Raggi: Sindaco dimezzato o possibile rilancio?

Arrivare viva alla fine di questo mandato sarà un grandissimo successo”. Così il Sindaco Raggi chiuse la conversazione informale con la stampa in cui rese nota la sua intenzione di non ricandidarsi per un successivo mandato come Sindaco di Roma.

 

[youtube url=”https://www.youtube.com/watch?v=RLFf-gsfJk0&feature=youtu.be”]

 

 

Una tale dichiarazione di non ricandidatura, benché resa dal Sindaco come se fosse la cosa più normale del mondo (“queste sono le regole che ci siamo dati“, ha ripetuto più volte), ha sorpreso un po’ tutti. Come infatti ha segnalato subito uno dei giornalisti presenti, normalmente un sindaco imposta la propria strategia su un arco di due mandati, essendo difficile riuscire ad incidere positivamente sulle dinamiche di una grande città in soli 5 anni. E questo è tanto più vero per una realtà come Roma, dove malgoverni decennali e vere e proprie organizzazioni criminali hanno ridotto la città sul lastrico gettandola nel contempo in un baratro di degrado ed inefficienza che non sembra aver fine.

Peraltro è la stessa amministrazione in carica che ad ogni pie’ sospinto ricorda che non ci si possono aspettare miracoli nel breve e che ci vorrà molto tempo perché si comincino a vedere i risultati del presunto nuovo corso.

 

Anche noi siamo rimasti stupiti dell’affermazione del Sindaco, non ricordandoci che in campagna elettorale la cosa fosse stata dichiarata. Abbiamo fatto quindi qualche ricerca in rete ed in effetti abbiamo trovato che in un’intervista resa alla rivista Rolling Stones l’allora candidata Raggi disse chiaramente che se eletta non avrebbe potuto ricandidarsi. In realtà abbiamo anche trovato un pezzo successivo del Corriere in cui si attribuisce alla Raggi una correzione di quanto detto a Rolling Stones, ma sembrerebbe più un’interpretazione dell’estensore dell’articolo che una vera e propria smentita.

 

Abbiamo anche voluto verificare cosa dicesse esattamente il regolamento del MoVimento 5 Stelle riguardo al divieto del terzo mandato ma la cosa è stata meno facile del previsto.

Sarà a causa delle recentissime modifiche allo Statuto (ma non si chiamava “Non Statuto“?) ma il link al regolamento del M5S non funziona più:

 

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Inoltre il nuovo regolamento appena annunciato si applica alle sole elezioni nazionali del prossimo 4 marzo, così che siamo ricorsi alla cache di google (qui il regolamento e qui la nota 4 con il divieto) per andare a leggere il divieto di terzo mandato così come era previsto (cosa che sembrerebbe non essere cambiata).

Recita il vecchio regolamento:

Costituiscono in ogni caso requisiti essenziali ed inderogabili per candidarsi sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle in qualsiasi tipo di elezione, a livello comunale, delle province autonome, regionale, nazionale ed europea:

[…]

– non ricoprire cariche elettive come consigliere circoscrizionale, comunale, provinciale, regionale, parlamentare italiano o europeo, e non essersi dimessi dalla stessa carica;

– non aver già svolto, anche per periodi parziali, due mandati elettivi ad una o più delle cariche indicate al punto precedente;

 

Dal che capiamo che effettivamente il Sindaco Raggi non ha possibilità di ricandidarsi per un eventuale secondo mandato, almeno non con questo M5S. A meno che queste norme non vengano modificate, cosa tutt’altro che impossibile anche stando a riflessioni che elementi di spicco del MoVimento fanno da tempo.

 

 

Venendo al merito di questa dichiarazione di non ricandidatura del Sindaco, prevedibile, come visto, ma inattesa dai più, noi compresi, a nostro avviso essa pone tutta l’attuale amministrazione comunale in una condizione di oggettiva debolezza, privandola di qualsiasi orizzonte strategico nell’attività di governo della città.

Il fatto che dopo quasi 18 mesi di governo l’attuale amministrazione non sia ancora riuscita a mettere sui binari giusti nessuno dei più gravi problemi cittadini dipenderà in parte dall’incapacità dei responsabili dei vari settori, ma anche dalle lentezze di una macchina amministrativa caotica ed inefficiente con cui bisogna in ogni caso fare i conti. In queste condizioni, avere un orizzonte temporale di pochi anni condanna all’insuccesso qualsiasi tentativo di cambiamento. Diremmo anzi di più: precludendosi a priori un nuovo mandato il Sindaco sarà portato necessariamente ad evitare decisioni che abbiano un respiro strategico, perché sono difficili, spesso impopolari ed a rischio di essere modificate da chi gli succederà.

Sarà anche per questo quindi che dopo 18 mesi non sono stati elaborati piani strategici per la mobilità (con il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile che sembra più un gioco di società che una vera formalizzazione di come di immagina la mobilità a Roma), per una gestione sostenibile dei rifiuti o per come recuperare gli anni perduti nei lavori pubblici cittadini. Allo stesso modo, perché imbarcarsi in una complicata, benché indispensabile, rivoluzione del corpo di Polizia Locale se tra qualche anno si dovrà passare la mano?

Insomma secondo noi un Sindaco a così breve scadenza è oggettivamente depotenziato, tanto più in una realtà devastata come quella romana dove a detta di tutti, grillini in primis, non basteranno dieci anni per vedere qualche risultato concreto di eventuali azioni di miglioramento.

 

Se quindi il Sindaco Raggi è seriamente convinta che il suo mandato non andrà in nessun caso oltre la scadenza del 2021, considerato che finora la sua amministrazione ha essenzialmente girato a vuoto, perdendo quasi due anni, a nostro avviso dovrebbe seriamente considerare l’ipotesi di rassegnare le proprie dimissioni in tempi brevi. Ci rendiamo bene conto di quanto questa cosa possa apparire bislacca, ma a pensarci bene un’amministrazione che ha dimostrato di non essere fatta di geni della politica e con poco più di tre anni di ulteriore mandato davanti, non ha praticamente possibilità neanche di impostare la soluzione dei gravissimi problemi di Roma. Responsabilità vorrebbe allora che si prendesse atto di ciò e si predisponesse un percorso che in tempi ragionevoli porti all’elezione di una nuova amministrazione, che potrà essere di nuovo espressione del M5S, che però abbia davanti un possibile orizzonte di almeno 10 anni.

E non ci si dica che le persone non sono importanti e che quindi il Sindaco Raggi potrà tra tre anni essere facilmente sostituito da qualcun altro del M5S senza che la strada intrapresa (quale, poi) venga cambiata. Un valido e capace leader per un esecutivo è fondamentale per l’efficacia delle politiche che si vogliono promuovere e seppure della validità della Raggi come leader ci sarebbe molto da discutere, non è pensabile che ella sia intercambiabile senza che vengano messe in discussione le linee d’azione dell’esecutivo da lei guidato.

Infine Roma non ha bisogno di un Sindaco che consideri un successo il solo arrivare viva alla fine del mandato, insomma sopravvivere, bensì di qualcuno che sia disposto anche a metterla in gioco la propria sopravvivenza, pur di tirar fuori la città dal pantano in cui è finita. Sembrerà questo un ragionamento esagerato ma non lo è solo che si consideri, ad esempio, che a Roma muoiono con frequenza preoccupante le persone al solo attraversare la strada sulle strisce pedonali; per cui vi sono già circa due milioni e mezzo di cittadini che la vita la mettono in gioco ogni giorno per il solo viverci a Roma.

 

Chissà se il Sindaco Raggi riuscirà a prenderla sul serio la nostra riflessione. Noi temiamo di no, però per invogliarla a farlo le poniamo anche un’alternativa all’ipotesi di dimissioni in tempi brevi. Considerando infatti che stando alle regole del MoVimento lei non potrà più ricandidarsi a nessuna carica elettiva in nessuna istituzione, il tempo rimastole come Sindaco è l’ultimo che potrà spendere come amministratrice pubblica. Potrà in futuro essere senz’altro “riciclata” in qualche consiglio d’amministrazione di municipalizzata o altro organo di pura nomina, ma mai in una posizione come quella attuale. Si trova quindi la Raggi nella posizione di chi può tranquillamente prendere anche decisioni impopolari sapendo che non dovrà pagare alcun prezzo elettorale. Potrebbe quindi, ad esempio, decidere un luogo dove fare un termovalorizzatore, una discarica, o spingere su battaglie impopolari quali sosta selvaggia e evasione sui bus e soprattutto non fare regalie ai dipendenti capitolini o ai macchinisti ATAC.

Insomma se già sai che non potrai ricandidarti, almeno sfrutta questa decisione per fare del bene alla città, inimicandoti qualche bacino di voti ma facendo le cose giuste per tutti i cittadini. Se invece pur in una così breve prospettiva, governi come un sindachetto democristiano degli anni ’50, non sarai ricordata da nessuno se non come uno dei sindaci più inutili della storia di Roma.

 

Purtroppo noi non ce la vediamo la Raggi che improvvisamente diventa una persona responsabile e consapevole ed avvia il percorso per un suo avvicendamento quanto prima, oppure, alternativamente, che sveste i panni del Sindaco pavido ed indossa quelli da Rudolph Giuliani de noantri, adottando la dottrina della “tolleranza zero” in tutte le materie. Ben felici di essere smentiti comunque.

 

 

P.s.: dobbiamo ammettere che questa intrinseca debolezza del Sindaco Raggi ci è sfuggita durante la sua campagna elettorale; noi siamo stati facili profeti nel prevedere che un eventuale governo M5S non sarebbe riuscito a fare molto a Roma, ma tra le diverse motivazioni addotte ci è sfuggita l’assenza di una qualsiasi prospettiva strategica.

P.p.s.: non volendo commettere di nuovo lo stesso errore, segnaliamo che la candidata del M5S alla Regione Lazio si trova nella stessa condizione della Raggi al tempo delle ultime elezioni, ossia una volta eventualmente eletta, la Lombardi non potrebbe ricandidarsi per un secondo mandato. Anche in questo caso trattasi di mancanza di prospettiva strategica e quindi di intrinseco depotenziamento delle proprie capacità di governo. Ci torneremo.

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