Coronavirus. La colonna infame di Manzoni e la sindrome del panico

 

«L’ignoranza in fisica può produrre degl’inconvenienti, ma non delle iniquità; e una cattiva istituzione non s’applica da sè».
(Alessandro Manzoni, Storia della colonna infame)

Nell’opera “Storia della colonna infame”, Alessandro Manzoni ha voluto affrontare il delicato rapporto che si instaura tra un singolo individuo e le convinzioni collettive.

È un breve trattatello storico con una chiave psicologica dove l’autore cerca di sottolineare l’errore commesso dalle autorità nel calpestare ogni tipo di buonsenso e di pietà umana, spinti da convincimenti del tutto infondati e da una paura smodata della possibile diffusione dell’epidemia della peste.

Ma di cosa parla quest’opera? La vicenda narra un processo intentato a Milano durante la peste del 1630, contro due presunti untori, Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora, ritenuti responsabili della diffusione del virus e accusati da una “donnucola”, una certa Caterina Rosa.

Il processo li ritenne colpevoli e i due furono condannati a morte. La casa-bottega del Mora (barbiere di Milano) fu distrutta e sulle macerie fu eretta una colonna come monito di tutta la faccenda. Nel tempo le accuse si mostrarono infondate e la colonna divenne il simbolo dell’infamia che ricadde sui giudici e sulla popolazione che si era lasciata abbandonare al panico e alla paura.

 

Mascherine e sciarpe “protettive” ieri sulla metro di Roma

 

Questa storia ci rimanda inevitabilmente ai nostri giorni, soprattutto per quanto sta accadendo riguardo alla diffusione del Coronavirus nel nord Italia.

Con il naturale e continuo spostamento di persone era inevitabile che il virus colpisse anche il nostro Paese. In pochi giorni i contagi si sono moltiplicati e anche le prime vittime non hanno tardato ad arrivare (sette stando agli ultimi dati). Ma quello che il Manzoni cercò di denunciare e cerca di ricordare ancora oggi agli italiani e ai politici non è tanto la paura del contagio ma quanto la possibilità di essere colpiti dalla paura e dalla stupidità, gonfiata ad arte da sciacalli di ogni tipo.

Da giorni si cerca di capire chi possa esser stato il possibile untore, di ricostruire i suoi spostamenti, i suoi impegni, pranzi, cene, viaggi, come se il problema fosse riconducibile a una sola persona. Nel frattempo nel mondo il numero dei guariti ha superato quello dei contagiati, ma questo è un dato passato in secondo piano.
Lo stesso Spallanzani ha dimesso un ragazzo dopo averlo dichiarato completamente guarito dal Covid-19.

Riportiamo alcuni dati (CNR) per focalizzare al meglio il problema che l’Italia sta affrontando:
– Il Coronavirus o Covid-19 ha un tasso di mortalità del 2,5 %, e del 3% nei territori cinesi, percentuale al di sotto di molte altre malattie.
– Solo il 4% dei casi rischia il ricovero in terapia intensiva.
– Nel 10-15% può svilupparsi una polmonite. Il cui decorso è quasi sempre benigno.
– Il numero di guarigioni è arrivato quasi alle 2 mila unità.

Non si vuole certo sminuire la portata e la gravità di questo virus, anzi sembra opportuno e doveroso che vengano prese delle misure preventive, ma stando ai dati la diffusione del panico è veramente fuori ogni logica. Non è iniziata nessuna apocalisse né tanto meno un’estinzione di massa.

Scaffali vuoi nei supermercati del nord

 

I supermercati sono stati presi d’assalto, costringendoli alla chiusura per la carenza di offerta alimentare, le mascherine sanitarie e i gel igienizzanti sono esauriti in molte città. Dato, questo, che ha stimolato un’ingente quantità di criminali a vendere i suddetti prodotti a cifre astronomiche: una confezione di 14 mascherine a 140 euro, un flaconcino di gel igienizzante da 80 ml a 120 euro!! Tutto questo allarmismo ha cominciato ad affossare alcuni settori dell’economia, pensiamo che in un solo giorno la borsa italiana ha perso ben il 6%, trascinando con sé tutte le altre borse europee.

Eppure, il Ministero della Salute insieme all’istituto Superiore di Sanità e l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno diffuso un decalogo di 10 comportamenti utili a prevenire il più possibile la diffusione del Virus.

Per quanto riguarda le mascherine è da precisare che il Ministero continua a ribadire che esse sono efficaci solo in presenza conclamata di sintomi riconducibili al Coronavirus, o in caso di assistenza a persone malate. Inoltre, non c’è nessuna correlazione tra l’uso del gel igienizzante e la morte del Virus sulla superficie della pelle (la concentrazione di alcol nel gel dovrebbe essere pari o superiore al 60%), è sufficiente infatti lavarsi bene le mani (per almeno 20 secondi) con acqua e sapone, al limite ricorrere al semplice uso di alcol etilico. Nessuna istituzione, al di fuori delle città colpite, ha invitato i cittadini a fare scorte alimentari, a munirsi di mascherina e gel o temere delle persone per strada come se fossimo piombati in un’epidemia di peste.

Altro dato importante arriva dall’Australia dove alcuni prototipi di vaccino hanno superato i primi test sugli animali.

Anche a Roma, dunque, non resta che mantenere la calma e non perdere di vista gli obiettivi e le direttive che ci vengono fornite. Il Comune ha già emanato un provvedimento che sospende tutti i concorsi pubblici in programma nella Capitale. Inoltre sono state stabilite multe per chi proviene dalle zone del focolaio e non avvisa subito la Asl.  I mezzi pubblici più affollati verranno sottoposti ad una disinfezione accurata, mentre le guardie private nelle stazioni metro indosseranno sempre i guanti. Altri provvedimenti sono in arrivo, ma siamo sicuri che qualsiasi misura verrà presa, per quanto utile e preventiva, non sarà sufficiente a evitare la diffusione del virus soprattutto in una città con 3 milioni di abitanti e 2 milioni di pendolari.

Il decalogo del buon senso è l’unica arma a disposizione per affrontare con serenità questo virus, evitando così di erigere inutili colonne.

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Una risposta

  1. Ottimo articolo, una sola puntualizzazione: quello indicato (e variabile a seconda dei dati tra il 2,6 e il 3,,1%) è il tasso di letalità, ossia il rapporto percentuale tra numero di contagiati e numero di morti
    Il tasso di mortalità si potrà calcolare solo a epidemia finita (rapporto percentuale tra popolazione e numero di morti)

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