Trasmesso al Parlamento il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ma Roma?

Con un'amm.ne capitolina che è riuscita solo a fare un'inutile lista della spesa, Caudo si esercita sulle possibilità del PNRR per Roma. Aspettiamo lo stesso da Calenda e gli altri

Il governo italiano ha trasmesso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) al Parlamento e in questi giorni il presidente del Consiglio, Mario Draghi, lo illustrerà alle due camere.

Riguardo i contenuti del piano, così ne scrive Il Post:

 

Il piano non contiene i progetti finanziati, ma solo le voci di spesa da destinare a ciascun settore. In tutto prevede finanziamenti per 221,1 miliardi di euro, di cui 191,5 miliardi dal Recovery Fund (fra sussidi e prestiti a basso tasso d’interesse) e 53,2 miliardi di risorse interne, da impiegare entro il 2026. In termini percentuali, il 27 per cento dei fondi dovrebbero essere dedicati alla digitalizzazione, il 40 per cento circa agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico e oltre il 10 per cento alla coesione sociale.

Il governo stima che alla fine dei cinque anni l’impatto del Recovery Fund sarà un’espansione del sistema economico italiano pari al 3,6 per cento del PIL. I finanziamenti sono divisi in sei voci di spesa, a loro volta divise in capitoli che contengono maggiori dettagli sui progetti, le date entro cui verranno realizzati e chi se ne occuperà.

 

Purtroppo non è dato sapere al momento quali potranno essere le possibili ricadute del PNRR su Roma, questo sia perché il contenuto di dettaglio del piano non è ancora noto, ma soprattutto perché a livello cittadino non c’è stata la benché minima discussione su come sfruttare al meglio un’occasione così straordinaria.

Per quanto è dato di sapere siamo ancora a quanto scrivemmo nell’ottobre 2020, ossia alla memoria di giunta con cui l’amministrazione capitolina ha fatto un banale ed imbarazzante elenco della spesa costituito da 159 schede-progetto slegate l’una dall’altra. Dal nostro articolo di allora:

E tra queste schede c’è un po’ di tutto: dall’acquisizione diretta di unità immobiliari da destinare ad alloggi di edilizia residenziale pubblica (2mld, per 10.000 alloggi) alla riqualificazione energetica delle scuole (3 mld) e dell’edilizia residenziale pubblica (1 mld) all’illuminazione pubblica (oltre 600 mln).

Vi sono cose alquanto discutibili, come i “cassonetti e contenitori intelligenti” (che non si capisce come si inseriscano nella confusione più totale in cui naviga la raccolta rifiuti a Roma), e altre che non si vede cosa c’entrino con il Next Generation EU, come la messa in sicurezza della Piana del Sole, il risanamento idraulico del canale Palocco o il piano sampietrini.

Insomma, più che un piano con obiettivi chiari la memoria approvata dalla Giunta Capitolina è una lista della spesa di cose che si aveva già in programma di fare o che si erano sognate e per le quali si cercherà di approfittare dei nuovi fondi europei.

 

Immaginiamo che ben poco, per non dire nulla, di quella memoria di giunta sarà stato utilizzato per redigere il nuovo PNRR ma allo stesso modo pensiamo che ci sarebbe ancora tempo per dare indicazioni su come calare sulla città di Roma i macro-interventi decisi a livello nazionale.

Peccato però che l’attuale amministrazione capitolina sia la stessa che ha partorito l’elenco della spesa, per cui da essa non ci si può aspettare nessun altro contributo.

 

Nella speranza però che la prossima amministrazione possa ancora avere un ruolo attivo su come le risorse del PNRR verranno spese a Roma, è fondamentale assicurarsi che chiunque vinca le prossime elezioni sia attrezzato per affrontare un tema tanto complesso ma parimenti decisivo per dare una prospettiva di sviluppo alla nostra città.

Ebbene, con una campagna elettorale ancora asfittica sia dal lato del centrosinistra, che rimane appeso all’indecisione del PD, che del centrodestra, in attesa che Bertolaso si decida a dare la propria disponibilità alla candidatura, l’unico che si è esercitato sul tema del PNRR è stato Giovanni Caudo, presidente del Municipio III e candidato alla primarie del centrosinistra (sempre che si facciano).

 

Nel video che segue c’è una sorta di intervista al presidente Caudo dall’audio alquanto disturbato (una tirata d’orecchie virtuale al suo comitato) ma dai contenuti che il volare bassissimo a cui ci hanno abituato Raggi & Co. fa apparire siderali.

 

 

Dalle parole di Caudo e dalla dimestichezza con cui tratta gli argomenti si intuisce che egli un piano per approfittare del PNRR ce l’abbia, così come più di un’idea di come approfittare dell’altra grande occasione a disposizione di Roma, ossia il Giubileo del 2025.

 

Questo è il livello di elaborazione delle questioni che da troppo tempo manca a Roma e che la prossima amministrazione dovrà avere, pena il definitivo sprofondare della città nell’abisso del degrado e dell’irrilevanza nazionale ed internazionale.

Per Giovanni Caudo questa è solo una conferma della sua capacità di volare alto mantenendo però sempre il contatto con la realtà amministrativa di Roma.

 

Vorremmo tanto che anche gli altri candidati si esercitassero sul tema del PNRR, per poter fornire agli elettori elementi di giudizio che vadano oltre la simpatia e la notorietà.

Sarebbe interessante sentire Carlo Calenda cosa propone su questo tema, così che i possibili elettori di centrosinistra possano valutare il suo spessore a confronto con quello del presidente Caudo. Tra l’altro proprio la possibilità di valutare nel merito i diversi candidati è il vantaggio di svolgere delle primarie di coalizione, per individuare la persona migliore su cui far convergere tutti gli sforzi dello schieramento. E a nostro avviso Calenda farebbe bene ad accettarlo questo confronto, per lui stesso ma anche per la città.

Lo stesso dicasi degli altri due candidati alle primarie del centrosinistra, Paolo Ciani e Tobia Zevi.

 

Ovviamente sarebbe buona cosa che anche nel centrodestra si sviluppassero dibattiti simili, ma chissà perché la cosa appare alquanto remota, per non dire impossibile, e l’aspettativa è che alla fine Bertolaso accetterà la candidatura e gli elettori di centrodestra saranno costretti ad accettarlo a scatola chiusa.

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