Lavori fatti bene: per ridisegnare una pista ciclabile si mettono in pericolo i cittadini

A Piazzale delle Belle Arti sono state recise le radici di un albero, compromettendone la sua già precaria stabilità

Lungo il marciapiede del Piazzale delle Belle Arti a seguito di un intervento di riqualificazione, a quanto pare per disegnare la nuova pista ciclabile, le radici di un albero sono state recise definitivamente dagli operatori con l’ausilio di un trapano a percussione. L’albero, infatti, da anni iniziò a pendere esternamente verso la carreggiata e la crescita delle sue radici avevano divelto parte del marciapiede, rendendo così pericoloso il transito delle bici e dei pedoni.

 

Quello che lascia però perplessi è la soluzione adottata dalla ditta che ha curato l’intervento, in quanto per velocizzare la realizzazione della pista non si è messo in sicurezza l’albero, la cui stabilità, già precaria, dipendeva dalle radici recise. Come si può notare dalla foto sottostante, la porzione rimossa dagli operatori è considerevole.

Il danno causato è stato segnalato dall’Associazione nazionale tutela ambiente (Anta), che si occupa delle vicine aiuole del lungotevere Arnaldo da Brescia. Come è stato, poi, riportato dal Comitato Don Minzoni, la mancanza di stabilità sarà certificata dagli agronomi che saranno costretti a decretarne l’abbattimento. In questo caso, però, non parliamo né di un albero malato né di un albero a fine vita.

L’abbattimento di una pianta in salute, danneggiata dalla non curanza della stessa amministrazione, è inaccettabile in una città che già combatte da tempo per la sopravvivenza dei propri alberi. Inoltre, questo intervento invasivo si pone nettamente in contrasto con il nuovo Regolamento del Verde e del paesaggio approvato da poche settimane.

Il Comitato Don Minzoni invierà, per questo, all’assessorato all’Ambiente del II Municipio la richiesta di accesso agli atti per capire come sia stato possibile mettere a repentaglio la stabilità di un albero per far spazio ad una pista ciclabile e innescare nello stesso tempo un elemento di pericolo, considerando che a pochi metri di distanza vi è un semaforo e molte automobili potrebbero sostare proprio sotto quell’albero che non gode più della sua solida base di appoggio.

Qualcuno potrà sbandierare delle foto sui social con la fatidica frase #lavorifattibene, mostreranno nuove piste ciclabili e nuovi marciapiedi, oppure se l’albero cadrà (speriamo mai) verrà fatto il solito post con le giustificazioni di alberi vecchi e malati. Invece, in questa circostanza è giusto ricordare che le cose sono andate diversamente, del tipo, come dice Virginia Raggi: #sapevatelo!


Foto: Sandra Naggar – Comitato Don Minzoni

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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