Dopo che l’altro giorno ci siamo esercitati sull’ennesimo esempio di non-opposizione del PD (ma anche degli altri schieramenti) a Roma, finalmente si è udita una voce dal PD con idee non banali e apparentemente tanta voglia di darsi da fare. Ci riferiamo all’intervento del ministro Calenda all’incontro su Roma organizzato dai Giovani Democratici lo scorso giovedì. Ecco un estratto dell’intervento del ministro da La Repubblica:
[youtube url=”https://youtu.be/itMd9jWL8II”]
Parole inequivocabili sul governo cittadino:
“Questa è una città fuori controllo e continuerà ad essere fuori controllo“. “Penso che Roma si avviterà perché non ho mai visto un grado di incompetenza di questo livello“,
Ma giudizi netti anche sul comportamento del PD nel campo dell’opposizione:
“Il ruolo del PD rispetto a questo tavolo [il tavolo per Roma, ndr] è stato O [zero, ndr], tranne suggerirmi di non farlo, nel senso che il principio di base era: lasciamo che la Raggi si schianti. Non funziona! Ve lo dico: vince il M5S 10 a 0 per tutti i secoli dei secoli.”
Finalmente! Finalmente qualcuno dai livelli istituzionali, e dall’interno del partito (benché ultimo arrivato), che squaderni la disastrosa strategia del PD dai banchi dell’opposizione a Roma e ne segnali la totale inefficacia.
Peraltro così capiamo anche il perché gente in vista come il neo-riconfermato onorevole Giachetti o la novella consigliera regionale Di Biase, nonché ex-capogruppo PD in Assemblea Capitolina, non si fanno problemi a mantenere lo scranno in aula Giulio Cesare ben sapendo di non poter assolvere decentemente a due mandati contemporaneamente. Evidentemente costoro non contano di far nulla in Assemblea Capitolina, pensano che basti aspettare sulla riva del fiume e prima o poi il cadavere della Raggi (in senso figurato) passerà, dando loro modo di tornare al potere a Roma.
Finora a tali campioni del gioco democratico nessuno nel partito si è azzardato a chiedere conto del loro (non) fare opposizione, della loro totale assenza nell’indispensabile funzione di controllo che un’opposizione deve svolgere perché la democrazia funzioni. Nessuno nel PD a domandarsi come mai tutte le magagne dell’amministrazione in carica vengano fuori o per clamorosi autogol dell’amministrazione stessa o grazie all’impegno civico di cittadini e associazioni.
Ebbene in qualche modo il ministro Calenda è il primo nel PD che segnala come questo modo di fare opposizione sia inutile, quando non masochistico. E ha anche idee chiare su come il partito dovrebbe tornare a fare il suo dovere:
“Il Pd deve tornare nelle piazze e nelle strade e mobilitare i cittadini. Quando viene bloccata un’opera o una concessione, si prendono i cittadini di quella zona e si portano in piazza. Non è il tempo di pensare al destino della città, perché per come stanno le cose non ci torniamo al governo di Roma”
A parte una certa enfasi, come non essere d’accordo col ministro che con i metodi attuali il PD a governare Roma non ci tornerà per chissà quanto tempo?
Che poi non è che noi siamo particolarmente appassionati al PD in quanto tale; il problema è che esso rappresenta al momento l’unica possibile alternativa al governo attuale, stante che a Roma la destra/centro-destra ancora deve capire cosa è capitato dopo la per loro fortunosa (e disastrosa, per la città) parentesi Alemanno.
Nel sostenere, per quel che conta, la posizione di Calenda nel PD, invitiamo il ministro a fare un ulteriore passo avanti nelle sue riflessioni sulla situazione romana, passando a chiedersi, e a chiedere a chi di dovere, perché il PD debba mantenere degli scranni in Assemblea Capitolina praticamente vuoti a causa del doppio mandato dei rispettivi titolari.
E visto che c’è lo stesso ministro Calenda, la prossima volta che vestirà i panni del fustigatore interno del PD, potrebbe chiederlo ai diretti interessati, Giachetti e Di Biase, come pensano di portare i cittadini in piazza se devono star dietro agli altri loro mandati di rango senz’altro superiore.
Ci sarebbe infine da sapere, e magari anche in questo Calenda potrebbe riuscire a fare un po’ di luce con i diretti interessati, come e perché costoro si sentano esentati da uno dei punti dal Codice Etico del Partito Democratico, il 3.2.b che recita:
“Ciascun dirigente, ogni componente di governo a tutti i livelli, le elette e gli eletti nelle liste del Partito Democratico si impegnano a:
[…]
b) assolvere con competenza, dedizione e rigore le funzioni ricoperte, senza cumulare incarichi che precludano di svolgere compiutamente la responsabilità affidata, evitando in particolare, di: sommare più funzioni monocratiche interne al partito; assumere o ricoprire contemporaneamente più cariche istituzionali elettive;…”
Forza ministro, insista a menare fendenti al macilento PD romano, hai visto mai che una buona volta lo capiscano che di questo passo sono tutti destinati all’estinzione. E Roma alla definitiva rovina.