Mentre Roma continua a dibattersi tra i problemi della raccolta rifiuti, con gravi disservizi sia per la raccolta su strada che per il porta-a-porta, e del loro smaltimento (vedasi treno da 700 tonnellate di rifiuti che non si sa bene che fine abbia fatto dopo lo stop dalla Germania), vi sono piccole realtà a dimostrare che una diversa gestione dei rifiuti è possibile ma continuano ad essere ignorate dall’amministrazione.

Una di queste realtà è NonSonoRifiuti, una piccola organizzazione che da anni raccoglie rifiuti differenziati presso il box n.95 del mercato Trionfale pagandoli a peso.

 

 

Nel marzo scorso NonSonoRifiuti ha raddoppiato, aprendo un nuovo centro raccolta presoo il box 38 di Mercato Irnerio, in via Aurelia 483.

Noi ce ne siamo occupati più di una volta di questa virtuosa iniziativa, stupendoci ogni volta di come un’amministrazione che sui rifiuti è da sempre alla canna del gas non possa supportare questo esempio e far sì che venga replicato capillarmente in tutta la città; una raccolta di questo genere dovrebbe essere disponibile in ogni mercato rionale, ad esempio, così come presso ogni centro di raccolta AMA, potendo così intercettare quanto più possibile alla fonte la frazione “di qualità” dei rifiuti.

Un altro elemento dell’iniziativa di NonSoloRifiuti è la presenza nel punto di raccolta di uno spazio per la raccolta e lo scambio di oggetti usati di cui il proprietario vuole disfarsi. Vecchi libri, piatti, posate o pentolame ancora utilizzabili, piccoli elettrodomestici ancora funzionanti, sono questi tutti oggetti che al momento a Roma sono destinati a divenire rifiuti nel caso al proprietario non occorrano più. Ebbene quelli di NonSonoRifiuti danno la possibilità di conferire questi materiali per metterli a disposizione di chiunque ne abbia bisogno, dietro un pagamento simbolico.

Questo aspetto dell’iniziativa risponde all’esigenza di applicare il primo livello della strategia di gestione dei rifiuti, ossia il riuso; grazie al riuso infatti si può evitare che molti oggetti ancora validi divengano rifiuti con risparmi consistenti nella raccolta e nel trattamento. Si  pensi ad esempio ad applicare la cosa a tutto ciò che va a finire in discarica, inclusi vestiti, mobilio e suppellettili varie, grandi elettrodomestici ancora funzionati e ci si renderà conto dei positivi impatti di una pratica del genere.

Cosa aspetta allora l’amministrazione a mettere a disposizione dei cittadini almeno uno o due primi magazzini dove poter conferire tutto ciò di cui non si ha più bisogno ma che è ancora utilizzabile? Noi è da qualche anno che facciamo questa domanda senza ottenere una risposta. E se all’inizio potevamo pensare che prima l’assessore Muraro e poi la Montanari in realtà un’idea di come attuare il riuso a Roma potessero avercela e che sarebbe stata solo questione di tempo, ora siamo certi che una strategia sui rifiuti l’attuale amministrazione non ce l’abbia proprio. L’aggravante nel caso di Roma è che responsabili incapaci e supponenti invece di applicare le buone pratiche che dimostrano di funzionare continuano a procedere con proclami e sperimentazioni varie mentre tutto il sistema rischia ogni giorno il definitivo collasso.

 

Rendiamo ancora una volta merito a chi sui rifiuti e su come trattarli ha le idee ben chiare, riuscendoci anche a guadagnare qualcosa. Sembrerebbe che a breve potrebbe esservi una ulteriore sede per NonSonoRifiuti, lo speriamo vivamente, così come non perdiamo la speranza che un giorno l’inutile assessore Montanari possa svegliarsi dal suo torpore e si decida a diffondere l’iniziativa capillarmente in tutta la città. Molto difficile, visto quanto ha fatto vedere finora la Montanari, ma non impossibile.

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Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
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