PMO: meglio la padella Alfonsi o la brace Coia?

Torniamo a parlare della normativa in materia di Occupazioni di Suolo Pubblico (OSP) e connessi Piani di Massima Occupabilità (PMO) dopo che ne abbiamo parlato più volte la scorsa settimana (l’ultima qui).

 

Vogliamo farlo perché sta venendo a maturazione il percorso di cui avevamo parlato a giugno di quest’anno, quello per cui il Municipio I e l’amministrazione comunale avevano deciso di fare a gara per chi favoriva meglio la liberalizzazione delle OSP in centro storico.

 

La scorsa settimana c’è stata la prima discussione in Assemblea Capitolina della proposta di delibera di Andrea Coia, quella che essenzialmente sottrae la competenza dei PMO ai Municipi (andando in senso inverso rispetto al decentramento amministrativo da tutti auspicato) e prevede tutta una serie di nuove OSP o pseudo-OSP che prevedibilmente invaderanno il centro storico di Roma.

Coma abbiamo già scritto, il presidente Coia è risoluto a portare avanti la sua proposta nonostante essa abbia ricevuto parere contrario da parte di tutti gli uffici (con la Polizia Locale che l’ha letteralmente annientata) e di associazioni ed eminenti cittadini che hanno sollevato gravi preoccupazioni sui possibili effetti della nuova normativa.

Oggi ci sarà il prosieguo della discussione e probabilmente l’approvazione finale della proposta Coia, stante che i consiglieri della maggioranza hanno già dimostrato di essere una falange macedone quando si tratta di andare dietro al presidente della commissione commercio, senza probabilmente capirci molto delle sue proposte e nonostante ormai sia dimostrato che ovunque egli metta mano al meglio riesce a cristallizzare i problemi anziché risolverli (vedasi suo primo capolavoro con le bancarelle).

Peraltro in questa occasione il presidente Coia pare si sia superato in termini di metodo: sulla sua proposta di delibera originaria egli ha presentato una prima serie di emendamenti seguiti da una seconda serie che emendano i primi, col risultato che anche chi è molto ferrato nella materia finisce per non capire granché di quello che si sta approvando. Con metodi simili è garantito che il testo normativo finale conterrà chissà quanti strafalcioni e porterà ad infiniti contenziosi, per di più in una materia che già oggi è del tutto fuori controllo. D’altronde il Coia ci è già passato con la delibera sul commercio in area pubblica che ha richiesto a breve ulteriori modifiche normative per risolvere alcuni problemi creati dal primo testo approvato.

Possibile che il Sindaco Raggi non si renda conto che buona parte del malcontento che oggi in via maggioritaria raccoglie in città dipende anche dagli atteggiamenti supponenti e fallimentari come quelli appena descritti?

 

 

Se dal lato dell’amministrazione comunale le cose stanno come appena descritto, guardando al Municipio I, quello maggiormente interessato dal tema OSP e PMO, la situazione è se possibile ancora peggiore.

Da quando è presidente del Municipio I Sabrina Alfonsi, ossia dal 2013 (rieletta poi nel 2016), il percorso di approvazione delle schede di piano del PMO municipale è stato praticamente interrotto, laddove nella consigliatura precedente, guidata da Orlando Corsetti, di schede ne erano state approvate oltre un centinaio.

Questo ha generato una situazione di disparità tra le diverse strade e piazze del Municipio che è stata anche sottolineata dai giudici amministrativi nell’ambito di uno dei numerosi ricorsi giurisdizionali.

In estrema sistesi , i PMO hanno portato all’applicazione di tutta una serie di normative (codice della strada, vincoli architettonici, norme di sicurezza, ecc.) che prima venivano in qualche modo superate, finendo con l’essere visti come uno strumento di grande contenimento delle OSP. Numerosi esercenti hanno quindi iniziato ad attaccare i PMO accusandoli di essere obsoleti o errati e spingendo affinché essi non venissero più approvati.

Queste pressioni hanno raggiunto l’obiettivo di bloccare il processo di approvazione delle nuove schede di piano del PMO del Municipio I tramite l’emergere di una maggioranza schiacciante in Consiglio Municipale contraria ai PMO.

Per poi cercare di smontare le schede di piano già approvate, e quindi vigenti, le pressioni di cui sopra hanno convinto il governo del Municipio a presentare una proposta di delibera che sostanzialmente blocca il processo di predisposizione delle nuove schede di piano (smontando la commissione tecnica che se ne occupava) e concentra tutti gli sforzi nella revisione delle schede di piano già approvate col chiaro intento di renderle molto più permissive.

Insomma anche dal lato del Municipio I, invece che adoperarsi per cercare di reprimere l’abusivismo monstre in materia di OSP, si sono applicati per cercare di bloccare definitivamente il PMO e allargare il più possibile le maglie per le concessioni OSP.

Peraltro è proprio questa inazione che dura ormai da molti anni, e che come ha ricordato il TAR ha creato situazioni di disparità tra esercenti, ad aver offerto a Coia l’assist per intervenire nella materia cercando di sottrarla ai municipi. Se infatti i municipi non assolvono ai compiti loro assegnati l’istituzione superiore può intervenire e subentrare a loro.

 

L’ultima iniziativa della presidente Alfonsi per sviare l’attenzione sullo stallo della sua maggioranza in materia di PMO è stata la convocazione di una riunione tra associazioni di residenti e di esercenti. L’invito della presidente parlava di un generico “tavolo aperto” che si voleva proporre tra le due rappresentanze perché si confrontassero sul tema PMO.

Chi scrive ha partecipato all’incontro e ha potuto prendere atto de visu dell’ennesimo esempio di malgoverno che caratterizza il centro storico di Roma da ormai troppi anni.

La riunione non aveva una chiara agenda né il Municipio si è presentato con una proposta concreta da sottoporre alle parti invitate. Interrogata in merito la presidente Alfonsi ha detto che preferivano la proposta emergesse dalla discussione, cosa praticamente impossibile dato l’elevato numero di partecipanti (una trentina circa). Dal Municipio si è allora proposto che un ristretto numero di rappresentanti dei residenti e degli esercenti (individuati come non si sa) si incontrassero per discutere di PMO ma senza la presenza di qualcuno del Municipio stesso. All’obiezione che se c’era da vedersi informalmente tra residenti ed esercenti non serviva l’invito del Municipio, lo stesso si è detto disponibile ad individuare dei propri rappresentanti (per far cosa non si sa bene).

Non sono mancati nella riunione interventi fuori luogo e battibecchi tra le due parti, col risultato che alla fine la presidente Alfonsi si è trovata a cercare di proporre delle date a breve per questi supposti incontri ma senza che fosse stato deciso nulla di preciso su come e con chi tenerli.

Insomma, l’ennesima dimostrazione che il vertice politico del Municipio I non è neanche in grado di organizzare e tenere una riunione pubblica senza che si risolva nel solito inutile sfogatoio.

C’è da credere comunque in Municipio I si debbano sentire abbastanza sollevati ora che è arrivato Coia a togliergli le castagne dal fuoco. La maggioranza guidata dalla Alfonsi ha fatto il suo lavoro di contenimento sul PMO limitandosi in oltre sei anni ad approvare solo 4 o 5 schede di dettaglio (contro le oltre 100 dell’amministrazione precedente) ed ora il compito di smontare lo strumento PMO sta per passare al presidente Coia.

 

Vedremo come andrà la seduta odierna dell’Assemblea Capitolina ma a meno di sorprese il pastrocchio Coia verrà approvato. In tal caso siamo sicuri che il caos odierno di OSP in centro storico nel giro di pochi mesi verrà ricordato come una situazione idilliaca.

Certo è che se la scelta su chi dovrebbe governare le OSP a Roma è tra la Alfonsi e Coia, l’unica certezza è che le cose non potranno che andare sempre peggio.

 

 

 

PER FATTO PERSONALE – Come detto sopra, il sottoscritto ha partecipato all’incontro organizzato dal Municipio I in qualità di rappresentante di un’associazione di residenti del centro storico. Durante quell’incontro è accaduto che la presidente Alfonsi, nell’ambito di un suo intervento e prima che il sottoscritto prendesse la parola, lo abbia apostrofato come “consigliere dei 5 stelle”. Orbene, chi segue queste pagine sa quanto una tale accusa sia oltre che falsa addirittura ridicola, essendo il sottoscritto un feroce critico dell’attuale maggioranza capitolina fin dai tempi della mia proposta di candidatura nelle liste del M5S.

Tralasciando la sconcezza di una presidente di Municipio che invita dei rappresentanti dei cittadini e invece che discuterci del merito delle questioni li deride pubblicamente ed in maniera immotivata, vi è la circostanza che la presidente Alfonsi deve aver preso un vero e proprio abbaglio. A termine dell’incontro ella ha infatti avvicinato il sottoscritto ricordandogli una riunione di presidenti di Municipio organizzata presso il Dipartimento Commercio nel 2016 dove, a sua detta, io sarei stato presente come consulente dell’amministrazione. La presidente ha anche detto di essere sicura di poter provare la cosa recuperando il verbale di quell’incontro.

Ebbene, come detto alla presidente Alfonsi, il sottoscritto, oltre a non essere mai stato consulente di alcun partito, tantomeno del M5S, non ha mai partecipato a riunioni istituzionali del tipo descritto.

Alla luce di ciò ho chiesto alla presidente Alfonsi di far recuperare dai suoi collaboratori il verbale della riunione a cui lei fa riferimento per dimostrare il fondamento dell’accusa da lei mossami, oppure in alternativa di presentarmi delle doverose scuse.

Chi scrive ha ragione di credere che la presidente Alfonsi debba aver preso un colossale abbaglio nella riunione da lei citata, avendo probabilmente preso qualcun altro per il sottoscritto. A ciò va però aggiunta una cospicua dose di acredine e mancata consapevolezza del proprio ruolo per portare il vertice del Municipio più importante di Roma a comportarsi in maniera tanto indegna.

Si accettano comunque scommesse che la Alfonsi né riuscirà a produrre il verbale della riunione né si sognerà mai di presentare le sue scuse.

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