Sullo stadio della Roma si rischia grosso

Ci affidiamo al recente post di Laboratorio Carteinregola per fare il punto sull’ormai spinosissima questione dello stadio della Roma.

 

stadio

A differenza del giornalista medio romano, che usa affidarsi acriticamente ai comunicati stampa ed alle indicazioni della redazione, quelli di Carteinregola reperiscono i documenti ufficiali, studiano i dossier e quindi giudicano senza preconcetti o posizioni preordinate.

È quindi particolarmente preoccupante quanto scrivono a seguito delle ultime dichiarazioni dell’assessore Civita della Regione Lazio.

Invitando chi voglia capire nel merito le questioni a leggere attentamente il post di Carteinregola, noi capiamo che la Regione Lazio ma soprattutto il Comune di Roma stanno giocando un gioco pericoloso su una vicenda che si sta ingarbugliando sempre di più. È molto probabile che entrambe le amministrazioni stiano facendo di tutto per non scontentare la platea dei romanisti che prenderebbero molto male una cancellazione del progetto per il nuovo stadio della Roma. Ma la storia degli ultimi anni ha dimostrato quanto possano essere complicate le procedure amministrative, esposte a continui contenziosi quand’anche si cerchino di fare le cose secondo criterio.

Figuriamoci a quali rischi si espone un’amministrazione che smonta dall’oggi al domani un progetto complesso ed in lavorazione da anni come quello dello stadio della Roma, riscrivendone i criteri in qualche ora di incontro tra un Sindaco digiuno di urbanistica e procedure amministrative ed un privato con l’obiettivo di massimizzare la rendita dei terreni posseduti.

Da far gelare il sangue nelle vene quanto scrivono gli amici di Carteinregola:

“Sullo sfondo il  rischio – tutt’altro che fantascientifico – di regalare al privato diritti acquisiti a costruire anche altrove cubature edilizie senza che a Tor di Valle venga realizzato neanche un campo da pallone…

 

A noi sembra sempre più evidente che vi sono troppi apprendisti stregoni che pensano di poter piegare le procedure amministrative ai propri desiderata, senza considerare gli enormi danni che si possono produrre e che si andrebbero a sommare alle tante questioni irrisolte di Roma.

 

Ma come si fa a far riflettere un’amministrazione che ha fatto dell’autoreferenzialità, ben oltre il ridicolo ormai, la sua cifra distintiva?

E dove diavolo è un’opposizione responsabile che un giorno sì e l’altro pure accenda i riflettori sugli immani disastri verso cui stiamo tutti andando?

 

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