Era la fine di giugno quando fu sollevata la polemica per l’ennesimo concerto commerciale a piazza del Popolo, allorché emersero diverse violazioni e su tutte fu sottolineata la curiosità di un luogo tanto prezioso affittato dal Comune a circa 500 euro al giorno, meno di una saletta parrocchiale (qui ne parlammo approfonditamente).

La nuova amministrazione si era appena insediata e nonostante qualcuno avesse provato ad investirla della responsabilità di aver autorizzato dieci giorni di occupazione di piazza del Popolo per un evento commerciale ed a tariffe ridicole, in realtà tale responsabilità fu dell’allora commissario Tronca.

Dovendo però dare una risposta ai tanti interrogativi sollevati, così si era espresso il Sindaco Raggi in merito:

Dobbiamo esaminare quelli che sono i limiti i acustici, gli orari e capire se sono stati superati. A oggi non ho ancora visto i documenti, ma se dovessero emergere violazioni di norme e regolamenti procederemo di conseguenza.

 

Da un’amministrazione che si era presentata così innovativa e dirompente rispetto al passato ci si sarebbe aspettati qualcosa di diverso dalle solite frasi di circostanza lasciate cadere nel vuoto non appena pronunciate. Ma purtroppo questo è quello che è accaduto. Nessun approfondimento c’è infatti stato sull’evento Coca Cola dello scorso giugno, nonostante per l’ennesima volta tutti i limiti acustici previsti dalla normativa siano stati abbonantemente stra-superati ed il divieto di tenere eventi di carattere commerciale sulla piazza sia stato bellamente ignorato.

(Su questo sarebbe interessante conoscere il parere dei tanti grillini che si affrettarono a gridare alla lesa maestà per il post su facebook della consigliera Nathalie Naim)

Per dovere di cronaca dobbiamo ricordare che nell’occasione si fece anche viva la presidente del Municipio I, Sabrina Alfonsi, con le solite dichiarazioni roboanti che si sarebbe fatto chissà che, salvo poi lasciare tutto com’è. Ma nel caso dell’amministrazione del Municipio possiamo senz’altro dire di non essere sorpresi: stessa amministrazione, stessi paludati inutili modi.

 

La novità che ci spinge a riprendere questo tema è che si sta per tenere un nuovo concerto su piazza del Popolo, organizzato questa volta da Radio Capital per festeggiare i suoi 20 anni di attività. Un compleanno insomma, e come ogni compleanno, soprattutto nel caso di cifra tonda, è bene festeggiarlo al meglio, in un luogo consono e se possibile prestigioso. E cosa c’è di più prestigioso di una piazza monumentale disegnata nientepopodimeno che dall’architetto Valadier e situata in una delle aree più di pregio della capitale? Se poi un tale fantastico luogo viene sui 500 euro al giorno per l’affitto come ci si può far sfuggire una così ghiotta occasione?

RadioCapital

 

Ma, dice, e col regolamento sull’uso delle piazze storiche che vieta esplicitamente di tenere in piazza del Popolo eventi commerciali come si fa? Niente paura, basta parlare con l’ufficio eventi del Gabinetto del Sindaco e ci pensano loro a trovare una buona giustificazione.

Ma, dice anche, e con la zonizzazione acustica che prevede in quel luogo il limite di 65 dB (55 dB di notte, limiti che si superano parlando con tono di voce appena superiore alla norma, figuriamoci sparando musica “a palla” dagli altoparlanti) come la mettiamo? Tranquilli, lo sanno tutti che basta ottenere il nulla osta acustico dall’apposito Dipartimento e poi sarà praticamente impossibile effettuare controlli che tutto sia rispettato (chiedere all’ARPA per conferma).

 

Acconciamoci quindi ad assistere all’ennesimo sfregio di un gioiello come piazza del Popolo solo per accontentare l’organizzatore di turno che praltro potrà beneficiare del gioiello di cui sopra per un piatto di lenticchie.

Verrebbe da chiedersi: cui prodest?

L’evento in sé non beneficia dello scenario della piazza, svolgendosi tutto su un palco che normalmente copre completamente le quinte e non essendo funzionali allo stesso né l’obelisco né le cupole delle basiliche.

La città non ne beneficia né in termini economici, dovendo provvedere all’ordine pubblico ed alle modifiche della viabilità con costi che i 500 euro al giorno non coprono minimamente, né in termini di immagine, non necessitando certo di un concertino con artisti di medio calibro per attirare qualche migliaio di persone.

Sembrerebbe quindi tutto il prodotto della semplice incuria che ormai caratterizza la gestione della città da parte di tutti gli organi ad essa deputati. La scarsa cura dimostrata dal Comune infatti, col Municipio I eterno “non pervenuto”, fa il paio con la totale assenza degli uffici che dovrebbero rappresentare una barriera insormontabile alla squalificazione di ogni angolo della città storica. Dove sono infatti le soprintendenze quando c’è da dire no ad eventi che con piazza del Popolo non c’entrano nulla e che solo una mente semplice, per non dir di peggio, può pensare possano accordarsi con lo scenario della piazza? Quegli stessi uffici che non molto tempo fa insorsero contro le pur ridicole striscette verdi disegnate dal Municipio I per delimitare le OSP regolari, arrivando a segnalare il Municipio alla Procura di Roma (!?!), dove sono quando c’è da fare tutela vera, quando c’è da scongiurare una tre o più giorni di scempio nell’area di piazza del Popolo?

La riforma voluta dal ministro Franceschini ha ora portato ad accorpare diverse soprintendenze nell’ambito della Soprintendenza archeologica, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma, diretta dall’Arch. Margherita Eichberg. Verrebbe da sperare che questo nuovo ufficio decida finalmente di fare tutela vera e non mera opposizione di facciata a tutto, salvo poi dover prendere atto della propria totale inconsistenza. Ma temiamo che anche in questo campo si finisca col cambiare tutto perché nulla in realtà cambi.

Ma se i soprintendenti non possono essere votati dai cittadini, i sindaci lo sono eccome, ed in tantissimi hanno deciso di dare fiducia al M5S ed a Virginia Raggi perché le cose cambiassero veramente.

Spiace quindi dover registrare che in questo pur limitato campo tutto continui a svolgersi nel solito balordo modo.

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