Voglio condividere l’ultima avventura del mio amico Andrea, uno fissato per il rispetto delle leggi che, ovviamente, a Roma ha vita davvero difficile.

 

abusivo

 

PARTE PRIMA Qualche giorno fa Andrea scendeva la scalinata di Trinità dei Monti e, come spesso accade, trova un paio di bengalesi a vendere borse sulla seconda terrazza. Non è un bello spettacolo ma Andrea ha imparato a conviverci, ben sapendo di non avere la possibilità di contrastarlo, stante che neanche gli interventi delle varie polizie hanno successo, riuscendo al massimo a far andar via i venditori per qualche minuto. Quello che però Andrea trova inaccettabile è che entrambi i venditori espongono le loro borse proprio nel bel mezzo del passaggio, davanti alle rampe di scale. Avvertendolo come un abuso esagerato, Andrea si avvicina al primo dei venditori e lo invita con fermezza a spostare la sua merce da una parte. Il tipo fa finta di niente ma Andrea insiste nella sua richiesta avvertendolo che o la sposta lui la merce o ci avrebbe pensato Andrea stesso. Inizia un alterco in cui il bengalese rivendica il suo diritto di lavorare (!?!) come preferisce e chiede perché di tanti italiani e turisti solo lui si permette di disturbarlo ripetutamente (al che Andrea capisce che evidentemente quella non è la prima volta che se la prende con questo venditore, ma riconoscere le fattezze di altre razze non è facile). Constatato che il tipo non aveva alcuna intenzione di spostarsi da dove era, Andrea lo avverte un’ultima volta che in mancanza avrebbe provveduto lui e quindi prende un lembo del telo su cui erano posate le borse e lo tira da una parte, liberando il passaggio. Ovviamente il bengalese non la prende bene ed aumenta il tono ed il livello delle sue proteste, arrivando al limite delle minacce ma rimanendo nell’ambito dell’alterco. Nella discussione il tipo accenna anche al fatto che Andrea se la prende sempre con loro mentre si guarda bene dal farlo con i senegalesi, lasciando intendere che con quelli rischierebbe ben di più; questo accenno fa cogliere ad Andrea una specie di invidia da parte del bengalese per altre etnie che si sono date fama di duri, mentre loro, i bengalesi, sono conosciuti come fondamentalmente dei miti. La cosa va avanti ancora un po’, con altri bengalesi che si avvicinano per cercare di placare gli animi, essendo chiaramente preoccupati dell’arrivo delle forze dell’ordine, richiamate dal parapiglia, che avrebbe rovinato i loro traffici illeciti (sulla scalinata si vende infatti di tutto, alcolici inclusi); si avvicina anche un tipo italiano, un suonatore, che chiede di finirla, anch’egli preoccupato dell’eventuale arrivo della polizia che gli avrebbe impedito di esibirsi ulteriormente sulla scalinata (perché siamo arrivati anche a questo, a concerti quotidiani non autorizzati, con tanto di impianto di amplificazione, organizzati sulla scalinata di Trinità dei Monti). Purtroppo Andrea deve constatare che di forze dell’ordine non vi è nessuna traccia, nonostante la scalinata sia come sempre piena di gente seduta ed in transito. Stufo infine di continuare a discutere animosamente ed inutilmente, Andrea fa per andar via non prima di aver invitato l’altro bengalese a sposare anch’egli la sua merce dal mezzo del passaggio, cosa che il tipo accenna a fare anche se con poca convinzione.

PARTE SECONDA Passata un’ora Andrea si ritrova in zona, camminando su viale Trinità dei Monti ed incontra di nuovo i due bengalesi, questa volta senza borse. I due lo riconoscono e prima gli chiedono se potevano parlargli, poi, al diniego di Andrea (che non ama conferire con sconosciuti a meno che non sia costretto dalle circostanze), iniziano ad inveirgli contro dicendo che la prossima volta sarebbe andata ben diversamente, che poteva provarci il giorno dopo a rifare la stessa storia e avrebbe visto cosa gli sarebbe capitato, mimando dei gesti che richiamavano chiaramente percosse fisiche. Avvertendo anche questo come un abuso inaccettabile, Andrea si ferma e chiede ai due tipi cosa si erano messi in mente, se pensavano di poter minacciare impunemente un cittadino allo scopo di intimorirlo. Inizia un nuovo alterco in cui i due questa volta si spalleggiano e fanno forza a vicenda, facendo quasi violenza alla loro natura mite nello sforzo di apparire dei “duri”. Il più piccolo dei due ad un certo punto ha il suo attimo di gloria, allorché butta a terra un pacchetto di sigarette vuoto e all’invito di Andrea di raccoglierlo oppone un fermo rifiuto. Continuando l’alterco e dopo aver sentito un numero sufficiente di minacce Andrea decide di chiamare i Carabinieri, che lui fondamentalmente è un non violento, avvertendo i due che sarebbero arrivate le forze dell’ordine. Andrea telefona al 112 e descrivendo quello che stava accadendo chiede se poteva intervenire una pattuglia, cosa che gli viene concessa. I due non appaiono preoccupati ed anzi dicono che vogliono proprio vedere se i Carabinieri arrivano. Pensando ad un chiaro bluff, che i due non potevano essere così stupidi, Andrea aspetta la pattuglia che effettivamente in pochi minuti arriva. Incredibilmente i due sono rimasti ad attenderla; i due Carabinieri scendono dall’auto e chiedono ad Andrea di descrivere il problema, cosa che egli fa raccontando brevemente gli eventi delle ultime ore ed accennando anche al fatto che il piccoletto aveva anche buttato il pacchetto vuoto a terra (al che il bengalese capisce che non è il caso di insistere e provvede a raccoglierlo). Ascoltato il racconto di Andrea uno dei Carabinieri chiede al bengalese più grande di fornire la sua versione; il tipo comincia a dire che lui stava lavorando sulla scalinata e che era arrivato questo italiano che senza perdere tanto tempo gli ha spostato le borse da una parte. Al che il Carabiniere chiede al bengalese se aveva l’autorizzazione per vendere le borse ed alla risposta negativa inizia a spiegare al tipo che era in torto marcio su tutta la linea: anzitutto svolgeva un’attività non consentita (che non può essere quindi chiamata “lavoro”), per di più occupando in maniera esagerata il passaggio delle persone, per cui se c’era qualcuno che si lamentava della cosa ne aveva tutto il diritto. Il Carabiniere ha dovuto fornire una tale spiegazione più volte, continuando il tipo a lamentarsi di aver subito un abuso da parte di Andrea, che non doveva permettersi di toccare la sua merce. Quando il Carabiniere ha deciso di aver dato sufficienti spiegazioni è passato a chiedere i documenti ai presenti, Andrea incluso ovviamente, col bengalese più grande in possesso di permesso di soggiorno mentre il piccoletto incredibilmente ne era sprovvisto!?! Al che il Carabiniere gli ha comunicato che sarebbe dovuto andare con loro per l’ulteriore identificazione. Ad Andrea il Carabiniere ha detto che se voleva poteva sporgere denuncia entro novanta giorni per le minacce ricevute, mentre l’altro bengalese è stato lasciato libero di andar via.

MORALE DELLA STORIA Riflettendo con Andrea su quanto accaduto abbiamo convenuto su diversi punti di grande preoccupazione:

  • anzitutto appare chiaro come ormai sia passato il principio che anche le attività illecite sono considerate un lavoro degno di una qualche tutela (peraltro questa cosa si trova declinata in varie forme, ad esempio nel caso delle OSP abusive, dove gli esercenti le rivendicano come una “scelta imprenditoriale” per lavorare di più);
  • è evidente inoltre la consapevolezza da parte degli abusivi di essere ormai intoccabili, avendo perso qualsiasi timore reverenziale nei confronti delle forze dell’ordine, cosa estremamente pericolosa perché lascia a queste ultime solo i metodi più forti e violenti per farsi rispettare;
  • chiaramente il permesso di soggiorno è ormai considerato dagli immigranti un diritto inalienabile, intoccabile quand’anche siano dei delinquenti o degli abusivi abituali;
  • anche la mancanza del permesso di soggiorno non deve essere più vissuta come un problema, se uno dei bengalesi non ha avuto problemi a farsi pescare in difetto dai Carabinieri;
  • nel caso di queste persone si è di fronte ad un fenomeno di puro parassitismo (tecnicamente parlando), non apportando costoro nulla alla comunità ma prendendo solo sia in termini di benessere che di sicurezza (nel caso di esigenze sanitarie infatti a costoro nessun ospedale rifiuterebbe le cure necessarie, ospedale che però essi non avranno mai contribuito a pagare).

Andrea è consapevole di aver forse esagerato nel contrastare un’attività che ormai tende ad essere considerata normale amministrazione. D’altro canto si chiede dove si arriverà se anche le persone normali non iniziano a rispondere come possono agli abusi più evidenti. Ed è innegabile che l’eccessiva tolleranza dimostrata da tutti, istituzioni e cittadini stessi, negli ultimi anni nei confronti di fenomeni considerati di scarso rilievo ci ha condotto ad una situazione ormai non più gestibile con metodi normali.

Chi scrive sa bene che Andrea continuerà a non girarsi dall’altra parte quando incontrerà un abuso esagerato, cosa ovviamente opinabile, pur sapendo che prima o poi qualcuno reagirà in maniera sconsiderata (e nel recente passato qualche venditore abusivo di origine africana ci è andato vicino). Ma forse è di quello che c’è bisogno, dell’innalzamento del livello dello scontro per far capire alle istituzioni, anche quelle nazionali, che si sono persi i requisiti minimi per considerare la nostra una civile convivenza, con i prepotenti che ormai vincono sistematicamente contro i più deboli. In queste condizioni le tragedie sono quotidianamente dietro l’angolo ed eventi come il Giubileo (che ci tocca, ineludibilmente) o le Olimpiadi (con una candidatura romana ormai ben oltre la soglia del ridicolo) non possono che moltiplicare le occasioni per il loro accadere.

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2 risposte

  1. La giustizia non funziona perche’ vogliono che non funzioni, altrimenti, come avverrebbe in qualsiasi Paese normale, i tipetti sarebbero stati ficcati in un aereo e rispediti al mittente senza troppi complimenti,

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