ATAC e l’umiliante piano di contingentamento per le Metro

Atac ha dimostrato di brancolare nel buio quanto a misure per garantire il distanziamento delle persone in metropolitana e qualsiasi suggerimento continua a cadere nel vuoto

Nonostante i passeggeri ridotti ad un misero 10%, il test di contingentamento fatto da ATAC nella stazione di San Giovanni qualche giorno fa è stato un colossale FLOP.

 

 

Cittadini messi come soldatini di piombo sopra dei pallini blu, fermi immobili per lunghi minuti nell’attesa di una Metro. Pallini disegnati anche sotto cestini della spazzatura, dietro colonne, o a intralciare i corridoi di ingresso/uscita. Ma soprattutto, in numero totalmente insufficiente.

 

 

Nella Stazione San Giovanni capolinea della Metro C, secondo una stima basata su dati reali (ma solo ATAC ha il dato preciso), nel periodo pre-emergenza in ora di punta entravano anche più di 200 persone su ogni treno (ogni 9 minuti). Limitare a solo 30-40 ingressi per volta significa di fatto rendere inutilizzabile tutta la linea C, che sposta 20 Milioni di passeggeri l’anno.

 

 

La banchina è lunga 120 metri e sufficientemente larga per contenere almeno 2 file di persone. Si potrebbero far entrare almeno 150-180 passeggeri per volta, per realizzare condizioni appena accettabili.
La procedura di uscita/ingresso al treno è sbagliata ed in violazione dell’Ordinanza della Regione Lazio Z00037, che prescrive salita e discesa secondo flussi separati.

 

Sui treni devono essere pertanto predisposte porte di sola uscita (quelle centrali), e porte di solo ingresso (quelle agli estremi di ciascun vagone), come peraltro fatto da Trenitalia. Questo semplifica e velocizza le procedure di salita/discesa, in modo da alterare in minima parte le abituali frequenze di servizio.

 

 

In banchina il corridoio di uscita NON può essere DAVANTI ai passeggeri in attesa, perché questo crea intralcio per chi deve salire, con rischio di scontri e con perdita di molto tempo. Va fatto quindi lungo il muro, come già avviene normalmente.

 

 

Tutti i cerchietti blu vanno rimossi, e al loro posto vanno messe delle strisce sottili distanziate tra loro di 1mt (lunghe almeno 2mt), in modo da creare dei settori rettangolari dove le persone si possono disporre con un adeguato distanziamento.
All’arrivo della Metro chi dovesse trovarsi davanti alle porte (che sono larghe solo 1,3mt), passerà nel “rettangolo” accanto (frecce gialle sotto), dove potrà sempre mantenere senza problemi la distanza di 1mt.

 

 

Infine la procedura di ingresso in stazione. Nella fase di test, personale ATAC conteggiava gruppi di persone fatte poi scendere in maniera cadenzata. Un sistema primordiale e molto approssimativo.
Il personale ATAC deve stare in banchina, a far distribuire le persone lungo tutta la banchina, e gli accessi vanno regolati con i tornelli. Se su una banchina della Metro A devono arrivare 90 persone ogni 180 secondi, posso lasciare un solo tornello disponibile con apertura ogni 2 secondi, o 2 tornelli che si aprono ciascuno ogni 4 secondi. A Napoli l’hanno fatto.

 

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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