Quando non si ha un’idea di città in testa

Gentrification

 

Wikipedia così definisce il termine “gentrificazione”:

In sociologia il termine gentrificazione (adattamento della parola inglese gentrification, derivante da gentry, ossia la piccola nobiltà inglese e in seguito la borghesia o classe media), indica l’insieme dei cambiamenti urbanistici e socio-culturali di un’area urbana, tradizionalmente popolare o abitata dalla classe operaia, risultanti dall’acquisto di immobili da parte di popolazione benestante.

 

A Roma il fenomeno si è osservato in parte al Pigneto, a Testaccio o a Trastevere. Sul tema vogliamo segnalare un articolo de Linkiesta che parla della gentrificazione a Roma e di come la politica non riesca minimamente a contrastarla, si direbbe anzi neanche a vederla.

La politica ci prova, a difendere l’identità di quartiere: soprattutto, attraverso norme anti-sfratto, per mantenere vivo lo spazio urbano in questi quartieri. Funziona? Non esattamente. A Trastevere, al posto delle storiche botteghe artigiani, hanno iniziato ad aprire toasterie, paninerie, baretti per turisti. Nel frattempo, si sono moltiplicate le case in affitto ad americani, che di Testaccio e Trastevere hanno sentito parlare solo in un recente film di Woody Allen.

 

L’aspetto interessante che solleva l’articolo è però il riferimento a chi un vero contrasto alla gentrificazione lo sta dimostrando, ossia alcuni gruppi di ragazzi che con le loro pratiche cercano di difendere l’identità, in questo caso, del rione Trastevere.

A Trastevere, però, senza riferimenti politici a cui aggrapparsi, la lotta alla gentrificazione è un affare per giovani. Rapper, ad esempio, come il duo trasteverino Carl Brave e Franco126, con l’album indie hip hop intitolato Polaroid, che in realtà più che una lotta dichiarata alla gentrificazione di Trastevere, raccontano per immagini un’identità romana che solo chi è nato nel posto riesce a comprendere.

 

Lo stesso si vede anche nel cinema. Piazza San Cosimato, cuore e anima della vecchia Trastevere, è ormai protagonista di una lotta culturale incominciata e promossa dai Ragazzi del Cinema America, in Via Natale del Grande, storico cinema Trasteverino.

[…]

L’organizzazione del Piccolo Cinema America Occupato ricorda che per ricostruire l’autenticità di questi posti bastano due elementi: la cultura e i giovani, gli unici (per ora) capaci di arrivare a tutti. Dimostrando che la musica e la cultura funzionano, forse meglio di qualsiasi politica perché si aprono a un pubblico e a una coscienza civica che – almeno nella Capitale – sono merce più rara dell’acqua potabile.

 

Noi che i ragazzi del Cinema America li abbiamo seguiti fin dagli inizi della loro storia non possiamo che concordare con la tesi del pezzo. Per poter salvare dall’omologazione, dalla desertificazione e dalla gentrificazione i luoghi storici di Roma c’è bisogno di una passione sincera per la città e per la cultura, unico mezzo per contrastare lo strapotere del denaro.

Non che qui si vogliano difendere tesi pauperistiche, ma se la rendita, il commercio ed anche la speculazione (che in sé non ha nulla di perverso) non trovano paletti forti ad incanalarle, non possono che prendere il sopravvento e portare alla scomparsa dell’identità di una città intera.

E questi paletti devono essere sorretti da un’idea chiara di come la città dovrebbe essere, idea che, ad esempio, i ragazzi del Cinema America hanno dimostrato di avere. Una città che consenta l’aggregazione delle persone anche al di fuori di dinamiche commerciali e che quindi preveda spazi culturali alla portata di tutti, e non solo appartamenti, negozi e garage.

 

Purtroppo dobbiamo prendere atto che chi sta amministrando oggi Roma dimostra di non avere alcuna idea di città, non avendo mai elaborato un pensiero complessivo, ma sufficientemente concreto, di come Roma dovrebbe essere. I politicanti romani, a dispetto del drastico cambiamento di governo occorso alle ultime elezioni, continuano ad essere più interessati alla propria sopravvivenza politica, barcamenandosi tra gli appoggi agli innumerevoli piccoli potentanti romani, che a cercare di ridare a Roma un futuro.

Ciò avviene sia a livello municipale che comunale. Nei municipi le nuove amministrazioni M5S appaiono non aver ancora capito dove sono capitate, mentre il Municipio I, dove maggiormente si registrano i fenomeni di desertificazione e gentrificazione, continua ad operare nel più totale disinteresse degli abitanti, quando non platealmente contro i loro interessi e diritti.

Anche in Comune la mancanza di una strategia e la navigazione a vista sono state elette a regole di governo, con la conseguenza che la maggior parte del tempo è perso ad avvicendare assessori, amministratori e dirigenti vari. Ciò non può purtroppo stupire, giacché quando non si sa dove andare nessun vento è buono.

 

Non ci resta che sperare nei giovani, quindi, almeno in quei pochi che hanno dimostrato di avere idee chiare e la forza ed il coraggio per portarle avanti.

 

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