Storia de “Er Più”, il bullo buono di una Roma passata. Un film di Sergio Corbucci

Alla fine dell''800 i trasteverini si sposavano solo tra di loro e gli altri erano "burini". Perfino i piccoli boss di quartiere avevano una loro etica. Una pellicola da scoprire

Oggi vi è una concezione diversa del termine bullo rispetto a quella che circolava a Roma tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900. Il cosiddetto “bullo” restava comunque una persona arrogante e spavalda ma nell’accezione romana racchiudeva un codice di comportamento riconosciuto e rispettato nella Roma dei quartieri, quella dove non vi erano migliaia di turisti ma il vero popolo, quello dei mestieri, dal barcarolo al fruttivendolo, passando per il frascataro (l’oste).

In questo fine settimana nella nostra rubrica dedicata al cinema vogliamo segnalarvi la riscoperta di un cult della commedia italiana firmata da Sergio Corbucci, del 1971, Er più – Storia d’amore e di coltello.

La pellicola di Corbucci mette in scena, in forma romanzata, la storia di un famoso bullo romano, realmente esistito, un certo Remo Ottaviani, detto er Tinèa, er più de Trastevere. L’appellativo “Er più” si riferiva per l’appunto alle spiccate doti di coraggio e di comando che nel quartiere venivano riconosciute con una certa dose di riverenza, tanto che Er più di ogni quartiere era considerato una sorta di capo bastone, al di sopra anche della legge, e le sue regole dovevano essere rispettate da tutti gli abitanti. Si badi bene che non erano regole in contrasto con la legge, ma erano delle norme non scritte, nate dalle consuetudini del quartiere e tutte tendevano a disciplinare un codice di onore e di comportamento per far sì che il proprio rione potesse spiccare sugli altri.

Era una città romantica dove i trasteverini potevano sposarsi solo tra di loro, dove il rione Borgo, all’ombra del Cupolone era visto come un quartiere d’eccellenza mentre quello di San Giovanni era un rione di periferia, quasi di “burini”, dove era meglio non entrare e non immischiarsi.

Remo Ottaviani divenne Er più dimostrando infatti questa grande dose di coraggio. Fattorino presso gli uffici postali di San Silvestro e di viale di Trastevere, nel 1898, in via Frattina, salvò una prostituta dalle percosse del suo protettore. Ottaviani non si fermò neppure di fronte all’evidenza che il protettore fosse un esponente della malavita, pur di strappare la prostituta alle grinfie del padrone decise di accoltellarlo. Questo gesto, paradossalmente, non fu condannato dalle istituzioni, tanto che Francesco Ripandelli, delegato alla pubblica sicurezza di Trastevere, elogiò l’intervento di Ottaviani. Da quel momento in poi Er Tinèa venne riconosciuto Er più de Roma al di sopra di tutti gli altri, questo comportò grandi responsabilità: come l’assistenza ai più bisognosi, il mantenimento dell’ordine nei quartieri, il controllo sull’efficienza dei servizi in città e molto altro.

Su questa storia Sergio Corbucci costruì la trama della vita de Er più de Borgo, Nino Patroni, detto Er fanello, interpretato da Adriano Celentano, che cerca di primeggiare sul Er più di San Giovanni, Bartolo di Lorenzo.

La storia ovviamente prende in parte le distanze dalle vicende reali di Remo Ottaviani, ma mette in mostra una Roma svanita, quella per l’appunto dell’appartenenza territoriale, dei mestieri come si è detto: il pescivendolo, il macellaio, il frascataro, i vetturini delle botticelle e molto altro. Le espressioni dialettali concorrono a far rivivere quella stagione, con termini ormai in disuso e tutto accompagnato da stornelli suonati e cantati per strada o all’interno delle fraschette, da un grande Lando Fiorini.

Ma si sa, non esiste un grande personaggio senza una fine tormentata, così com’è avvenuto per Remo Ottaviani avverrà per Nino Er Fanello. Il film chiude con una chiosa di Giuseppe Gioacchino Belli, che predisse, in modo sarcastico, la fine del codice di comportamento romano:

Le cortellate agneddero alle stelle e Roma addiventò da primo giorno com’è oggi, ‘na Torre de Babelle”.

 

Trama:

Il pescivendolo Nino Patroni (Adriano Celentano), detto Er più de Borgo, è il capo rione, appena uscito di prigione per una breve condanna per violenza. È rispettato da tutti e impone ordine e legge. Un certo Augustarello è il suo rivale in amore, nonché fratello de Er più de San Giovanni, Bartolo di Lorenzo. A più riprese cercherà di sfidarlo e provocarlo fino a pretendere la mano della sua fidanzata Rosa Turbine. I due arrivano a una violenta lite scoppiata in osteria, tragedia che viene evitata per un soffio dall’intervento del Maresciallo del Corpo delle guardie di città. Quest’ultimo teme che la sfida tra i due non sia terminata e si affida così a una spia locale, un rigattiere chiamato Er cinese, che finirà solo per complicare la vicenda.

La situazione continua a degenerare tra risse e provocazioni. Una notte, Augustarello in fuga da Nino muore accidentalmente. Suo fratello Bartolo di Lorenzo è convinto che sia stato Nino ad uccidere Augustarello e pretende vendetta. Sarà dunque un braccio di ferro fra quartieri e capi rione, all’insegna dell’onore e della rispettabilità di un tempo.

 

P.S: nel 1972, Mario Amendola realizzò Storia di fifa e di coltello – er seguito d’er più, parodia del film di Corbucci. Con una sceneggiatura originale, i protagonisti saranno Franco e Ciccio, pur conservando quasi tutto il cast del primo film. Il cosiddetto codice di onore qui viene portato all’esasperazione con continue gag e macchiette, cavallo di battaglia del duo Franco e Ciccio. Resta comunque una piacevolissima commedia che strappa un sorriso ad ogni battuta. Anche qui Amendola, come Corbucci, chiude il film con una citazione:

Nessuno seppe più tra li romani come andorno a’ finì li siciliani, che lassarono tutti sulla piazza fregannose er cavallo e la ragazza”. (Anonimo Romano)

Buona visione!

 

Entrambi i film sono disponibili online gratuitamente.

 

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