come descritto, è stato brutale, violento ed inaccettabile, così come inaccettabile e da condannare fermamente è la reazione dei passeggeri della metro, accompagnata da espressioni come “bisogna bruciarli tutti” oppure “così quella stronza impara“.

Per quanto infatti odioso si possa trovare il comportamento di tante, troppe ragazze di etnia rom che quotidianamente, da anni, frequentano la metropolitana di Roma alla continua ricerca di vittime da derubare, non si può mai scendere alla violenza privata, alla giustizia fai da te.

È un segnale preoccupante di imbarbarimento della convivenza civile, una deriva che sta portando Roma ad essere una città sempre meno vivibile, una giunga in cui guardarsi continuamente le spalle e predisporsi alla legge del più forte.

 

Con questo però non vogliamo dire che il fenomeno delle borseggiatrici della metropolitana di Roma vada tollerato, tutt’altro.

Un modo infatti per evitare che le persone normali si esasperino al punto da divenire un branco di esaltati violenti è mettere fine alle illegalità quotidiane in metropolitana di cui tutti sanno ma nessuna delle istituzione sembra avere la soluzione.

Sono conosciute le storie di alcune borseggiatrici colte sul fatto decine di volte ed ogni volta identificate dalle forze dell’ordine e subito rilasciate. Anche questo è inaccettabile in una società civile, perché consente a qualcuno di delinquere liberamente senza rischiare nulla e chi ci rimette sono spesso delle persone deboli, turisti o altri, che subiscono i borseggi.

 

In passato ciclicamente la stampa, la televisione ed i blog si sono interessati a queste storie di ordinario borseggio, dovendo però registrare un sostanziale silenzio da parte delle istituzioni, con le forze dell’ordine a lamentarsi dell’inutilità dei continui fermi in mancanza di sanzioni efficaci che convincano le delinquenti a smetterla.

 

Ci chiediamo però se oggi la situazione non possa cambiare, ora che abbiamo un ministro degli Interni che della sicurezza dei cittadini e delle sue supposte capacità di risolvere questo genere di problemi ha fatto la sua fortuna politica.

Senza vena polemica, può il ministro Salvini finalmente occuparsi, o incaricare qualcuno di occuparsi, dei borseggi nella metropolitana di Roma individuando i modi per reprimere con efficacia i furti?

 

Lo ripetiamo: il recente pestaggio avvenuto nella metropolitana di Roma e la violenta reazione della gran parte dei passeggeri sono fatti da condannare fermamente e da augurasi che non avvengano più, operando affinché ciò accada.

È però necessario che anche la delinquenza finisca nella metropolitana, perché alla lunga (anni!) i cittadini anche i più miti si esasperano e finiscono per farsi giustizia da sé.

 

Faccia vedere il ministro Salvini che alle sue parole sulla “festa finita” per i delinquenti è in grado di far seguire dei fatti non episodici. Vediamo di cosa è capace, veramente.

 

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Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
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