Da alcune settimane ci stiamo occupando del problema della fuga dai centri storici delle città italiane. Abbiamo parlato di Venezia, di Roma e oggi volentieri pubblichiamo questo contributo inviatoci da Giovanni Ginoulhiac, dell’Associazione per Città alta e Colli di Bergamo.
Ringraziamo diarioromano per averci dato la possibilità di raccontare l’esperienza che riguarda il centro storico di Bergamo, simile, pur nella ridotta dimensione di una città medio-piccola, a quanto sta accadendo in altri centri storici di Italia e del mondo.
Come molti sapranno Bergamo, circa 120mila abitanti, è divisa in due parti (quella alta sul colle e quella bassa) con la parte più antica collocata nella zona alta, circondata dalle mura veneziane (oggi candidate a divenire patrimonio Unesco), ricca di preziose testimonianze storiche e artistiche. Nel 1950 all’interno delle mura risiedevano quasi 8.000 abitanti, molte abitazioni erano in condizioni di degrado, spesso con servizi igienici esterni e in comune. Da qui un esodo di molti residenti alla ricerca di condizioni abitative migliori, sia nei quartieri della Bergamo bassa che verso edilizia popolare di nuova costruzione in alcune periferie della città
Nel 1971 in “Città alta” si contavano ancora 4.100 abitanti. Oggi superano di poco le 2.400 unità
Ad accompagnare questa seconda ondata di esodi forzati non sono più le condizioni degradate di alloggi ed edifici, bensì gli effetti diretti e indiretti di un turismo mordi e fuggi in parte favorito da un aeroporto (Orio al Serio, principale sede di Ryanair nel nostro Paese) oggi assunto a terzo aeroporto nazionale dopo Fiumicino e Malpensa per numero di passeggeri (circa 10 milioni in un anno). L’aeroporto di Orio è collocato a non più di 4 km dal centro di Bergamo.
La crescita del turismo, l’incremento di facoltà universitarie, lo sviluppo esponenziale di nuove forme di alloggio temporaneo, hanno portato a trasformazioni sia nell’offerta di negozi e servizi che in quella di alloggi per residenza. Il centro sotrico di Città alta si è riempito di negozio che offrono souvenir di dubbio gusto, caramellerie, cibo da strada, mentre sono spariti quasi del tutto negozi di vicinato dove poter fare la spesa quotidiana, trovare l’artigiano di supporto alle piccole manutenzioni, etc.
Allo stesso tempo sono cresciuti come funghi in stagione buona insegne di nuove case alloggio, B&B, case vacanza, ma anche e forse soprattutto alloggi offerti tramite piattaforme on line tipo Airbnb o Homeaway. Un mercato che sfugge spesso ad ogni controllo e registrazione, con conseguente perdite da parte della fiscalità generale oltre che di concorrenza sleale verso chi lo fa nel rispetto delle regole. In Città Alta, così come sta avvenendo in altri centri storici italiani e non, diminuiscono così in modo consistente le offerte di alloggi in affitto chi ancora affitta richiede incrementi notevoli, molte case vengono tenute a disposizione per le piattaforme che offrono alloggi temporanei. In pochi mesi, infatti, si ricava di più ad affittare a turisti che a inquilini residenti per l’anno intero.
La trasformazioni in atto rendono non facile la vita a chi ancora resiste o vorrebbe risiedere. Alle naturali difficoltà di parcheggio dovute alla conformazione stessa della città antica e ai disagi crescenti, per chi invecchia, nel dover affrontare ogni giorno piani di scale (molti edifici non hanno possibilità di ascensore), si aggiungono altri disagi ed oneri. Chi ancora resiste è spesso obbligato a muoversi fuori quartiere anche solo per spese o servizi necessari alla vita quotidiana, il costo per affitti è sempre più alto. Proprio nei mesi scorsi l’Amministrazione in carica ha poi concesso il via libera alla costruzione di un parcheggio multipiano di 450 posti per auto di non residenti all’interno delle mura! Insomma il tutto sembra pensato ed orientato a far spazio al veloce guadagno garantito da chi passa in questi nostri centri storici, spesso solo per pochi giorni o poche ore e poi se ne va.
E nel frattempo Venezia, San Gimignano, i centri storici di Roma, Bergamo e chissà quante altre città ancora, muoiono. Un fenomeno globale che coinvolge da tempo anche altre città nel mondo. Ma qualcosa si può fare.
Per limitarci all’Europa sappiamo di movimenti di protesta e proposta da tempo in atto a Barcellona, Nizza, Berlino e Madrid per garantire il diritto a città “vive e vissute dai loro abitanti”, per porre fine alle illegalità nelle diverse forme di ospitalità per turisti, per contrastare le pressioni di fondi di investimento che comprano case senza più affittarle, destinandole a turisti o viaggiatori di passaggio.
Anche in Italia qualcosa si sta muovendo. La Regione Toscana nei mesi scorsi ha approvato una pur tiepida riforma del settore imponendo alcune regole a chi affitta. Noi crediamo che si debba creare anche da noi un movimento che imponga a Stato e Regioni provvedimenti urgenti di tutela della residenza nei centri storici e di legalità e fiscalità per chiunque opera nel settore del turismo. Questo movimento può partire da alcune realtà che già operano con queste sensibilità, allargando poi il campo e il confronto a tutte le associazioni di tutela del territorio. Proviamoci!
Associazione per Città alta e i Colli di Bergamo