In piena emergenza Covid, Il Comune non ha ancora programmato interventi per l'inverno. La Caritas: "Servono strutture di pre-accoglienza"

A Roma è in corso un’emergenza, sanitaria-sociale, sottaciuta e per nulla affrontata con la giusta dose di responsabilità. Parliamo della difficile situazione che stanno vivendo la Caritas e l’Ostello “Don Luigi Di Liegro” in via Marsala.

Nella struttura, il 5 ottobre, un ospite è risultato positivo ai test del Covid-19. La Caritas è stata così costretta a sospendere tutte le attività assistenziali. Lo screening degli ospiti è partito il 6 ottobre: su 80 persone, 23 sono risultate positive e con loro anche 2 operatori. Il trasferimento dei positivi è avvenuto con estrema lentezza, solo quattro il 13 ottobre, con il risultato che al secondo screening, avvenuto il 16 ottobre, altri 25 ospiti si sono positivizzati, e con tutte le strutture di isolamento già sature i trasferimenti sono partiti il 21 e il 23 ottobre.

Questo ulteriore ritardo ha prodotto l’ennesima diffusione del virus conclamata dal terzo screening del 26 ottobre, 19 positivi su 29 ospiti rimasti.

La città, giorno dopo giorno, si sta avvicinando ai mesi più freddi dell’anno e, come ha sottolineato il direttore della Caritas, don Benoni Ambarus, da parte delle istituzioni ancora non è stato definito un chiaro programma di contrasto all’emergenza freddo.

 

Foto Caritas diocesana di Roma

 

Quest’anno i posti letto dell’Ostello sarebbero dovuti passare da 72 a 100, a cui si sarebbero aggiunti ulteriori 70 posti letto garantiti dalle parrocchie. Con la diffusione della pandemia questo piano non può essere attuato perché servirebbe una struttura di isolamento che possa tracciare possibili positivi prima che questi entrino nelle sedi di accoglienza.

Se una persona contrae il virus, l’Ostello non riesce più a garantire le normali funzioni di assistenza, servirebbe una quarantena, la sanificazione dei locali e il tracciamento di tutte le persone che sono entrate in contatto con il positivo. Si innesca così un’emergenza nell’emergenza: non si potrebbero accogliere nuove persone, salterebbero servizi essenziali come vitto e igiene personale, non si potrebbero accogliere neppure i casi che intanto si sono negativizzati e sono stati dimessi degli ospedali o dagli alberghi Covid.

Va da sé che un contesto del genere nei mesi invernali più rigidi innescherebbe una situazione potenzialmente esplosiva, come abbiamo detto, sia sotto il punto di vista sanitario sia sotto quello sociale. Le persone inizierebbero a stazionare, come già fanno da diversi mesi, lungo i marciapiedi, nelle nicchie dei portoni dei palazzi, o lungo le sponde del Tevere.

Don Benoni ha già incontrato il Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, e ora torna a lanciare un appello soprattutto al Comune di Roma.

Torniamo allora ad un classico problema che ormai attanaglia la città, la mancanza di una progettazione e programmazione che vada oltre gli interventi di ordinaria manutenzione. Non ci vuole certo uno stregone per sapere che a Roma arriveranno i mesi estivi, poi il periodo scolastico, quello invernale e quello primaverile legato alle migrazioni e al problema del guano degli uccelli. Ma nella capitale si lavora sempre così, a emergenza in atto.

Restando, allora, concentrati solo sulle attuali condizioni della Caritas, è possibile che da marzo a novembre (ormai 8 mesi), con una pandemia in corso, non si sia riusciti a creare strutture di prima assistenza per i senza tetto? Perché ancora non si è arrivati a un “Piano freddo”?

I dati delle persone che vivono per strada sono alla portata di tutti: più di 8 mila unità solo nella città di Roma. Forse le istituzioni erano convinte che in 8 mesi queste persone si sarebbero dissolte nel nulla?

Le colpe non devono ricadere solo sul Campidoglio, le risposte alle nostre domande dovrebbero arrivare anche dalla Regione Lazio.

La Caritas fin dall’inizio della pandemia aveva offerto nuovi spazi per creare luoghi sicuri di isolamento, in modo da garantire la quarantena di 14 giorni. Tutte iniziative che ad agosto ancora non avevano trovato riscontro né da parte del Comune, né da parte della Regione, mentre si discuteva animatamente su movida e discoteche. Si smosse qualcosa, solo a seguito delle solite denunce pubbliche, lo Spallanzani offrì la sua collaborazione così come anche l’ospedale Sant’Andrea.

Ma se la situazione, ora, è peggiorata, la seconda ondata riguarda anche i senza fissa dimora. Il gelo è dietro l’angolo, bisogna agire adesso!

Un operatore dell’Ostello (foto Caritas diocesana di Roma)

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