Il far west dei monopattini che l’assessore non vede

La denuncia di Michetti chiama in causa l'irresponsabilità dell'assessore. Ma c'è tutta la mobilità privata che a Roma deve essere riportata entro i confini del codice della strada

Recentemente il candidato del centrodestra, Enrico Michetti, ha segnalato con un tweet il problema della (non) gestione dei monopattini a Roma.

 

In molti gli hanno fatto notare che in realtà è tutta la mobilità romana che andrebbe riportata alle regole, con il codice della strada che sempre più viene considerato come un mero suggerimento da motocicli e autoveicoli. Questo è vero, ma è pur vero che l’introduzione dei monopattini, fatta così alla “garibaldina” dall’amministrazione Raggi, ha aggiunto una componente al caos romano che va a discapito in particolare dei pedoni, specialmente di coloro con ridotta mobilità.

 

Al tweet di Michetti ha risposto nella solita sprezzante maniera il supposto assessore alla mobilità della giunta Raggi, quel Pietro Calabrese che passa il tempo sulla sua pagina facebook a cercare di confutare le notizie sul disastro della mobilità romana. In genere le smentite del Calabrese non smentiscono granché e sono a puro uso e consumo dei suoi tifosi, che si bevono qualsiasi cosa. E anche questa sui monopattini non fa eccezione, laddove l’assessore afferma che il servizio dei monopattini è già regolamentato secondo le linee guida nazionali e deve sottostare al codice della strada. Come dire, noi la nostra parte l’abbiamo fatta, se poi le cose non funzionano mica è colpa nostra …

La solita irresponsabilità (è sempre colpa di qualcun altro) che ormai è la cifra distintiva dell’intera amministrazione Raggi.

 

Ma il Calabrese aggiunge:

In più abbiamo già avviato la realizzazione degli stalli riservati, che ovviamente come per ogni altro servizio di sharing concesso ai privati su suolo pubblico si programma, progetta e realizza, soltanto dopo aver monitorato l’effettivo andamento del servizio.

 

Quindi l’esigenza di predisporre qualcosina in più rispetto alle linee guida nazionali è stata colta dal Calabrese, il quale ha il coraggio di scrivere: “… abbiamo già avviato …”.

“… già avviato ...”???

Nel 2021?!?

 

Noi già nel luglio del 2020 davamo conto di quanto avevano appena deciso a Parigi, ossia di prevedere delle aree di sosta dove obbligatoriamente i monopattini andavano lasciati. Ebbene a distanza di un anno l’assessore alla mobilità che ci ritroviamo a Roma ha il coraggio di affermare che la decisione di prevedere le aree di sosta per i monopattini è stata presa “… soltanto dopo aver monitorato l’effettivo andamento del servizio“.

Come dire, noi non copiamo da chi è avanti a noi di qualche anno e ha già verificato alcuni problemi; noi quei problemi li vogliamo provare sulla nostra pelle e poi prendere le stesse misure.

Si può dire che un tale approccio è semplicemente stupido o si offende qualcuno?

 

Che poi la realizzazione degli stalli riservati ai monopattini è stata solo avviata, per cui chissà quando si riuscirà ad avere una situazione meno caotica di quella attuale.

 

I monopattini pongono però problemi non solo quando sono lasciati da qualche parte, bensì anche quando sono in movimento.

Al Calabrese sfuggirà, ad esempio, che a Roma è ormai la norma l’utilizzo in coppia di uno stesso monopattino, così come tutte le implicazioni che un tale mezzo ha introdotto nella mobilità romana. All’assessore basta dire che i monopattini devono sottostare al codice della strada e lui può dormire sonni tranquilli, da perfetto irresponsabile.

 

Condividiamo di seguito una storia che abbiamo ricevuto e che dimostra come vi siano ancora molti aspetti dell’uso dei monopattini che devono essere considerati.

 

 

“Buongiorno. Questi, sopra la ruota e in alto a destra del fanale, sono i 350 euro di danno alla carrozzeria che mi ha fatto un monopattino in corsa. Il guidatore, uno svizzero, ha ammesso tutti i suoi torti: erano in due a bordo e si erano immessi sulla carreggiata auto a tutta velocità provenendo da un’area pedonale senza aver visto il cartello che ne delimitava il termine. Mi ha dato i suo dati e mi rimborserà il danno.

Ha però detto che i freni non hanno funzionato.

L’assicurazione mi ha subito detto che con i monopattini non c’è controparte.

Ci rendiamo conto di quali effetti ci possono essere su un corpo umano invece che un’automobile? E se il conducente del monopattino lascia a terra qualcuno per non prendersi responsabilità, chi paga i danni? I paladini della mobilità sostenibile?”

 

 

Va detto che simili ragionamenti si potrebbero fare anche relativamente alle biciclette, essendo anch’esse mezzi di locomozione privi di assicurazione, ma rimane il fatto che l’approccio “tutto va ben madama la marchesa” scarica sui cittadini tutti i problemi.

 

Nel concordare sulla necessità di intervenire sui monopattini con regole più stringenti, ribadiamo anche noi la necessità di riportare tutta la mobilità privata a Roma entro gli ambiti disegnati dal codice della strada, reprimendo con sistematicità le soste vietate, gli eccessi di velocità, i mancati rispetti delle strisce pedonali e tutti i comportamenti che fanno di Roma una delle città più pericolose per la circolazione.

Un assessore alla mobilità degno di questo nome si farebbe carico di questi problemi; purtroppo a Roma ce n’è toccato uno appassionato di smascheramento di pseudo-bufale e di inaugurazioni di servizi di trasporto rigorosamente privati (che siano biciclette o monopattini).

 

L’unica buona notizia è che manca poco.

 

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Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

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