Il futuro deve essere green, soprattutto per Roma

La capitale è al terzo posto in Europa per spazi verdi ma non progetta lo sviluppo di quartieri e strade in ottica ambientale. L'esempio di Parigi

Le città stanno orientando i propri stili di vita verso un modello “environmentally friendly”. Un tema di grande importanza di cui si è cominciato a discutere ben prima della diffusione del coronavirus.

Oggi il settore immobiliare riscontra un’importante mutazione della domanda del mercato. Molte persone, siano esse alla ricerca di acquisto o di affitto, prediligono avere un piccolo cortile oppure vivere a ridosso di aree verdi e parchi pubblici. L’ipotesi di lockdown futuri o di cambiamenti drastici del proprio stile di vita ha innescato un processo di allontanamento dai grandi centri abitati o dai quartieri con alta densità abitativa.

È un fenomeno da osservare con la giusta attenzione visto che le sue ripercussioni saranno di vasta portata sia a livello sociale che a livello politico-economico.

Le periferie, infatti, stanno registrando un ritorno della socialità entro i propri confini, non più dunque aree dormitorio, e i piccoli comuni o nuclei abitativi al di fuori della cinta urbana delle metropoli si ripopolano e portano con sé il fabbisogno di servizi essenziali come i trasporti pubblici.

Su quest’onda di cambiamento è importante tenere presente l’indagine tenuta da “Essential Living” sulla concentrazione di verde pubblico in 20 grandi città europee.

I dati emersi sorridono alla città di Roma e disegnano un futuro stimolante tutto da percorrere.

La classifica finale raccoglie i dati in base a cinque fattori rispondenti ai requisiti di “verde cittadino”.

Nell’Europe Green City Index, Roma rientra tra le venti città, posizionandosi al terzo posto per volume di spazi verdi, scartata di soli quattro punti dalla prima classificata: Parigi.

 

Vediamo nel dettaglio i dati della Capitale:

  • 15 Parks & Garden
  • 10 Nature Areas
  • 6 Playgrounds
  • 5 Bodies of Water
  • 0 Forests

Sia Milano che Roma hanno ottenuto un punteggio di 10 nella categoria di aree naturali, staccando tutte le altre città europee, forti della loro storia incentrata sulle ville pubbliche; è sufficiente pensare alla grandezza di Villa Pamphilj con ben 184 ettari nel centro di Roma. Un verde invidiato da molte città, basti osservare i dati della classifica relativi a Zurigo, Edimburgo o alla più blasonata Londra.

Il gap che invece sembra incolmabile con Parigi riguarda le aree da gioco e gli specchi d’acqua. Questo dovrebbe portare ad interrogarsi sulle future politiche da intraprendere nella prospettiva di recupero urbano e lotta al degrado.

Difatti in Europa è in voga una politica di riqualificazione urbanistica che vede come prima misura di intervento la creazione di nuovi spazi aggregativi verdi soprattutto nei quartieri periferici. A Barcellona sono state inserite dieci piazze con verde pubblico in altrettanti quartieri; a Parigi il grande progetto di riqualificazione della Banlieue, voluto fortemente da Sarkozy, è segnato dall’uso massiccio di verde pubblico tanto da spingere gli architetti a progettare quasi tutti i tetti degli edifici come giardini pensili.

Rendering delle banlieues, foto da architetturaecosostenibile.it

Il sindaco di Parigi Anne Hidalgo ha annunciato nel 2019 la riqualificazione del quartiere Montparnasse. Dopo un attento dialogo con i residenti è emerso che la priorità del nuovo quadrante interessato al recupero era avere a tutti i costi un’anima verde. In questa direzione, gli studi di architettura che si sono presentati al concorso internazionale sono stati sbaragliati dal progetto total green di Rogers Stirk Harbour + Partners, RSHP.

Il nuovo quartiere avrà così 4 mila alberi e 10 mila metri quadri di spazi verdi.

La vicenda di Montparnasse dovrebbe essere un esempio per tutte le altre città che hanno intenzione di recuperare interi quartieri. Soprattutto Roma è chiamata a non voltarsi dall’altra parte ma puntare a valorizzare il suo tesoro verde e accrescerlo sempre di più.

Rendering del quartiere Monteparnasse, foto da infobuild.it

L’attuale politica di noncuranza verso gli alberi della città, sempre più malati e fragili, che finiscono irrimediabilmente per essere abbattuti, o l’abbandono di interi parchi al degrado più assoluto sono segnali inequivocabili di come al momento non vi sia una strategia “green” per allinearsi ai processi di cambiamento europei.

L’occasione del Recovery Fund deve mobilitare subito tutti i cittadini romani a pretendere una progettazione della città futura in chiave smart e green.

Quattro punti di scarto per arrivare un giorno ad essere primi in classifica non sono poi così tanti e, diciamolo, battere la Francia per gli italiani è stato sempre un punto d’onore!

 

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