Qualche giorno fa abbiamo pubblicato la foto di un lettore che mostrava un caldarostaro ed un altro banchetto posizionati davanti l’ingresso del Gran Hotel Plaza in via del Corso.

Ci è capitato di passarci un paio di giorni fa li davanti, era già scuro ed abbiamo notato che il caldarostaro per alimentare l’illuminazione utilizza un piccolo gruppo elettrogeno posizionato vicino al suo banchetto.

Plaza

Immagini del genere era comune vederne anni fa in molte grandi città dell’Asia ma ormai anche lì hanno capito che non è pensabile che nel pieno centro cittadino ci sia qualcuno che si produca l’energia elettrica in proprio. Perché genera un fastidioso rumore continuo e soprattutto perché il motore a scoppio, per quanto piccolo, inquina e non poco, soprattutto se tenuto in funzione per ore.

Ma come … facciamo le domeniche a piedi limitando anche i veicoli euro5 e permettiamo all’ultimo degli ambulanti di tenere un motore acceso per ore in piena via del Corso???

Delle due l’una: o il banchetto fa a meno dell’illuminazione, oppure gli si fornisce un allaccio di energia elettrica a norma, la qual cosa probabilmente non si può fare. Ma d’altronde dove sta scritto che un banco ambulante debba godere delle stesse prerogative di un negozio vero? Se vogliono l’illuminazione, i caldarostari possono prendersi un normale locale commerciale e restituire un po’ di decoro alla città.

Non sappiamo se c’è qualche norma che vieti una pratica del genere, giacché la possibilità che essa, seppur esistesse, non venga applicata è altissima. E purtroppo l’arrivo del commissario Tronca, su cui più d’uno aveva riposto qualche speranza per una svolta legalitaria a Roma, non ha inciso di una virgola sulla drammatica situazione cittadina.

 

P.s.: Considerata la presenza sempre strabordante di ambulantato vario a Roma, noi rimaniamo affezionati alla legge della Regione Veneto del 6 aprile 2001, n. 10, a cui nel 2005 è stata aggiunta la seguente disposizione: “È vietato il commercio su aree pubbliche in forma itinerante nei centri storici dei comuni con popolazione superiore ai cinquantamila abitanti”. Sembrerà eccessivo ma non per la situazione romana attuale.

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