Parcheggio Arnaldo da Brescia: un’odissea da 15 anni

 

C’è una grande opera incompiuta nel cuore di Roma, in uno dei punti più belli del Lungotevere: il parcheggio Arnaldo da Brescia, situato sulla sponda sinistra del Tevere, tra ponte Regina Margherita e ponte Matteotti, iniziato nel 2005 non è mai stato completato ed oggi fa mostra di sé un cantiere abbandonato, lamiere arrugginite e un ampio tratto di strada sequestrato ai cittadini. Il progetto originario di parcheggio interrato, inserito nel Programma Urbano Parcheggi del Comune di Roma, si sarebbe in realtà dovuto realizzare in via Picardi, ai Parioli, ma vista la sopraggiunta non fattibilità in quell’area le ditte proposero di spostarne la costruzione sul Lungotevere.

La proposta prevedeva uno sviluppo sull’intero Lungotevere Arnaldo da Brescia, con la realizzazione di circa 600 posti auto interrati ed una piazza con affaccio sul Tevere. Nel 2008 la Giunta Comunale, al tempo guidata dal Sindaco Veltroni, autorizzò la costruzione della parte di parcheggio compreso tra ponte Margherita e ponte Nenni, da realizzarsi tra le paratie del sottovia esistente e il muraglione dell’argine. Prevedeva 40 posti moto e 344 per auto, di cui 198 pertinenziali e 146 a rotazione. Da ricordare che al tempo il criterio di pertinenzialità prevedeva che l’eventuale acquirente possedesse una proprietà nel raggio di 500 metri dal parcheggio.

 

I primi scavi del 2010 portarono però alla luce un problema col grande collettore fognario che passa in quel tratto del Lungotevere ed i lavori dovettero arrestarsi. Passarono gli anni ed il progetto parve poter riprendere nel 2012 sotto l’amministrazione Alemanno, quando fu approvata una prima variante che lo portò a ridurre a 182 i posti auto totali, di cui 101 box e 12 stalli pertinenziali e 69 stalli a rotazione. Nel frattempo il criterio di pertinenzialità veniva anche eliminato, consentendo l’acquisto dei posti auto a tutti i residenti nel Comune di Roma.

Nuova ripresa dei lavori quindi ma ulteriore imprevisto nella rete dei sottoservizi e la necessità di un nuovo progetto presentato nel marzo 2015, con una previsione di posti immutata ma distribuiti su due piani interrati, anziché i tre previsti originariamente. Dal 2015 ci sono voluti quasi due anni perché il progetto ottenesse tutti i pareri necessari. Chiusa la conferenza dei servizi a gennaio 2017, si arriva alla fase attuale, durante la quale gli uffici di Roma Capitale stanno verificando che gli elaborati rispettino tutte le numerose prescrizioni che hanno accompagnato i pareri positivi dei vari enti.

Le ditte costruttrici si sono dette pronte a partire con i lavori non appena l’iter verrà concluso. Considerato che i passaggi amministrativi non dovrebbero richiedere molto altro tempo e supponendo non emergano ulteriori problemi, la previsione che si può fare al momento è di un completamento del parcheggio per la prima metà del 2020. Farebbero 15 anni dalla presentazione del primo progetto, un tempo enorme, senz’altro inconcepibile per una grande città che voglia coniugare la grande eredità accumulata in oltre due millenni con stili di vita contemporanei.

 

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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