Fascisti su Marte, Antifascisti sulla Luna!

Dopo aver tollerato per anni movimenti di estrema destra, si sfrutta il caso di piazza del Popolo per fini strumentali. Ecco perché la mozione di scioglimento di Forza Nuova è sbagliata

Dobbiamo avere il coraggio di guardare i fatti da diversi punti di vista.

Si deve avere l’onestà di riconoscere che la mozione presentata dal Partito Democratico, e avallata da altri partiti, per sciogliere il movimento di estrema destra Forza Nuova, e tutti i movimenti neofascisti e neonazisti, è assolutamente fuori contesto e rientra, a ragion veduta, in un quadro politico di più ampio respiro; potremmo quasi dire di distrazione di massa.

Prima di avvalorare questa premessa chiariamo fin da subito che la redazione di diarioromano è antifascista, così come la maggior parte dei suoi lettori e di chiunque abbia sgranato gli occhi leggendo le prime cinque righe. Antifascista nel senso più alto del suo significato, ovvero nel riconoscersi nei valori scaturiti da una guerra civile, da una Resistenza sanguinosa genitrice della Repubblica Italiana, della democrazia e di una Costituzione che ancora oggi traccia la strada da seguire.

Fatto questo importante chiarimento, possiamo addentrarci in quella che definiamo una mozione assurda. Saremo costretti ad aprire una serie di domande a cui non possiamo dare risposta, perché coloro che erano chiamati a darle non sono stati in grado di fornire una spiegazione adeguata.

Chiunque goda di una sufficiente dose di educazione civica si schiererebbe contro gli scontri di piazza avvenuti a Roma sabato 9 ottobre e condannerebbe senza riserve lo squadrismo messo in atto da un manipolo di esagitati, di cui, da tempo, la pubblica sicurezza conosceva vita, morte e miracoli.

Nel corteo “no green pass”, democraticamente consentito, del quale nessuno potrà mai obiettare la legittimità, vi sono state pericolose infiltrazioni estremiste che hanno soffiato sulla rabbia e sul malcontento delle persone per arrivare ad uno scontro violento, programmato e studiato da tempo (basti pensare ai tanti post social rilasciati giorni prima sulle maggiori piattaforme web).

L’assedio alla sede della CGIL si poteva benissimo evitare, come si potevano evitare gli scontri di piazza se il servizio di sicurezza fosse intervenuto per tempo alle prime avvisaglie, impedendo per esempio ad una persona come Giuliano Castellino di mettere anche solo un piede in Piazza del Popolo. Parliamo di una persona segnalata dal Tribunale di Roma come “Soggetto Pericoloso”, su cui grava, dal 31 gennaio 2021, l’obbligo di residenza e il divieto di presenziare alle manifestazioni pubbliche.

Dunque, di fronte a una serie di strane coincidenze è sufficiente etichettare tutto quello che è avvenuto in Piazza del Popolo come “fascismo” o “squadrismo”?

Che la matrice sia fascista, anzi neofascista, anche se Giorgia Meloni stenta a riconoscerlo, è fuor di dubbio. Eppure, nonostante ciò, la semplificazione e il tentativo di buttare la palla nella mischia e di cavalcare la rabbia da parte del Partito Democratico, e dei partiti vicini alla mozione di scioglimento, dovrebbe far indignare tutte le persone che realmente si riconoscono nei valori dell’antifascismo.

Dovrebbero indignarsi per un semplice motivo: ovvero per il sentirsi presi in giro da tutti quei partiti che stanno facendo leva sull’accaduto per indebolire la destra “istituzionale” e per alimentare, nel 2021, lo spettro di un fantasma che, mettiamocelo davvero in testa, proprio non esiste. I fascisti di Piazza del Popolo sono gli stessi che da anni vengono intervistati da giornali e programmi tv, sono gli stessi che vengono ospitati nei talk show in prima serata. In quei contesti di “approfondimento giornalistico” dove erano i partiti di sinistra? Dov’era l’indignazione “antifascista” quando alcuni rappresentanti delle istituzioni condividevano lo stesso studio televisivo? E che dire dei collegamenti tv fatti direttamente nelle sedi di questi movimenti fascisti?

 

Roberto Fiore in una sede di Forza Nuova.
Roberto Fiore ospite a Porta a Porta.

 

È in atto, dunque, uno strano meccanismo di oblio nella risposta politica messo in atto dai partiti che chiedono lo scioglimento di questi movimenti. Un oblio che non vuole accettare che in Italia vi è un mondo, vivo e vegeto, di neofascismo e neonazismo. Un mondo fintamente sommerso di cui si conoscono matrici, nomi, cognomi, sedi e quant’altro, un mondo accettato e tollerato. Basti pensare, per esempio, a due sedi romane che ospitano movimenti e partiti estremisti. Il primo, il più noto, è certamente la sede abusiva di Casapound, un movimento diventato partito a cui è stato permesso addirittura di candidarsi a diverse tornate elettorali.

 

Il secondo è il centro culturale Acca Larentia nei pressi di Colli Albani. Per chi non lo conoscesse, il movimento di Acca Larentia ha un controllo specifico nel territorio, dai manifesti alle adunate. L’impunità di cui ha goduto questo centro ha permesso al collettivo di appropriarsi in modo ignobile del piazzale antistante con una croce celtica di dimensioni spropositate, non solo visibile da Google Maps, ma che mette in imbarazzo l’intero quartiere e gli abitanti limitrofi alla sede, costretti a sorbirsi cortei in memoria di “camerati” caduti.

 

Il piazzale di Acca Larentia visto da Google Maps.

 

Saluto “Presente” di fronte la sede di Acca Larentia.

Sono solo due casi che semplificano in parte il nostro ragionamento, ma ne potremmo portare molti altri. Vogliamo, per esempio, stilare un elenco di riviste o case editrici “fasciste” e “neofasciste”? Meglio di no, sarebbe troppo lungo.

Arrivati fin qui, ci sarà chi punterà il dito per sottolineare l’atto violento e intimidatorio della devastazione della sede della CGIL. Giustissimo, ma se la violenza è la prova madre per sciogliere un movimento allora dobbiamo essere consapevoli di aver accettato implicitamente un fascismo non violento, fatto di giornali, case editrici, partiti, centri culturali e molto altro. L’antifascismo non dovrebbe combattere tutto questo? Perché non è sufficiente tirare per la giacca Umberto Eco e piegare, solo quando fa comodo, all’occorrenza le sue parole sul “fascismo eterno”.

Corteo di Acca Larentia lungo via Tuscolana, 2018.

 

Dov’è l’antifascismo quando quotidiani nazionali usano l’odio razziale per agitare gli animi dei lettori?

Dov’è l’antifascismo quando giornalisti iscritti all’albo usano parole denigratorie nei confronti di minoranze straniere o sugli orientamenti sessuali?

Dov’era l’antifascismo quando esponenti di partiti provenienti dal fascismo, come l’MSI, ricoprivano cariche importanti in Parlamento o al Senato?

Dov’è l’antifascismo quando migliaia di nostalgici si radunano ogni anno a Predappio per commemorare il Duce?

Dov’è l’antifascismo quando cortei “neri”, come quelli di Acca Larentia, sfilano per le vie di Roma?

Dov’è l’antifascismo quando esponenti di partiti dichiaratamente estremisti si candidano ad elezioni pubbliche per ricoprire incarichi che nascono dai valori della nostra Costituzione?

Dov’era l’antifascismo quando a Montecatini Terme il 10 e l’11 ottobre 2020 i fuoriusciti di Forza Nuova hanno fondato il Movimento dei Patrioti italiani, invitando al convegno di fondazione gli esponenti del movimento nazista polacco di National Radical Camp? (fatto tutto alla luce del sole)

 

Corteo degli esponenti del National Radical Camp

 

Esponenti del National Radical Camp ospiti alla fondazione del Movimento dei Patrioti italiani

 

Potremmo continuare all’infinito con queste domande, che non fanno altro che avvalorare l’infondatezza di questo novello antifascismo nato dopo gli scontri a Piazza del Popolo.

È innegabile, allora, che la mossa sia puramente politica e punta ad attaccare la destra istituzionale, ovvero quella rappresentata dalla Lega Nord o meglio ancora da Fratelli d’Italia. Proporre una mozione è un attacco politico nel momento in cui molte persone, giustamente o ingiustamente, esprimeranno voto contrario e quindi si chiameranno addosso l’onda della rabbia antifascista. E se pure dovesse passare la mozione, questo provvedimento non metterà assolutamente a tacere i movimenti estremisti, anzi li rafforzerà ancor di più, eccitati in parte dal mantello dell’illegalità che gli sarà messo sulle spalle.

È un mettere la testa sotto la sabbia che non ammette una “politica antifascista” fallimentare, non sufficiente, in 75 anni di democrazia, ad arginare le forze disgregatrici e reazionarie di estrema destra, che pullulano e proliferano.

Pertanto, bisogna riconoscere che l’avvento del Covid ha segnato uno spartiacque mondiale nel modo di far politica. I partiti che non sono in grado di controbattere nel merito delle questioni hanno preferito fare testuggine utilizzando la nuova forza della lotta alla pandemia per triturare tutte le opposizioni, estremiste e no. Le persone sono tacciate di fascismo anche solo se contrari a delle norme anti Covid. La violenza di piazza, poi, è stato solo un mostrare il fianco scoperto per permettere di rispolverare un mantra di resistenza partigiana polveroso e aprioristico.

Per tirare le somme, se all’alba della nuova era post Covid, questi elementi sono sufficienti a modellare gli ideali antifascisti a proprio piacimento, ignorando la galassia nera che ha operato indisturbata per 70 anni, allora possiamo tranquillamente affermare che questo “antifascismo” è una boiata pazzesca!

 

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