Il parcheggio del S. Camillo liberato dalle auto d’epoca, ma resta molto da fare

La nostra denuncia ha sollevato un polverone. Il Messaggero si è impadronito della notizia senza citare la fonte. Ma un primo risultato è stato ottenuto

Siamo tornati in un caldo pomeriggio all’ospedale San Camillo per vedere che cosa è cambiato nel parcheggio visitatori a seguito del nostro articolo pubblicato il 2 agosto.

 

Ma prima di passare al resoconto della situazione, dobbiamo far presente che lo stesso argomento è stato oggetto di due articoli del Messaggero: il primo è uscito sulle pagine della cronaca romana giovedì 12 agosto e il secondo il giorno successivo, venerdì 13 agosto.

Dal punto di vista etico e professionale il Messaggero ha commesso una grande scorrettezza nel non citare diarioromano come fonte della notizia, dato che è stato ovviamente il nostro piccolo scoop a sollevare la questione in seguito alla segnalazione del nostro lettore.

Inoltre il Messaggero è stato anche impreciso nei suoi pezzi: in quello del 12 agosto descrive il parcheggio come “una palazzina a tre piani” quando in realtà si tratta di una struttura certamente di tre piani, ma di questi il primo piano si trova quasi a livello della sede stradale e gli altri due sono interrati. Il parcheggio viene identificato come “riservato a medici e visitatori”: altro errore perché il luogo dove erano depositate le vetture d’epoca è quello riservato ai visitatori mentre quello destinato ai medici e ai dipendenti è poco lontano, quasi accanto.

 

Ma quello che non torna sono i numeri: secondo il quotidiano romano le auto d’epoca erano venti mentre nei due sopralluoghi da noi effettuati ne erano state contate dieci. Viene poi riportata la dichiarazione del proprietario di quattro di queste vetture (tale “Giulio C.”, che della passione delle auto d’epoca avrebbe fatto un lavoro), il quale dichiara di frequentare il parcheggio perché il papà è lì ricoverato da due anni in quanto malato di tumore (e se così fosse umanamente, non c’è neanche da dirlo, ci dispiace ma questo non può essere un motivo per trasformare un bene da pubblico a privato). Le altre sedici vetture sarebbero di proprietà di medici e dipendenti del San Camillo.

Quindi dovrebbe risultare plausibile ai lettori de Il Messaggero che (poniamo che questi medici appassionati di auto d’epoca posseggano due auto a testa) in questo ospedale lavorino ben 8 medici tutti e 8 appassionati della stessa marca francese di auto d’epoca, quasi che tale hobby sia un titolo preferenziale per essere assunti nell’azienda ospedaliera?!?

 

Il Messaggero torna sull’argomento il giorno successivo, venerdì 13 agosto, prendendo per buona la dichiarazione dei vertici del San Camillo secondo cui nessuna segnalazione sarebbe giunta prima del mese di luglio e che queste segnalazioni sarebbero arrivate solo dopo che nuovi agenti della vigilanza privata avevano preso servizio in seguito al cambio dell’impresa.

In realtà siamo stati noi di diarioromano a segnalare all’Ufficio Stampa dell’ospedale (<omissis>@scamilloforlanini.rm.it) la strana vicenda, con una email del 2 agosto alla quale non è stata data alcuna risposta. 

 

Per scongiurare il ripetersi di abusi nel parcheggio, la Direzione Generale ha assicurato di aver dato incarico ai nuovi vigilanti di controllare i tre piani del parcheggio con un’auto.

Ma come mai le stesse disposizioni  non erano state date ai precedenti agenti della vigilanza privata visto che un uso improprio del parcheggio si era già registrato nel 2019? E vigilare sul corretto utilizzo delle strutture non dovrebbe essere uno dei compiti istituzionali delle guardie giurate interne all’ospedale?

Il Messaggero non ha pensato di porre queste domande, evidentemente accontentandosi della versione ufficiale secondo la quale dopo gli episodi del 2019 era stato tutto risolto ma poi “qualcosa non ha funzionato nei controlli”. Ve lo diciamo noi quello che nei controlli non ha funzionato: è semplicemente che non si è voluto vedere ciò che era sotto gli occhi di tutti e cioè il continuo via vai di Citroën d’epoca. Lo stesso dicasi per le carcasse di auto abbandonate, tutt’altro che nascoste.

 

 

Nel nostro nuovo sopralluogo avvenuto in questi giorni, abbiamo rilevato che il terzo piano (il secondo interrato del parcheggio) era completamente vuoto e pertanto tutte le Citroën d’epoca sono state rimosse ad eccezione della AX GTI che è stata parcheggiata al secondo piano insieme alla Fiat 500 blu che sembrava anch’essa far parte della collezione.
Inoltre, sono stati rimossi i due seguenti veicoli che manifestavano un avanzato stato di degrado ed erano situati nel parcheggio dei dipendenti: una Mercedes cabriolet blu e uno scooter di grande cilindrata.

Nello spazio antistante l’ingresso del parcheggio dei visitatori sono state rimosse le seguenti auto: la Citroen Xsara station wagon, le due Ford Ka senza ruote e la Seat Ibiza metallizzata che si trovava invece all’interno del piano a livello del parcheggio.

 

Dobbiamo quindi dare atto che, a seguito del nostro articolo, l’Azienda Ospedaliera si è attivata per iniziare a risolvere le criticità. Ovviamente possiamo considerare quanto sin qui fatto l’inizio di un percorso virtuoso e non certamente un traguardo definitivo.

Su questo possiamo rassicurare i nostri lettori che continueremo a vigilare con ripetuti sopralluoghi.

 

Restano da rimuovere, in ordine entrando da circ.ne Gianicolense:

Ford Focus station wagon metallizzata in una traversina della strada principale,

– nel parcheggio dei visitatori al piano primo interrato una Citroen ZX bianca (e niente, in questo nosocomio bisognerebbe valutare una sponsorizzazione da parte della marca transalpina tanto è l’affetto che le dimostrano),

– sullo stesso piano un maxiscooter e lo scooter parcheggiato tra i due mezzi antincendio in disuso (mezzi sui quali torneremo più avanti),

– nel parcheggio dei dipendenti è rimasta una monovolume bianca in stato avanzato di degrado,

–  nel viale principale, una volta superato l’eliporto e dietro una staccionata, c’è uno scooter Aprilia Area 51 ben nascosto e privo di targa.

Dulcis in fundo, nel parcheggio della Zona 4 antincendio, quello a quota più alta, c’è una Peugeot 306 rossa con assicurazione scaduta.
Dobbiamo inoltre segnalare che all’altezza del padiglione Puddu è parcheggiata una mini spazzatrice con la cabina di guida completamente distrutta dalle fiamme.

 

 

 

 

Già che ci siamo, segnaliamo anche una pregevole scultura (forse di Arnaldo Pomodoro), sempre di fronte al padiglione Puddu, quasi completamente nascosta dalla vegetazione e alla quale non viene minimamente data alcuna importanza.

 

Chiudiamo l’elenco dei mezzi da controllare segnalando che il parcheggio dei dipendenti ospita una graziosa Fiat 126 rosso corallo perfettamente restaurata ed una altrettanto graziosa vecchia Fiat 500 bianca (forse Abarth) anch’essa perfettamente restaurata.

 

Ma forse siamo noi che non vediamo le cose nella giusta prospettiva: in un parcheggio c’erano delle Citroën e in quello attiguo delle Fiat e quindi possiamo azzardare che al San Camillo abbiano voluto rendere omaggio alla recente nascita del colosso Stellantis, nel quale i due storici marchi sono confluiti!

 

Scherzi a parte, vorremmo chiedere alla Direzione Generale se tra i nuovi compiti degli agenti della vigilanza è possibile inserire il controllo della esposizione sul parabrezza delle vetture del tagliando che attesta che appartengono a dipendenti del San Camillo e che pertanto possono essere posteggiate nel parcheggio a loro riservato.

 

 

Ci sono due argomenti di cui gli articoli del Messaggero non fanno menzione (e meno che mai l’articoletto uscito in data 19/08/2021 su Il Tempo) e che invece a noi sembrano della massima importanza.

Il primo, che è anche quello che ha generato di fatto l’uso improprio del parcheggio dei visitatori, è che questa struttura non è adeguatamente segnalata né all’interno dell’ospedale (con avvisi ripetuti, ad esempio, all’ingresso di ogni padiglione) e neanche all’esterno, costringendo i visitatori a subire il taglieggiamento dei posteggiatori abusivi che presidiano i posti auto sulla Circonvallazione Gianicolense.

Il secondo è il consentire che due mezzi antincendio che potrebbero ancora essere utili, ad esempio a qualche associazione di volontariato di protezione civile oppure ad un’altra azienda ospedaliera, vengano lasciati marcire occupando due posti auto per i visitatori, con conseguente inutile sperpero di denaro pubblico.

 

 

Infine vogliamo cogliere l’occasione di questo primo consuntivo per segnalare un altro fenomeno veramente odioso che ci è capitato di documentare all’interno del padiglione Piastra, ma che interessa, come ci è stato riferito da una nostra fonte che è stata ricoverata recentemente al San Camillo, anche il reparto di pronto soccorso.

Si tratta della distribuzione dei biglietti pubblicitari di una società di ambulanze private, sempre la stessa, senza alcun rispetto per la pulizia e il decoro degli ambienti ospedalieri, per non parlare della turbativa alla concorrenza favorendo una impresa rispetto alle altre.

 

 

 

Adesso non ci vengano a dire che non ne sono a conoscenza, perché il fenomeno è sotto gli occhi di tutti e tutti fanno finta di non vedere. Anche qui, è possibile chiedere ai vertici dell’ospedale di intervenire ordinando al personale di vigilanza di impedire questo sfacelo e dare agli addetti delle pulizie il chiaro ordine di rimuovere immediatamente questi bigliettini?

E magari di sensibilizzare anche i dipendenti tutti del San Camillo a rimuoverli e a segnalare chiunque venga colto sul fatto nel distribuirli sporcando il loro luogo di lavoro?

Come mostrano le immagini, ogni struttura del padiglione, dalle porte antincendio ai termosifoni e passando dai cartelli affissi al muro e sino al pianoforte (a proposito, ma che diavolo ci fa un pianoforte in stato di abbandono all’interno di un padiglione ospedaliero?), sono interessati da questo odioso fenomeno.

 

Questa volta apprezzeremmo se la Direzione Generale del San Camillo che, lo ricordiamo, è uno dei principali ospedali della Capitale, si mettesse in contatto con noi e ci fornisse modi e tempi nei quali intende risolvere, una volta e per sempre, le criticità da noi rappresentate.

Non è possibile che in un grande ospedale della capitale della Repubblica Italiana avvengano episodi come quelli che abbiamo raccontato tali da far percepire una situazione completamente fuori controllo!

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