Mamma Roma, il capolavoro di Pasolini che mostra la città e la vita delle periferie anni ’50

Per la rubrica sul cinema che racconta la Capitale, una pellicola inserita tra i 100 film italiani che hanno cambiato la memoria del Paese. Da vedere in quarantena

Mamma Roma è il secondo film, dopo Accattone, scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini. Venne presentato la prima volta alla XXIII Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il 31 agosto 1962.

Come ogni opera di Pasolini, Mamma Roma fece subito parlare di sé, in quanto denunciava un evento realmente accaduto, ovvero la morte di Marcello Elisei, un giovane di 18 anni, deceduto nel carcere di Regina Coeli, dopo 24 ore di agonia, legato e lasciato senza cibo e acqua. Aveva la broncopolmonite, ma non venne soccorso dalla polizia penitenziaria. Era il 29 novembre 1959, una storia di cronaca che purtroppo ricorda quella di Stefano Cucchi.

Pasolini si disse profondamente turbato da questa vicenda, tanto da denunciarla a più riprese. Segnalò l’atteggiamento fascista di una parte della Polizia italiana e decise di inserirne alcuni frammenti in una sua storia, un romanzo o un racconto.

Alla rivista Noi donne dichiarò: “Se dovessi scrivere un’inchiesta […] sarei assolutamente spietato con i responsabili: dai secondini al direttore del carcere. E non mancherei di implicare le responsabilità dei governanti”, anche se per quella morte non pagò mai nessuno.

Alla fine, passarono tre anni e ci elaborò una sceneggiatura, ambientandola in un contesto totalmente opposto rispetto a quello reale.

Come in Accattone, il suo intento era quello di denunciare lo stato delle periferie romane negli anni della speculazione edilizia e del depauperamento sociale del territorio cittadino: lo fece attraverso un personaggio reazionario, la prostituta che cerca di evadere dal suo stato sociale.

Infatti, il filo conduttore dell’opera è l’emancipazione a più livelli: il primo è quello dalla campagna alla città, Guidonia, dove nasce e cresce Ettore, il figlio della prostituta Mamma Roma (Anna Magnani), una terra burina, popolata da ignoranti e analfabeti, dove non c’è futuro se non quello di lavorare la terra e “prendere in mano la zappa”; il secondo livello è l’emancipazione interna, legata alla mobilità tra periferia e “nuova periferia”, ovvero da Tiburtina, troppo vicina alla ferrovia e al cimitero del Verano, verso una vera e propria terra di frontiera, qual era la Tuscolana degli anni ’50 e ’60. Dal Quadraro alla Palmiro Togliatti vi era una lingua d’asfalto e nuovi palazzi che immergevano i cittadini in un futuro che immaginavano radioso. Il terzo, ma non ultimo livello, è l’emancipazione attraverso gli status symbol, la casa, il lavoro, la moto, la macchina.

Se in Accattone la responsabilità degli eventi era individuale, riconducibile solo alle azioni di un protagonista, in Mamma Roma la responsabilità diviene collettiva, di una città intera.

Pasolini riuscì così a delineare dei personaggi potenti seguendo un tracciato a lui molto caro, il legame tra una madre e il proprio figlio, costruendo una storia che la critica definì vera e struggente. Il legame madre-figlio, causa ed effetto, ritornano in Pasolini nelle sue poesie Ballata delle Madri e Supplica a mia madre, che compose proprio negli stessi anni in cui mise in scena Mamma Roma.

Una magnifica Anna Magnani, protagonista del film, ridona allo schermo la realtà della periferia romana di quegli anni, in un dialetto storpiato nelle parole e nei gesti, la scena finale, la corsa disperata di una mamma verso un figlio, che non a caso ricorda la stessa corsa, sempre della Magnani, in Roma città aperta (1945), di Roberto Rossellini, è semplicemente qualcosa di straordinario. I suoi occhi carichi di rabbia, che fissano la periferia dalla finestra di casa, sono gli occhi del regista sulla città, una città che stava tradendo la sua gente, che aveva allentato i freni verso il progresso e la globalizzazione, verso quella massificazione che tanto inorridiva Pasolini.

Dunque, gente tradita, che puntava solamente a quel benessere da ricercare a fatica. Anna Magnani si domanda in un monologo il perché di tanta sofferenza: «Tutti morti de fame… Ecco perché. Certo che se c’avevano i mezzi erano tutte persone perbene. Allora de chi è la colpa qua? De chi è la responsabilità? […] Spiegamelo Te allora perché io nun so’ nessuno e Te sei er Re dei Re».

Ma, in un altro passaggio, il cappellano della basilica di San Giovanni Bosco ricorda a Mamma Roma, come monito a quel riscatto tanto desiderato e che fotografa la realtà della periferia di allora, che «Sul niente non si costruisce niente».

 

 

Note: 1-Pasolini ha sempre dato grande attenzione all’architettura contemporanea che in quegli anni stava stravolgendo lo skyline della città, così per chi volesse visitare da vicino le ambientazioni riportiamo un breve elenco delle riprese.

  • gli interni e gli esterni della casa dove vive Mamma Roma, all’inizio del film, sono girati al “Palazzo dei Ferrovieri” nel quartiere di Casal Bertone.
  • dopo il trasferimento nella nuova casa sulla Tuscolana le riprese furono effettuate nel villaggio “INA-Casa”, nel quartiere del Quadraro.
  • quasi tutti gli esterni sono girati nel “Parco degli Acquedotti”.
  • alcune scene finali furono girate nel quartiere di Tor Marancia di fronte l’Istituto San Michele, in Via Odescalchi.
  • una particolare centralità viene data alla basilica di San Giovanni Bosco, emblema di architettura razionale, realizzata dall’architetto Gaetano Rapisardi.

2- il film Accattone come è stato ricordato è il primo film di Pier Paolo Pasolini, del 1961, e nel 2008 è stato inserito nei 100 film italiani da salvare, tra le pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese.

Trama:

Mamma Roma è una prostituta romana che cerca di cambiare vita. Decisa ad aprirsi un banco di frutta e verdura nel quartiere rionale del Quadraro, porta in città suo figlio Ettore, cresciuto a Guidonia con suo padre. Utilizzando i risparmi di una vita Mamma Roma riesce a prendere una casa in periferia e la licenza per la sua nuova attività. Il sogno di questa donna forte e coraggiosa è trovare un lavoro onesto al figlio, come riscatto dalla condizione di sottoproletariato.

Ma nel nuovo ambiente Ettore comincerà a frequentare un gruppo di giovani “borgatari”, dediti a piccoli furti per sfangare la giornata. Si invaghisce anche di Bruna, una ragazza madre più grande di lui, innescando così le gelosie di Mamma Roma che intanto vede lentamente il suo sogno frantumarsi e la vita che desiderava vivere con suo figlio divenire sempre più un miraggio. Sarà costretta ad escogitare mille espedienti per cercare di raddrizzare la rotta del figlio, ma alla fine la periferia tradirà il progetto che si era creata solo nella sua testa…

 

Il film è disponibile gratuitamente sulla piattaforma online di YouTube

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D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

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