Non farmi male: il nuovo noir di Fabrizio Roncone

Un noir intricato che si muove in una Roma invisibile e senza confini, fino a toccare gli ambienti radical chic più insospettabili. "Non farmi male" è una richiesta d'aiuto da non dire ad alta voce.

Il nuovo romanzo di Fabrizio Roncone “Non farmi male” (Marsilio editore) è un libro coraggioso per diversi motivi. Da una parte non è classificabile in nessuna categoria, è un romanzo ibrido al confine tra giallo, noir e commedia. Una scrittura contaminata da molti generi, primo fra tutti la narrazione giornalistica, stilema impresso per ovvi motivi nel DNA dell’autore. Dall’altra parte il romanzo non si dipana nella solita trama di una Roma periferica, malfamata e abbandonata a se stessa. Format letterario florido in questi ultimi anni, ma si muove nella Roma “per bene” o meglio quella del jet set, dei salotti e dell’ambiente radical chic.

 

Ma la novità vera offerta da Roncone sta nel parlare di questa Roma utilizzando il suo salotto per eccellenza ovvero Capalbio e tutto l’ambiente intellettuale che gravita nelle campagne maremmane che adornano il vecchio borgo.

 

Nell’evolversi della storia l’autore, che si sdoppia nel protagonista giornalista Marco Paraldi, non si risparmia a delineare un vero e proprio “bestiario” del radical chic. Il lettore può godere così di descrizioni minuziose,  dai vestiti alle automobili, dai gusti personali ai modi di fare e molto altro. Descrizioni piacevoli, anche se a tratti forzate.

Marco Paraldi è un ex giornalista che ha aperto una vineria in Campo de’ Fiori. Trascorre il suo tempo a passeggiare, bere cocktail e fumare sigari. È per lo più una persona annoiata, alle prese con l’idea di scrivere un romanzo ma incastrato in una vita che non lo appaga più di tanto. Frequenta sporadicamente Capalbio, anzi cerca di stargli alla larga il più possibile, fino a quando sua sorella, un sabato sera, lo costringe ad accompagnarla a una festa proprio nelle campagne capalbiesi. È l’occasione per Paraldi di rivedere vecchie conoscenze e rimettere piede in un ambiente che sperava di non frequentare più. Ma quella notte gli cambierà per sempre la vita. Di ritorno dalla festa soccorrerà una giovane coppia con un suv in panne. Il giorno dopo la ragazza che era nel suv si reca alla vineria per parlare con Paraldi. La sua visita è una richiesta di aiuto: una sua amica di nome Noemi è sparita nel nulla, e forse il conducente dell’automobile soccorsa potrebbe essere il responsabile. Paraldi da uomo annoiato si ritrova tra le mani una vera e propria indagine da cronista, un ritorno sul campo che, nonostante le prime resistenze, non poteva certo ignorare.
Si apre così una strana e strampalata indagine che porterà Paraldi alla scoperta di un mondo all’apparenza di sua conoscenza. Un’indagine che si consuma in una capitale sorniona dove la polizia, impegnata ad abbuffarsi di pastarelle e bombe alla crema, alle prese con una serie incredibili di scomparse di labrador non ha tempo per faccende più serie. Non resta allora che affidare la ricerca della ragazza ad un manipolo di disgraziati, pronti a far tutto anche a travestirsi da Renzi, Draghi e Totti con delle maschere di carnevale:

“Cosa volete…” Nick perde di colpo il controllo della situazione e inizia a tremare, gli occhi dilatati dal terrore.

“Dobbiamo solo farti alcune domande”.
A questo punto il tono di Totti è scontroso, tendente al cattivo. “Tu ci rispondi e noi ce ne andiamo. In caso contrario…” non finisce la frase e lascia che Draghi, da una busta della Coop, tiri fuori un enorme fallo di gomma nero.

Paraldi entra in contatto con una Roma all’apparenza invisibile, insospettabile: avvocati, attori, ministri corrotti, agenti segreti, broker senza scrupoli e suore stanche di stirare camicie ai cardinali. Una Roma che in certe situazioni non fa distinzione di classe e contamina tutti gli ambienti: non c’è allora tanta divisione tra i Parioli e la periferia, tra un ricco imprenditore e una donna ricoperta di debiti e inseguita dagli usurai. Quando la disperazione umana è tanta si è tutti nelle stessa barca, certo con dei distinguo necessari ma vittime e carnefici allo stesso modo.  Le uniche certezze ad emergere nel romanzo sono l’assenza di redenzione e la solitudine palpabile nelle vite dei personaggi, teatranti e camaleonti che sopravvivono in un ambiente che non chiede sconti.

Capalbio è sempre lì, è una cornice e uno sfondo allo stesso tempo, è una porta che si apre e si chiude di continuo. Una zona franca dove rifugiarsi alla ricerca di quiete, oppure nascondere verità indicibili, un luogo seducente e complice come la capitale. Due centri che si scambiano tutto, anche le battute e le amarezze:

Totti, Draghi e Renzi attraversano il salone, entrano in cucina ed escono sul giardino… spariscono dietro una grande quercia. Nel buio, si sente la voce di Bombardino: “Tu guarda se m’ nun se beccamo pure un cinghiale…”
Paraldi: “Tranquillo, si sono trasferiti tutti a Roma”

Non farmi male sembra la richiesta d’aiuto che tutti i protagonisti portano sulle proprie labbra, la stessa affermazione che Capalbio potrebbe dire a Roma o viceversa.

 

 

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