Non c’è molto da dire: la chiusura delle fontanelle a Roma è una devastante dimostrazione di incapacità, sciatteria e mancanza di sensibilità.

 

NasoneCord

 

Tutta la storia di Roma è imperniata sul tema dell’acqua: dalla sua fondazione sulle rive del Tevere alla straordinaria capacità dei romani di irregimentare i corsi d’acqua e realizzare un po’ ovunque acquedotti ammirabili ancora oggi, per finire con le rinomate e spesso fantastiche terme (nel mondo si usa il termine SPA, acronimo di Salus Per Aquam).

La presenza a Roma di oltre 2000 tra fontane e fontanelle pubbliche ha sempre rappresentato un unicum mondiale, segno anche dell’accoglienza che la città dimostra nei confronti dei visitatori ed evocativo di quando costoro erano in larga parte pellegrini.

Senza entrare nel merito se una riduzione del consumo d’acqua delle fontanelle fosse necessaria in un periodo di siccità come quello che stiamo attraversando, la soluzione non doveva essere la chiusura delle fontanelle bensì, finalmente, l’installazione di rubinetti che evitassero gli inutili sprechi.

Siamo sicuri che una società come l’ACEA, peraltro la cui maggioranza è detenuta dal Comune di Roma, sarebbe stata in grado di dotare in tempi brevi tutte le fontanelle di appositi rubinetti (quanto tempo prende svitare il “nasone” terminale ed avvitarvi un rubinetto?).

 

La decisione (della Giunta?) di procedere con la chiusura delle fontanelle dimostra quanto poco questa amministrazione ci tenga alla città di Roma, alla sua dignità, alla sua storia.

È questo l’ennesimo segnale del baratro in cui continua a precipitare Roma, guidata da un’amministrazione in gran parte inadeguata e con la totale assenza di un’opposizione degna di tale nome.

 

La frase completa del titolo del post, di Cicerone, è: “mala tempora currunt sed peiora parantur” (attraversiamo brutti tempi ma se ne preparano di peggiori).

Tremiamo al pensiero di quali altre brutte cose possano essere in serbo per la nostra disgraziata città.

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