Ciclabili transitorie: manca la messa in sicurezza

I 13 km di piste realizzate per l'emergenza Covid richiedono una correzione degli errori commessi per la fretta. Gli esempi di Castro Pretorio e Arnaldo da Brescia

Nella cosiddetta fase 2, quella di contrasto e uscita graduale dal coronavirus, molte città hanno riconsiderato progetti e programmi di intervento soprattutto riguardanti le proprie infrastrutture.

Nel maggio 2020, a Roma, fu approvato e sponsorizzato con gioia il piano straordinario di 150 km di nuovi tracciati ciclabili, che avrebbero dovuto coadiuvare il TPL romano e decongestionare le strade dal traffico.

Un piano ambizioso che pose la città al primo posto in Europa in chiave di mobilità sostenibile. I cantieri presero subito avvio e già nel mese di giugno alcune piste erano aperte ai ciclisti e monopattisti. Vista l’urgenza di intervenire sul nodo cruciale di alleggerire il trasporto pubblico, molti di questi tracciati vennero realizzati di corsa senza rispettare alcuni criteri di sicurezza progettuale. Di fronte alle prime proteste e segnalazioni degli utenti, la risposta dell’amministrazione è stata quella di confermare che le ciclabili erano “transitorie” e quindi rassicurarono i cittadini che si sarebbe tornati presto nei punti di maggiore criticità per metterle in maggior sicurezza.

L’assessore alla mobilità, Pietro Calabrese (da pochi giorni anche vicesindaco), fece di questi 150 km un fiore all’occhiello dell’amministrazione Raggi. La modalità di realizzazione transitoria avrebbe dovuto permettere un modus operandi talmente snello da garantire un avanzamento dei cantieri di ben 3 km al giorno e ultimare il tutto, salvo eccezioni di grande problematicità, entro il mese di settembre per garantire alla città di essere pronta in vista della riapertura delle scuole e dell’arrivo delle festività.

Purtroppo, a gennaio 2021, 8 mesi dopo l’approvazione del piano, in città sono stati realizzati 8,70 km di nuove piste ciclabili. Se a questi aggiungessimo anche quelli della ciclabile di Ostia (4 km), si arriverebbe a poco più di 13 km: un computo ancora ben lontano dal “grande progetto” che avrebbe dovuto cambiare il volto della città. Un avanzamento dei lavori, quindi, di 200 m al giorno.

Ma quello che lascia perplessi non è tanto la reiterata propaganda dell’amministrazione Raggi, quanto invece il fatto che molte piste “transitorie” non sono state ancora messe del tutto in sicurezza, e dunque in 8 mesi non si è neppure trovato il tempo di ammodernare quello che nell’estate 2020 sarebbe dovuto essere uno scenario provvisorio. A tal riguardo l’assessore Calabrese aveva dichiarato:

Transitorie e non temporanee, perché data l’emergenza le realizziamo velocemente in modalità semplificata, secondo quanto previsto in tempi molto più dilatati, e comunque con la massima sicurezza per tutti gli utenti della strada, con il programma di perfezionarle mano a mano che verranno definiti i progetti e le cantierizzazioni con gli ulteriori dettagli, per classificarle infine come permanenti. Anticipiamo il completamento della rete romana per chi sceglierà di usare la bicicletta al posto delle auto, specialmente nella versione elettrica molto più agile per le salite della Capitale, così come i monopattini di ultima generazione, liberando spazio anche per chi non potrà fare a meno di spostarsi con il proprio autoveicolo” (messaggio fissato nel sito Romamobilita.it nella pagina dedicata al piano straordinario)

Quindi, transitorie realizzate con “la massima sicurezza” fin dai primi cantieri, ma prendiamo, allora, ad esempio il tracciato da Castro Pretorio fino a Porta Pia. Nella terza foto, scattata nel luglio 2020, si nota una criticità che diarioromano aveva già segnalato all’amministrazione, partendo da Enrico Stefàno e Stefano Brinchi. La foto in questione mostrava un gradino di un marciapiede che interrompeva la pista appena dopo una curva,  costringendo i ciclisti a scendere dal proprio mezzo, percorrere un breve tratto di marciapiede, non segnalato, per poi riprendere la corsa, il tutto creando dei tratti promiscui, non sicuri e in netto contrasto con la normativa vigente che prevede all’Art. 4 (percorsi promiscui, stradali e pedonali): Al fine di garantire nel tempo l’accessibilità degli itinerari e la sicurezza della circolazione, le piste ed i percorsi promiscui devono essere costantemente oggetto di interventi di manutenzione.

Il tutto si è risolto, invece, (foto sotto) con un rattoppo di catrame, senza disegnare il tracciato sul marciapiede o mettere dei dissuasori di parcheggio per le automobili.

Una pista ciclabile deve essere costantemente oggetto di manutenzione e garantire l’accessibilità. Vediamo allora , nella foto seguente, come ancora a gennaio 2021, la pista si interrompa improvvisamente di fronte a un parcheggio dove la presenza delle macchine impedisce ai ciclisti di uscire facilmente dal tracciato.

Oppure di come (foto 6) non venga garantita una normale raccolta delle acque, disciplinata anche questa volta dalla legge all’articolo 12: “Sulle piste ciclabili non è consentita la presenza di griglie di raccolta delle acque [si veda anche la seconda foto, dove la pista è stata disegnata sopra una griglia] con elementi principali paralleli all’asse delle piste stesse, né con elementi trasversali tali da determinare difficoltà di transito ai ciclisti”.

 

L’incompatibilità con i criteri di sicurezza si è poi manifestata nel nuovo percorso ciclabile sul Lungotevere Arnaldo da Brescia,  disegnato a novembre, anche qui di corsa. Basterà far seguire una serie di foto senza aggiungere ulteriori commenti.

Chiudiamo con le parole del vicesindaco Calabrese rilasciate in un’intervista, quindici giorni fa, su “Lanotiziagiornale.it”, in cui,  a proposito dei detrattori delle ciclabili, afferma:

Parlare di mobilità sostenibile è facile, ma realizzare opere richiede impegno e serietà. In questi anni abbiamo dimostrato con i fatti che le cose si possono fare nella legalità con progetti fatti bene, gare trasparenti e grandi investimenti. Lo abbiamo fatto per i cittadini e credo che i risultati si vedano. In questi anni sotto la guida di Virginia Raggi è innegabile che la città, specie sotto il profilo dei trasporti, è stata profondamente ripensata”.

 

In sostanza occorre riconoscere a questa amministrazione di aver sbloccato diverse piste permanenti e di aver realizzato alcune ciclabili transitorie, mettendoci certamente buona volontà. Ma per quelle transitorie occorre più attenzione ai dettagli e una correzione degli errori commessi per la fretta. Si può e deve fare.

 

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